NAPOLI – Quattro giorni fa, il 28 gennaio, la giunta Manfredi ha istituito un ufficio speciale dedicato alla “rilevazione, transazione e liquidazione dei debiti commerciali al 31 dicembre 2021“.
Spetta a quest’ufficio il compito “di assumersi la responsabilità del procedimento di rilevazione dei debiti commerciali certi, liquidi ed esigibili” nonché “di stipula delle transazioni e di liquidazione delle conseguenti somme dovute ai creditori“.
Oggi, l’amministrazione comunale pubblica sul suo sito Internet (comune.napoli.it) un avviso rivolto ai creditori: hanno tempo fino al 4 aprile prossimo per mettere nero su bianco la cifra che spetta loro e, quindi, per mettersi in fila affinché sia, almeno parzialmente, saldata.
In attesa dei concordati, per ora, sul sito ufficiale di Palazzo San Giacomo, si legge che fornitori di beni e servizi, “chiunque sia titolare alla data del 31 dicembre 2021 di un credito commerciale certo, liquido ed esigibile, deve presentare entro il 4 aprile 2022 una istanza in carta libera ai fini della determinazione e quantificazione dei crediti commerciali del Comune di Napoli. La mancata presentazione della domanda nel termine assegnato – è rimarcato in grassetto – determinerà l’automatica cancellazione del credito vantato“.
Attenzione, quindi, a segnare quella data in rosso.
Con l’ufficio speciale istituito il 28 gennaio, “l’amministrazione compie un passo fondamentale per dedicarsi in maniera esclusiva alla definizione dei rapporti con i creditori e tenere fede così agli impegni contenuti nell’accordo che ci porterà alla stesura di un piano di risanamento in sintonia con le indicazioni del Ministero delle Finanze”, ha avuto già modo di spiegare l’assessore al bilancio Pierpaolo Baretta.
Prima ancora del 4 aprile, tra un paio di settimane, il sindaco Manfredi è atteso a Roma dal presidente del Consiglio Mario Draghi per la firma ufficiale del Patto per Napoli che, in cambio di un piano di rientro, assicura l’incasso nei prossimi 20 anni di 1,3 miliardi di euro.
Soldi che assicurano un po’ d’ossigeno alle casse comunali e, di conseguenza, ai suoi creditori.
Quando, ad inizio mandato, gli si poneva la domanda se fosse praticabile la via d’uscita della dichiarazione di dissesto, Baretta, con molto senso pratico, rispose che se si fosse dichiarato il fallimento del Comune, si sarebbe dichiarato il fallimento di buona parte del sistema economico cittadino. Così, quantomeno, si mette una toppa.