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Entrata in carcere da nemmeno un giorno, dopo la condanna per droga a seguito dell’arresto avvenuto lo scorso luglio all’aeroporto di Parigi, Gilda Ammendola, una giovane donna 32enne originaria di Portici (Napoli), è stata trovata impiccata nella sua cella il 22 gennaio dai gendarmi del penitenziario parigino di Fleyry-Mèrogis dove era stata reclusa.
Adesso la procura di Roma, sotto la guida del pm Eugenio Albamonte, ha aperto una inchiesta per istigazione al suicidio e sarà nuovamente eseguita l’autopsia sulla nostra connazionale, dopo quella svolta dai medici legali transalpini nella capitale francese dal cui esito, secondo le autorità francesi, non ci sarebbero dubbi sul fatto che si sia trattato di un suicidio. Ma i familiari della donna non sono convinti che sia stato un gesto volontario perchè proprio il 22 gennaio avevano ricevuto, tramite un funzionario dell’istituto di pena parigino, la richiesta di Gilda di ricevere in carcere degli effetti personali di cui aveva bisogno.
Poche ore dopo arriva ai parenti di Gilda una seconda drammatica telefonata nella quale si avvisa che la 32enne era stata trovata morta. Impiccata, secondo quanto reso noto dal carcere. Ma perchè Gilda avrebbe voluto un pacco con biancheria e lo stretto necessario se aveva in mente di togliersi la vita? E’ questa la domanda che si fanno gli Ammendola che, proprio per la richiesta di quel pacco, nutrono dubbi sulla versione ufficiale che hanno avuto della fine di Gilda che era anche madre di una creatura in tenera età.
Siamo in attesa che venga eseguito l’ esame autoptico la prossima settimana come ha disposto la Procura di Roma al quale parteciperà chiaramente anche un consulente di parte. Prima di quel momento non c’è nulla di nuovo“, ha detto l’avvocato Domenico Scarpone incaricato dalla famiglia della donna di seguire l’iter giudiziario aperto dalla Procura di Roma.
Da quanto si è appreso a Parigi, da fonti a conoscenza dell’inchiesta che ha portato all’incriminazione di Gilda Ammendola, è risultato che la 32enne di Portici era stata arrestata nel luglio 2021 in un aeroporto francese per traffico di stupefacenti. La donna era stata indagata e lasciata in libertà vigilata, e non si era mossa dalla Francia per tutta la durata del procedimento penale a suo carico. Il processo nel quale era imputata si è concluso a gennaio, con la condanna definitiva pronunciata dal giudice. Era seguito il trasferimento di Gilda nel carcere di Fleyry-Mérogis, ne aveva varcato il portone il 21 gennaio. Il giorno dopo tutto è precipitato e la sua vita è finita.
Dopo l’autopsia, i francesi hanno restituito la salma della donna ai suoi familiari. Ora tocca alla magistratura di Roma – che ha la competenza per indagare sui delitti commessi all’estero ai danni dei cittadini italiani – fare tutto il possibile per accertare se si è veramente trattato di suicidio. Oppure se è un altro lo scenario nel quale Gilda ha perso la vita, e se ci sono responsabilità di altre persone.