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Un appalto da quasi mezzo milione di euro, per diserbare le strade di Napoli. E una denuncia molto circostanziata degli ambientalisti: “Useranno il glifosato, ma in Italia è vietato perché pericoloso”. È alta tensione sulla decisione di Asia, la partecipata comunale dell’igiene urbana. L’azienda difende la scelta, giurando su liceità e sicurezza. Intanto la rete sociale Nobox–diritto alla città, dopo aver sollevato il caso, scrive al Comune di Napoli. Si chiede se sia al corrente della vicenda. “Se non lo è – domanda la lettera -, come è possibile che tale decisione sia stata presa senza che l’amministrazione comunale ne fosse a conoscenza? Quali iniziative intende intraprendere a tutela della salute pubblica?”. Il documento è indirizzato al sindaco Gaetano Manfredi e all’assessore al ramo, Vincenzo Santagada, e per conoscenza all’Asia.

Si ricostruisce l’iter della storia. Nel luglio scorso, la partecipata ha affidato alla Gea trattamenti endoterapici srl la fornitura di erbicida, a base di glifosato, per le operazioni di diserbo stradale. Valore: 480.000 euro. Si espone inoltre il quadro normativo, che osterebbe a tale opzione. “In Italia un decreto del Ministero della salute – sottolinea Franco Di Mauro, referente della rete sociale – ha stabilito nel 2016 che tale diserbante non si potrà più usare nelle aree ‘frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bimbi, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie'””. Un altro decreto ministeriale “ha poi stabilito che – prosegue la missiva – i prodotti che contengono ammina di sego polietossilata accoppiata al glifosato – una combinazione che secondo il rapporto dell’Efsa potrebbe essere responsabile degli effetti tossici sugli esseri umani – fossero ritirati dal commercio nel novembre del 2016, e che il loro impiego da parte dell’utilizzatore finale fosse vietato dalla fine di febbraio del 2017″.

Nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani”. Studi più recenti hanno evidenziato “che il glifosato potrebbe danneggiare il sistema nervoso ed essere correlato a malattie neurologiche come il morbo di Parkinson, oltre a influire negativamente sul sistema ormonale”. Non tutte le ricerche scientifiche portano a conclusioni negative. Di Mauro, tra l’altro, ricorda che “il “settore” gode della massima attenzione delle multinazionali (Monsanto ad esempio) che dalla commercializzazione di tali prodotti lucrano profitti eccezionali”. Secondo la ricostruzione dei Nobox, l’esposizione delle persone al glifosato “avviene sia attraverso la sua presenza nell’ambiente, sia attraverso i residui negli alimenti, con rischi più elevati per le lavoratrici e i lavoratori agricoli che maneggiamo direttamente l’erbicida”. Coltivare senza l’uso di erbicidi di sintesi, in ogni caso, “è già possibile e l’agricoltura biologica ne è un esempio”. Per la rete sociale, di ciò “sono bene informate numerose amministrazioni comunali ed anche la Regione Lombardia”, la quale “ha emanato un decreto regionale ad hoc nel 2019, vietando l’uso del glifosato”. A Napoli invece saremmo in una situazione diversa. Si metterebbe cioè “la testa sotto la sabbia”, accusa Di Mauro.

Ai rilievi risponde Domenico Ruggiero, amministratore di Asia, contattato da Anteprima24. “In quel prodotto – sostiene il vertice dell’azienda -, come è evidente anche dal punto di vista normativo, tutte le indicazioni nocive riguardano l’applicazione in agricoltura. Ovvero non si può usare per la lotta alle infestanti, nei terreni dove poi si va a coltivare prodotti utilizzati successivamente per il consumo umano”. Viceversa “nulla a che vedere” ci sarebbe “con il combattere le erbacce sul territorio comunale, in quanto il residuo di quel prodotto non va certo a ledere il ciclo dei vegetali che poi vanno al consumo umano”. Insomma, per Ruggiero l’utilizzo del glifosato da parte di Asia “è completamebte legale”. Nonostante questo “la società, relativamente agli aspetti climalteranti e – aggiunge l’amministratore – comunque in tutti quegli aspetti che possono arrecare danni all’ambiente o all’uomo, indipendentemente dall’uso, ha in procinto tutte le azioni che vanno a mitigare la nostra impronta ambientale, compresi gli elementi chimici da utilizzare, con metodi alternativi”. Ruggiero si riferisce all’impiego di “mezzi elettrici, agli abbattimenti della nostra impronta di Co2, alla riduzione di rumori all’interno della città”. Ma del glifosato si riparlerà.