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Napoli – Gli infarti e i casi di morte improvvisa sono triplicati negli ultimi anni e la pandemia Covid ha le sue responsabilità. La maggior parte dei casi riguarda ragazzi tra i 16 e i 28 anni. E’ necessario rimettere in piedi i progressi fatti dalla medicina d’urgenza negli ultimi 20 anni, cancellati dal prolungato stato di emergenza sanitaria.

A lanciare l’allarme da Napoli gli esperti intervenuti questa mattina alla prima giornata di lavori del XXIV Congresso nazionale del Giec, il Gruppo Intervento Emergenze vascolari, dedicata all’informazione dei giovani sulla prevenzione delle aritmie cardiache e a cui hanno preso parte gli studenti di alcune scuole del territorio. Presidente nazionale del congresso è il dottor Maurizio Santomauro, del Dipartimento di emergenze cardiovascolari dell’Azienda ospedaliera dell’Università Federico II: “I temi che affrontiamo oggi sono proprio rivolti ai ragazzi per la prevenzione cardiovascolare, ci è sembrato indispensabile offrire agli studenti informazioni, scientificamente controllate dalla società di cardiologia d’emergenza, atte a prevenire le aritmie cardiache, che possono essere spesso innescate o da un uso scorretto di sostanze stimolanti il cuore, come eccessive dosi di caffeina o addirittura uso illecito di sostanze dannose per il cuore. Il Primo passo che vogliamo affrontare con i ragazzi oggi, è quello di cominciare a pensare a curare il cuore già da giovani per conservarlo in anni successivi. Dopo la pandemia – ha proseguito durante il suo intervento Santomauro – questo è diventato perentorio, perché il numero di infarti con il Covid è aumentato. Il Covid ha fatto saltare 20 anni di prevenzione cardiovascolare in Italia, dobbiamo ritornare agli stessi livelli del 2019, sia riducendo i casi di infarto che di morte improvvisa. I casi sono triplicati. E’ un dato allarmante, se consideriamo che la maggior parte delle morti improvvise è capitato tra ragazzi tra i 16 e i 28 anni. Ciò significa che la prevenzione si è ridotta, soprattutto nello sport. Dobbiamo ritornare nell’ambito della scuola e dello sport, soprattutto amatoriale, per inculcare ai ragazzi la prevenzione cardiovascolare e la necessità di controlli periodici. Soprattutto dopo i 35 anni, anche in assenza di sintomi” 800 i medici di tutto il mondo, di cui 400 in presenza, si alterneranno nella tre giorni congressuale (chiude il 14 maggio) nell’Aula magna della facoltà di Scienze Biotecnologiche della Federico II. Nella prima giornata sono state consegnate targhe premio al console d’Ucraina, Maksim Kovalenko, alla maestra di una scuola elementare di Scampia che ha salvato un alunno colpito da infarto e ad una farmacista napoletana che ha salvato la vita a un passante grazie a una manovra d’emergenza. Tra le autorità intervenute l’assessore alla Salute del Comune di Napoli, Vincenzo Santagada, che ha annunciato la delibera “Napoli città cardioprotetta” che prevede l’installazione in alcuni quartieri di 15 totem con defibrillatori. “Nelle città europee le persone capaci di attuare manovre di primo soccorso e utilizzare un defibrillatore – spiega ancora Maurizio Santomauro – sono il 10%. A Napoli, il 3%. Vogliamo infatti sottolineare l’importanza dell’educazione al primo soccorso con uso del defibrillatore semiautomatico”.

Al tavolo dei relatori anche la presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II, Maria Triassi e il questore di Napoli, Alessandro Giuliano. Tra i temi del congresso, anche l’importanza di formare all’uso dei defibrillatori gli agenti delle forze dell’ordine a cui di recente è stato dato in dotazione il Taser che potrebbe provocare morti cardiache aritmiche involontarie