Da un minimo di 1.314 euro a un massimo di 50.476 euro, per una concessione demaniale marittima ad uso turistico ricreativo. Sono i canoni annuali versati, al momento, a Napoli. L’ammontare di ciascuno è stabilito dall’Autorità di sistema portuale, in base ai parametri fissati dalla legge. La lista dei concessionari è pubblica, e consultabile sul sito della Regione Campania. Ci troviamo lidi balneari, circoli nautici, attività di ristorazione. Denominazioni storiche, celebri e meno note, nei campi dell’impresa, dello sport e della vita pubblica cittadina. Appena 20 mq la superficie più piccola in concessione. Quella più grande (12515,32 mq) è del circolo Posillipo.
Sulla materia, da tempo, infuriano le polemiche. Non è un mistero il braccio di ferro in atto, da anni. Specie sull’utilizzo delle spiagge. Per le concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo, c’è un regime di proroga. È frutto di diversi interventi normativi. Anche la giustizia amministrativa, tuttavia, ha alzato la voce. La scorsa primavera il Consiglio di Stato ha riaffermato l’illegittimità delle proroghe generalizzate, previste dal decreto Milleproroghe 2022. Per i giudici di Palazzo Spada, contrastano con i principi di concorrenza e di libertà di stabilimento. Regole sancite dalla Direttiva Bolkestein, e dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
“Sono anni che – dichiara Gennaro Esposito, avvocato e consigliere comunale di Azione – le concessioni balneari vengono prorogate di volta in volta da governi di destra e di sinistra per effetto del lavoro che fa la lobby dei balneari verso i parlamentari e nonostante le ormai innumerevoli pronunce del Consiglio di Stato”. Secondo il legale, “come si può leggere sul sito della Regione Campania i canoni sono ridicoli e non si giustificano affatto”. Inoltre “quelli della costa napoletana poi sono vieppiù inadeguati, perché i lidi si sono trasformati in attività commerciali che funzionano tutto l’anno”. A mo’ di esempio, Esposito cita “i concessionari del lungomare di via Coroglio che si sono di fatto trasformati in locali di pubblico spettacolo che macinano utili straordinari”. Nella complessa vicenda, tra l’altro, si inseriscono le lotte dei movimenti per i beni comuni. A Napoli, negli ultimi anni sono numerose le iniziative del comitato Mare libero e gratuito. Non solo in piazza, ma anche nelle aule del Tar. “Il mare e la spiaggia sono beni pubblici e – aggiunge Esposito – devono essere di libera fruizione, per il futuro dobbiamo passare da concessioni di beni a concessioni di servizi come accade in tanti altri paesi europei come Francia e Spagna”. Qui però siamo in Italia, e non è un dettaglio.