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Lo attendono al varco, e lui non si tira indietro. “Nessuno si nasconde” risponde serafico Antonio Conte, ai microfoni di Dazn. Non è più possibile, se mai lo è stato, un profilo basso. C’è un prima e un dopo San Siro, in questo campionato del Napoli. “Realisticamente quello che stiamo facendo è qualcosa di incredibile”. Il tecnico non parla solo del 2-0 rifilato al Milan, a domicilio. Un progetto di fuga squadernato lì, davanti agli occhi increduli degli inseguitori. Il discorso di Conte è più profondo, a largo raggio. “Quello che mi rende orgoglioso – spiega – è aver creato in 4 mesi un gruppo unito, in cui si pensa al noi e non all’io, in cui tutti hanno lo stesso obiettivo”.

Reprimere l’euforia è difficile, anche per uno navigato come lui. Ma giusto un po’. Perché si sa: Napoli è pirotecnica nella gioia, ma soffre molto le delusioni. E allora va bene l’entusiasmo di una sera. Ma poi “dobbiamo restare molto umili e pensare partita per partita”. Non sarà facile però, da adesso in poi. Il Napoli ha sfidato tutti, e adesso si gioca a carte scoperte. “Noi sappiamo il nostro obiettivo e non ci vogliamo nascondere” ammette l’allenatore. E quell’obiettivo non lo nomina, perché prudenza così vuole. E perché no, scaramanzia? “Il nostro obiettivo primario è tornare nelle coppe – ricorda Conte – perché sappiamo benissimo quando conta”. Ma acclarato quello, nulla è vietato. Sì, anche tornare in Europa “dalla porta principale”. A quella soglia Antonio sta prendendo le misure. Ha iniziato a studiarla, come un bravo capomastro. Nel frattempo: godi popolo. “Noi vogliamo – chiarisce – che i nostri tifosi sognino e vogliamo alimentare i loro sogni, perché sappiamo che Napoli è un ambiente caldissimo”.

Nessun proclama, niente presunzione. È solo un cominciare a delimitare il territorio. “Io ho le spalle larghe – dice il tencico -, le responsabilità me le hanno sempre date”. E nel programma Conte c’è vincere in azzurro. Più in là, o anche prima. Il tempo lo dirà. “Vincere a Napoli sarebbe qualcosa di incredibile – ripete -, ci siamo dati tempo tre anni”. Adesso importa solo una cosa: lavorare. Come ha chiarito l’allenatore leccese, dal primo giorno. “Io sono convinto che sarà molto dura” precisa. Però non si nasconde certo.