Cinque condanne e un’assoluzione: si conclude così il processo di primo grado sul cosiddetto “sistema Capri” nato da una inchiesta della procura di Napoli (pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto) risalente al 2014 e relativa a un giro di mazzette e di altre utilità che sarebbero state corrisposte per la concessione di autorizzazioni inerenti pratiche edilizie sull’isola azzurra. Gli imputati sono finiti sotto processo per le accuse, a vario titolo, di concussione, corruzione e intromissione abusiva in sistema informatico. La prima sezione penale del Tribunale di Napoli (collegio A, presieduto dal giudice Maurizio Conte e composto dai giudici a latere Federico Somma, Antonia Napolitano Tafuri) ha assolto il tecnico progettista Gennaro Della Rocca e ha invece condannato il funzionario dell’ufficio tecnico comunale di Capri Mario Cacciapuoti a 5 anni di reclusione; Ciro Di Capua, ritenuto colui che contattava le vittime, a 3 anni di reclusione; il luogotenente dei carabinieri ed ex comandante della stazione di Capri Michele Sansonne a 5 anni di reclusione; l’imprenditore del settore nautico Francesco Verardi a 2 anni e 8 mesi di reclusione e il maresciallo della Guardia di Finanza Pasquale Franco, all’epoca dei fatti vice comandante della Tenenza di Capri a un anno di reclusione (pena sospesa).
Cacciapuoti, Della Rocca e Di Capua sono stati assolti da diversi capi d’accusa tra cui l’associazione a delinquere. Il giudice ha anche dichiarato il non luogo a procedere per due capi d’accusa nei confronti di Franco, Sansonne e Verardi per intervenuta prescrizione. Il sostituto procuratore Woodcock (adesso alla Dda ma all’epoca dei fatti in forza alla sezione che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione), al termine della sua requisitoria, lo scorso 28 settembre ha chiesto le seguenti condanne: per Cacciapuoti 7 anni e 4 mesi di reclusione; per Di Capua 6 anni e 8 mesi; per Della Rocca 6 anni; per Sansonne 4 anni e 2 mesi; per Verardi 4 anni e per Franco 2 anni e 6 mesi.