Pare poco, invece è tanto: rimuovere i pali in disuso dalle strade. Nessuno ci aveva pensato, nessuno li notava nemmeno. Poi è arrivata l’idea di Fabio Procaccini, avvocato del Vomero, con studio a Santa Lucia.
Lui si definisce “un cittadino attivo”, e gli è saltato all’occhio, nei suoi percorsi abituali. “Quanti si sono resi conto che Napoli ha un vero e proprio bosco di ferro?” si chiede retoricamente. Poiché nessuno – pare strano – se n’era accorto, ci ha pensato lui. “Ci sono davvero tantissimi pali di ferro che – spiega – furono adoperati per la segnaletica verticale e che adesso sono vuoti, in disuso, abbandonati che intralciano le nostre passeggiate e che offendono il decoro della nostra città”.
I pali in disuso imbruttiscono le strade, contribuiscono al senso di abbandono, di sciatteria. E magari sono anche pericolosi. Ecco allora Procaccini attivarsi, un po’ di tempo fa. Inizia la sua caccia ai pali dismessi, un piccolo grande censimento. Quindi comincia a spedire pec a raffica, all’Anm, la municipalizzata dei trasporti. Per conoscenza, manda le mail a Nino Simeone, presidente della commissione comunale Mobilità. E il consigliere gli fa sponda. “Finora ne abbiamo fatti rimuovere una trentina – racconta l’avvocato -. In questa ‘disboscata’, che è una vera e propria ‘pulitura verticale’ della città ho trovato un valido ed operativo alleato, l’amico di tanti ed anche mio, Nino Simeone, che fa eco alle mie segnalazioni ed in tempi davvero brevi i pali inutili spariscono, lo spazio per noi aumenta ed il decoro urbano ne guadagna”.
L’opera di pulizia è solo all’inizio, di pali da togliere ce ne sono tantissimi. “Gli ultimi quattro sono stati tolti in maniera lampo, a distanza di 6-7 giorni dalla mia segnalazione – riferisce Procaccini -. Tre erano in via Cilea, uno a via Luca Giordano. Ho già pronte altre 6-7 segnalazioni tra Chiaia e il Belvedere di San Martino”.
In precedenza, ci sono state altre rimozioni tra prima e quinta municipalità: via Belvedere, piazza Vittoria, via Chiatamone, via Santa Lucia, via Cuma. L’avvocato civico esorta tutti a darsi da fare, a seguirlo nella bonifica, segnalando i pali in disuso. Perché mugugnare è giusto, di fronte ai disservizi. Ma poi bisogna agire. “Sono micro azioni che – sostiene – messe una sull’altra diventano macro azioni. Togliere un palo non è niente, ma toglierne 50 fa massa, fa pulizia, fa libertà. È lo stesso discorso che sto portando con gli armadietti della Telecom, da oltre un anno”.
Sono i box dislocati dall’azienda telefonica, servivano a raggruppare doppini telefonici. Archeologia delle telecomunicazioni, ormai svuotati da decenni. Eppure stanno lì a deturpare il paesaggio, simbolo di incuria. “Ne abbiamo fatti rimuovere oltre cento – afferma Fabio Procaccini-. È una dimostrazione che noi, come singoli cittadini, pur non avendo nessun potere di natura politica, sociale, economica, trovando le chiavi giuste possiamo contribuire a quella che inizialmente definivo la ‘resistenza civica’, perché siamo noi cittadini che scendiamo in campo e resistiamo contro l’inciviltà”.
Il professionista napoletano non cerca encomi, semmai imitatori. “Qualcuno dice che questo attivismo è per mettermi in mostra – aggiunge -. C’è pure una quota di egocentrismo, ma è un modo per dire alla gente basta con i post sui social di chi si lamenta perché il mondo fa schifo. Ci sono delle buone cose che possiamo fare. Io le faccio, fatele anche voi”.