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Più cordoglio che protesta, più compostezza che rabbia. Centinaia di persone hanno sfilato nella fiaccolata di Scampia. Un corteo partito dalla facoltà di medicina, occupata da molti degli sfollati. Sono accampati lì da 72 ore. Dal momento del crollo nella Vela Celeste. In testa uno striscione semplice, un appello. “Il nostro sangue, le nostre vite. Resistete!”. A reggerlo quelli del Comitato Vele.

I manifestanti hanno percorso via Labriola, spesso in raccoglimento. L’arrivo sotto le Vele, col minuto di silenzio. Poi un lungo applauso. Un solo slogan scandito, lungo la strada: “Per Roberto, Patrizia e Margherita”. Sono i nomi delle tre vittime. Ogni tanto, al corteo è scappata qualche invettiva. Nel mirino l’assenza dello Stato, l’abbandono di Scampia. “Falliti” ha gridato qualcuno. Ma è stata la collera di pochi attimi. Più frequenti le preghiere. Il Padre Nostro. L’eterno riposo. Insomma, è prevalsa la commozione.

Fremiti d’ansia ha provocato la sorte dei feriti. In cima ai pensieri le due bambine in rianimazione. Il popolo delle Vele trattiene ancora il fiato. Per l’ira c’è tempo, qui sono abituati ad aspettare. Anche tutta la vita.