Tempo di lettura: 3 minuti
Vi chiediamo scusa, perdono per ciò che ha fatto nostro figlio per il dolore terribile che vi è stato inflitto…”. Chiede scusa la famiglia del 17enne reo confesso dell’omicidio di Santo Romano, il giovane di 19 anni ucciso lo scorso 2 novembre con un colpo di pistola al petto, e lo fa con una lettera scritta a mano, in stampatello, rivolta alla famiglia della vittima.
Una lettera resa nota dall’avvocato dell’indagato, Luca Raviele, dopo la decisione del gup Anita Polito di convalidare il fermo per omicidio volontario aggravato e tentato omicidio.
Ci rivolgiamo ai genitori, ai nonni, agli zii, ai cugini, alla fidanzata, agli amici, a tutta la famiglia e a tutte le persone che amavano Santo – si legge nella missiva – noi siamo i genitori (del 17enne) e vi chiediamo scusa e perdono per ciò che ha fatto nostro figlio, per il dolore terribile che vi è stato inflitto, per la tragedia che state vivendo”. “Perdere un figlio è una cosa inaccettabile, inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita, – si legge ancora nel manoscritto – nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia, ma anche la nostra. Noi siamo una famiglia umile, mio marito lavora, abbiamo un camion dei panini, i nostri figli sono stati cresciuti in una famiglia normale, di lavoratori”.
“Io sono la mamma, – si legge ancora nella lettera della donna – non sono una pregiudicata, e né affiliata ai clan. Siamo una famiglia normale, come tante”.
“Mio figlio è stato sempre curato e seguito – evidenzia la donna – da piccolo dalla neuropsichiatra infantile. Due anni fa, diventò ingestibile. Subito sono stati presi provvedimenti, con i servizi sociali” ma “rifiutava medicine e visite”. “Noi siamo una famiglia sconvolta e distrutta insieme alla vostra: chiediamo perdono da parte di nostro figlio”.
 
IL LEGALE – “La versione resa dal minore durante l’interrogatorio in caserma a Torre del Greco è riscontrata dagli atti che stamattina ho potuto visionare: il ragazzo ha subito un’aggressione da parte della vittima, che era in compagnia di altri giovani”. Lo sostiene l’avvocato Luca Raviele, legale del 17enne accusato dell’omicidio volontario di Santo Romano, il 19enne ucciso con un colpo di pistola al petto a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli.    
Stava nella sua auto – spiega il legale all’ANSA – se ne stava andando, dopo la lite, quando Santo viene ripreso dalle telecamere di un bar mentre gli lancia una pietra. Santo corre verso l’auto seguito dagli amici e ci sono tre testimoni, non amici del minore, che confermano”.    
Secondo quanto riferisce l’avvocato il 17enne ha inoltre detto agli inquirenti “di avere sparato senza guardare, con l’intento di mettere in fuga i suoi aggressori”. “Non sapeva di avere ucciso il ragazzo – ha detto infine il legale del 17enne – e quando è venuto a conoscenza dell’accaduto ha vomitato”.