Maurizio de Giovanni si racconta, dagli studi dopo la scuola dell’obbligo alle prime esperienze nel mondo del lavoro, fino all’ all’orgoglio di aver cresciuto i suoi due figli quasi da solo. In una lunga intervista al CorrMezz, il noto scrittore partenopeo fa un salto indietro nel tempo, quando dopo il liceo inizia a studiare Giurisprudenza, ma la morte improvvisa del padre lo costringe ad accelerare l’inserimento nel mondo del lavoro. “E’ stato bello lavorare in banca perché ho conosciuto tante persone, era interessante. Poi mi hanno mandato per nove anni in Sicilia. E lì il matrimonio e due figli: “Il primo è nato quando avevo 28 anni, alla nascita del secondo avevo compiuto 31, per quei tempi mi sentivo pronto”.
Il matrimonio poi è finito e i figli sono cresciuti con il papà: “Premetto ho un ottimo rapporto con la mia ex moglie e i figli un ottimo rapporto con la madre. Ma è andata così: dopo il divorzio sono venuti a vivere con me e poi ci siamo trasferiti a Napoli. Avevano 8 e 11 anni. Ho fatto il “mammo”, è stata la parte più bella della mia vita. Sono molto orgoglioso di loro: uno fa il medico ortopedico e l’altro è ingegnere aerospaziale” dice.
“Devo dire che, grazie alla loro natura indipendente, non è stato difficile. Avevo un grande aiuto, una signora ucraina di nome Tania che cucinava e stava con loro il pomeriggio. Poi arrivavo io e mi mettevo totalmente in gioco, per dieci anni di fila non sono mai uscito una sera, mai senza di loro. Tendevo sempre l’orecchio nel sonno per capire se mi chiamavano, ancora oggi non dormo bene. Ero terrorizzato dal fatto che potessero chiamarmi e io non sentirli”.
Cucinava sempre Tania, “io non ne sono capace. Quando lei era in ferie andavamo al ristorante. Il sabato sera invece andavamo al cinema, vedevamo due film di fila e mangiavamo una pizza”.
Il legame con la madre c’era, spiega de Giovanni, ma “lei viveva lontano quindi è chiaro che per molte cose dovevo sbrigarmela da solo. Specie durante la loro adolescenza; magari se fossero state due femmine avrei faticato di più a capirle o non ce l’avrei fatta. Però ho provato ad essere sempre disponibile, perfino nello shopping. Ma non ho mai dato una punizione, non me la sarei sentita. Bastava far vedere che ero dispiaciuto e loro si pentivano di qualsiasi cosa”.
Lo scrittore racconta di avere due figli molto premurosi e attenti: “Non leggono tutti i miei libri, dicono che scrivo troppo. Però sono contenti del mio lavoro, anche se si preoccupano, temono che mi affatichi, specie da quando ho avuto l’infarto. Tra loro poi, quando hanno qualche discussione e vogliono una certezza, si dicono: giura sulla vita di papà. Mi fa tenerezza, significa che per loro non c’è cosa più importante”.