NAPOLI – “Mi auguro che con le risorse del Pnrr potremo fare un piano straordinario per contrastare la dispersione scolastica”. Ieri, a margine della manifestazione di Libera, lo ha detto il sindaco Gaetano Manfredi. Che, si sa, è un ex rettore della Federico II e quindi è ben cosciente di quanto la questione sia fondamentale per il futuro di Napoli visto anche che la pandemia non ha fatto altro che allargare una ferita storica e che, in alcuni quartieri, oggi, arriva a segnare fino al 40% di ragazzi che non frequentano più la scuola.
E che sia, quello della dispersione scolastica una vera e propria emergenza in città, lo segnalano altri due eventi.
Il primo si è svolto ieri in commissione politiche sociali del Comune. Il gruppo di lavoro presieduto dal consigliere Massimo Cilenti ha ospitato Giovanna Gaeta, rappresentante dell’Associazione Italiana Dislessia nonché volontaria presso il carcere minorile di Nisida.
E’ stata lei a spiegare come la dislessia non sia una malattia, ma un disturbo dell’apprendimento con forti ricadute sociali. Con le altre problematiche connesse, infatti, è una delle principali cause di abbandono scolastico e, nelle realtà particolarmente disagiate, del conseguente coinvolgimento dei ragazzi nelle attività criminali.
“Nelle indagini condotte nell’istituto minorile di Nisida nel 2008 e nel 2018 – prima e dopo la legge 170/2010 che ha riconosciuto dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia come disturbi dell’apprendimento – le percentuali dei minori coinvolti in questo disturbo erano altissime, intorno al 70%. Ma oggi, la Campania è fanalino di coda nella diagnosi della dislessia, attestandosi all’1% contro il 4 – 5% delle regioni del Centro Nord”, spiega una nota di Palazzo San Giacomo.
Questo, quindi, nonostante il fatto che, secondo Giovanna Gaeta, “una diagnosi precoce di dislessia, tra la seconda e la terza elementare, possa consentire a tanti ragazzini, prima tacciati di svogliatezza, di proseguire gli studi fino all’università”.
Che fare allora? Il Comune, da proposta del presidente Cilenti, “può farsi promotore di un progetto pilota che, nella sinergia tra scuola, Asl e servizi sociali, renda possibile uno screening annuale per aiutare le insegnanti ad individuare il disturbo ed attivare i necessari percorsi di prevenzione del disagio sociale”.
Che fare allora? Il Comune, da proposta del presidente Cilenti, “può farsi promotore di un progetto pilota che, nella sinergia tra scuola, Asl e servizi sociali, renda possibile uno screening annuale per aiutare le insegnanti ad individuare il disturbo ed attivare i necessari percorsi di prevenzione del disagio sociale”.
Il secondo evento che fa capire come l’emergenza giovanile sia in cima ai pensieri di molti, invece, si compirà sabato sotto il titolo “Generazione 2026: Pnrr per infanzia e adolescenza, come superare povertà educativa, dispersione scolastica, degrado sociale e ambientale”
A dare l’appuntamento (ore 10.00 presso saletta GuidaEditori) è l’associazione Vivoanapoli di Emilia Leonetti. Ne discuteranno il giornalista Marco Esposito; il vice sindaco Maria Filippone; il parlamentare Paolo Siani, vice presidente della Commissione Infanzia e Adolescenza e Isaia Sales, in libreria con “Teneri assassini”. E’ proprio in quest’ultimo lavoro del professore che da anni studia il fenomeno camorristico, del resto, che si segnala “la singolarità della situazione dell’ordine pubblico a Napoli, dovuta innanzitutto alla ‘qualità’ delle azioni criminali, e non solo o non più alla quantità; alla ‘radicalizzazione’ violenta di una parte consistente dei giovanissimi dei quartieri e a un alto indice di recidiva da adulti dei minori finiti nel circuito delle carceri minorili”.