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“E’ un bugiardo… state tenendo conto di quello che ha detto un bugiardo”. Dalla sala riservata al pubblico dell’aula 114 del tribunale di Napoli, dove è in corso il processo sull’omicidio dell‘aspirante pizzaiolo Francesco Pio Maimone, una persona del pubblico ha urlato all’indirizzo dell’avvocato Antonio Iavarone, legale dell’imputato Francesco Pio Valda (accusato dell’omicidio della vittima) contestando le parole pronunciate dal difensore che stava ricordando ai giudici della corte di assise le dichiarazioni rese dal titolare di uno degli chalet teste a una delle scorse udienze del processo.
Il testimone a cui il ‘disturbatore’ – che è stato identificato e allontanato dalla Polizia di Stato – ha fatto riferimento è uno dei titolari degli chalet del lungomare di Napoli dove avvenne la tragedia che ha reso dichiarazioni circa la direzione degli spari.
La presidente della prima sezione della Corte di Assise, che aveva già chiesto, per due volte, che fosse rispettato il silenzio in aula, ha ordinato e ottenuto l’identificazione e l’allontanamento del responsabile.
 
Dopo poco meno di due ore si è conclusa, nell’aula 115 del Tribunale di Napoli, l’arringa dell’avvocato Antonio Iavarone, difensore del 21enne Francesco Pio Valda, principale indagato al processo sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso a colpi di pistola, la notte tra il 19 e il 20 marzo 2023, sul lungomare della città, al culmine di una lite a cui era del tutto estraneo.
I giudici si sono appena ritirati in Camera di Consiglio al termine della quale verrà letta la sentenza.
“Aveva 20 anni nel marzo del 2023 quando si verificò l’omicidio – ha detto l’avvocato Iavarone concludendo la sua arringa – Valda è giovane, ha parlato, è incensurato, non ha sentenze passate in giudicato”.
L’avvocato di Valda ha chiesto, tra l’altro, ai giudici della prima Corte di Assise, l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi, l’esclusione dell’aggravante camorristica e l’assoluzione con la formula “il fatto non sussiste”.
Non voglio che Valda sia graziato, – ha detto ancora Iavarone – non voglio che siate clementi, ma voi avete il peso di questa decisione e non potete non tenerne conto. Il vostro compito è stabilire se gli elementi a vostra disposizione possono giustificare la condanna alla massima pena. Questo difensore ritiene di no”.