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La raffica di concerti a Piazza del Plebiscito? Un caso di “fruizione negata”. A scriverlo sono le associazioni aderenti al Forum Cultura Napoli, in una lettera alla Sovrintendenza. Nel mirino c’è il progetto “Napoli città della musica”. Ovvero la scelta di tenere 14 eventi musicali – 12 solo a giugno – nella piazza simbolo della città. Non un semplice luogo fisico, ma molto di più: un posto dell’anima, il genius loci partenopeo. E come tale, fonte di speciali diritti di godimento immateriale. “La fruizione – ricordano le associazioni – è uno dei principi fondanti le leggi di tutela dei Beni Culturali”.

A firmare la missiva sono Legambiente Parco Letterario Vesuvio, Fiab Napoli Cicloverdi, Gente Green, l’Associazione Napoletana Beni Culturali, Gentle Green Events, Italia Nostra Sez. Napoli “Antonio Iannello”. Si appellano al ruolo di garanzia della Soprintendenza, a tutela del citato principio. Chiedono chiarimenti sull’uso della piazza, a detta loro “improprio e prolungato”. Questo, benché sia “uno dei luoghi più vincolati di tutta Napoli”. L’iniziativa del Forum non è un fulmine a ciel sereno. Da settimane si susseguono le proteste dei residenti, con le denunce di disagi. Ma stavolta non si parla di ingorghi o rumori eccessivi. Si lamenta, viceversa, un vulnus alla “piena visione e fruizione” della “sua bellezza”. L’antico Largo di Palazzo, gli spazi, i monumenti. “La piazza più famosa di Napoli – sostengono -, risulta, di fatto “sequestrata””. Certo, promuovere la musica e le professioni artistiche configura “obiettivi, anche in parte condivisibili”. Tuttavia, sono “sicuramente perseguibili in altri spazi più idonei”.

Le associazioni parlano di una “discutibile tendenza” a trasformare gli spazi urbani “in ‘contenitori'”. Aree rese disponibili “per chiunque abbia qualcosa da vendere o da promuovere a cominciare dallo stesso Comune di Napoli“. La stoccata per Palazzo San Giacomo è ad ampio raggio. Infatti, la lettera non solo contesta la presunta assenza di “rispetto per i luoghi e i cittadini”. Ma evidenzia la mancanza di ricadute positive “in termini di servizi”. In un crescendo di accuse, l’analisi tocca la carenza di “pianificazione o visione improntata alla sostenibilità”. Fino a lambire il dibattito sulla nuove frontiere economiche della città. “Napoli – affermano le associazioni – asseconda il turismo di massa con i suoi grandi numeri, favorisce una economia di corto respiro che distribuisce ricchezza per pochi e i cui costi pesano su tutti i cittadini”.

Ma non è il Comune il vero destinatario della lettera-invettiva. Il sito web comunale sottolinea la sinergia con la Sovrintendenza, nell’organizzazione dei concerti. Quasi a prevenire ogni obiezione. “La circostanza stupisce” obietta il Forum Cultura Napoli. Ci si vede anzi una “anomala concessione della piazza”. Peggio: potrebbe “costituire un improvvido precedente”. Ecco perché delle spiegazioni si ritengono indispensabili. Si invoca una risposta sulle valutazioni, sul via libera “per un così lungo tempo”. Si intende anche sapere “se siano stati misurati gli impatti” dei fattori in gioco. Vale a dire la grande concentrazione di persone “in relazione alla mobilità, all’inquinamento acustico e soprattutto alla mancata possibilità di fruire pienamente della piazza e del suo spazio pubblico”. Diversi interrogativi, insomma. “Nel rispetto – si precisa – del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’ e di tutte le leggi in materia”. Inoltre, si chiede di conoscere i vincoli sulla piazza. Informazioni richieste per esercitare “il diritto di partecipazione dei cittadini”, in difesa del patrimonio comune e degli interessi diffusi. La palla ora passa alla Sovrintendenza.