Tempo di lettura: 3 minuti
NAPOLI – Cosa servirebbe per cambiare davvero Napoli? Il sindaco Gaetano Manfredi ha risposto anche a questa domanda nel corso di una intervista che ha dato in occasione di CasaCorriere Festival ai direttori del Corriere della Sera e del Corriere del Mezzogiorno Luciano Fontana ed Enzo D’Errico. E la risposta è stata questa: “Una sorta di ‘anarchia regolata’ e la capacità di non accontentarsi, di non cadere nel fatalismo. Per questo occorrerebbe una maggiore partecipazione”.
 
Nel teatrino di corte di Palazzo reale, poi, il primo cittadino ha risposto anche a un’altra domanda che svela la sua visione di città. Vale a dire: tra un anno cosa avrà di più Napoli? “Spero che abbia servizi più efficienti. Ma anche i cantieri del Pnrr aperti: dobbiamo recuperare un gap infrastrutturale importante in un’area dove vivono 3 milioni di persone e credo che la ‘cultura del cambiamento’, come è intitolato questo festival, qui più che altrove, debba essere all’insegna del pragmatismo”.
 
E a proposito di pragmatismo, vicino a lui, anche Mario Epifani, il direttore del Palazzo reale, ha svelato i piani prossimi venturi: “Nel 2023 inaugureremo qui il museo stabile dedicato a Enrico Caruso e poi lavoreremo per il recupero della facciata su via Acton del palazzo perché in prospettiva, d’accordo col sindaco, vorremmo che si aprisse anche in quella direzione, diventando una vera e propria cerniera con il lato mare”.
 
“La sfida del cambiamento – ha ripreso poi Manfredideve avere una visione del futuro ma anche una partecipazione della comunità. Credo che la vera sfida della città sia riuscire a coniugare la sua grande tradizione e il suo grande radicamento storico con la capacità di intercettare le nuove tendenze delle nuove transizioni digitale e ambientale, i cambiamenti sociali ed economici che stiamo vivendo. E’ una sfida complessa ma anche affasciante”.
 
Una sfida che Manfredi ha scelto di affrontare senza scegliere un assessore alla cultura, ma nominando 4 consiglieri delegati (Locoratolo, Tozzi, Trione e Mazzucchi): “E’ stata una scelta molto meditata perché ho ritenuto che settorializzare la delega sarebbe stato limitativo. Qui la cultura si vive, non si settorizza. Per questo, mantenerne la delega nelle mani del sindaco può garantire una maggiore valorizzazione e trasversalità. La cultura qui rappresenta un elemento trasversale che guarda a temi d’identità, evoluzione, sviluppo turistico ma anche conservazione della bellezza e tutela del patrimonio materiale e immateriale e dunque rappresenta un anello fondamentale di cambiamento e trasformazione”.