A lezione di legalità, si ‘processano’ le serie tv sui boss. “Non tutto quello che trasmette la televisione è positivo” dice Rita Pagano, dirigente scolastica dell’alberghiero “Esposito Ferraioli”, scuola di frontiera a Poggioreale. Nell’istituto è in corso l’incontro “Scuola e legalità: costruire insieme un futuro senza mafia”. All’iniziativa partecipa Chiara Colosimo, presidente della commissione parlamentare Antimafia.
Dinanzi a una platea di studenti, presto finiscono nel mirino alcune fiction. Il rimprovero è quello di raccontare il male, e mai il bene. “Esempi come quelli di Peppino Impastato, Libero Grassi, don Peppino Diana dovrebbero essere più ‘attenzionati’ – sostiene Paola Brunese, presidente del tribunale per i Minorenni di Napoli – piuttosto che mettere filmati che propongono personalità entrate nel circuito delinquenziale, anche dipinte con toni rosei”. L’affondo della giudice piomba parlando dell’evoluzione della criminalità organizzata. Di come “è cambiato il codice di comunicazione”. Oggi, “il territorio digitale è il nuovo territorio delle mafie”, e “Tiktok è il luogo privilegiato”. Ma accanto alle piattaforme, un ruolo controverso lo giocherebbero le serie tv. “È un rischio reale” dichiara Colosimo ai cronisti. “Specialmente con i social – aggiunge – dove vengono mostrati spezzoni decontestualizzati di queste serie”. Il presidente dell’Antimafia auspica di vedere più storie di riscatto, anche “di ragazzi che in precedenza hanno sbagliato”. Un invito indirizzato “soprattutto alla tv pubblica”, sottolineando come ad oggi “questa sia una narrazione assente”. Citando Mare Fuori, Colosimo si augura che la Rai “lavori ancora di più sui Carmine e non sugli Edoardo, cioè su quei ragazzi che, arrivati in carcere, poi hanno scelto una strada diversa per amore dei propri figli”.
“Non è cultura” attacca invece Pagano, deprecando “i falsi miti” del piccolo schermo. “Non amo serie come Gomorra e Mare Fuori – spiega la dirigente scolastica – perché fanno vedere l’assenza dello Stato, senza rispetto di chi combatte tutti i giorni”. In cima alla lista degli esclusi: magistrati, forze dell’ordine e anche le scuole. “Noi combattiamo contro la dispersione scolastica, creando alternative anche grazie al Pnrr” rivendica la preside. In sala aleggia la fatica quotidiana degli insegnanti, in realtà come queste. A pochi metri c’è il carcere di Poggioreale, presenza incombente. Il contesto ambientale, e anche familiare, è quantomai difficile. E spuntano aneddoti. “Gomorra ha girato una scena di notte fuori alla nostra scuola” si sfoga Pagano. “Sono andata a vedere se mostravano l’insegna dell’istituto, li avrei denunciati subito” confessa. Da queste parti, il confine tra bene e male non ammette distinguo.