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Una polemica “surreale e grave”, a detta del Comitato Vele. Dopo il crollo nella Vela Celeste, a Scampia non c’è tregua neppure il giorno dei funerali. Il Comitato attacca la bagarre “che sta montando sulla stampa”, e “che stanno cavalcando alcune formazioni politiche storicamente nemiche della città”. Ad alimentarla, proprio le presenze alle esequie. In piazza Giovanni Paolo II si contavano i vuoti, ma una nota respinge rilievi “in  merito alla scarsa partecipazione del comitato, del popolo delle vele e della comunità di Scampia”. In poche parole si dice: noi c’eravamo, guardate in casa d’altri.

Si punta il dito, in pratica, contro chi dimostrerebbe “scarso rispetto nei confronti” dei familiari delle vittime, bollato come “turista del dolore”. Ma anzitutto c’è l’accusa di conoscere “così poco il nostro territorio da non saper valutare le assenza e le presenze”. Il comitato smentisce di aver disertato la cerimonia per protesta. Al contrario, rivendica di esserci stato, e di non aver mai pensato a contestazioni proprio oggi. “Pubblicare una foto in cui compaiono le sedie vuote – afferma la nota – senza far vedere o senza dire che esattamente alle spalle di chi stava fotografando, all’ombra, c’erano altre centinaia di persone, è profondamente scorretto”.

Ma la rampogna non è solo per i media. Si ribadisce infatti la partecipazione del “popolo delle Vele”, benché “le sedie fossero state posizionate al sole”. E si sottolinea come l’ombra, attraverso i gazebo, fosse riservata alle “autorità”. Una stoccata significativa. Anche perché ai residenti, per i funerali,  non sono è parsa indovinata la scelta di luogo e orario. Si parla di Piazza Giovanni Paolo II, “che ha una capienza gigantesca”. E dove “semplicemente era impossibile star al sole per più di qualche minuto“. La prova è purtroppo in alcuni malori, registrati stamane: quattro persone sono svenute. “Se proprio si vuole fare la conta degli assenti in un momento che dovrebbe essere solo di raccoglimento e di lutto – aggiunge il Comitato Vele – si dovrebbe guardare al resto della città, all’ intellighenzia, alle più alte cariche dello Stato ed anche ai tanti che troppo spesso hanno utilizzate le vele solo come brand”. Perciò si esprime rammarico per “il tentativo di delegittimazione”. E si chiede più riguardo per i feriti. Tra loro c’è chi ancora lotta contro la morte, o non sa “che la sua vita non sarà più la stessa”.