Scontro magistrati-governo, a Napoli l’apice della sfida tra toghe e Nordio. Da quanto si apprende, il ministro della Giustizia dovrebbe essere in città sabato prossimo 25 gennaio. Non è ancora ufficiale, ma presenzierebbe alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, nel Salone dei busti di Castel Capuano. Sotto i suoi occhi, andrebbe in scena l’annunciata protesta dell’Associazione nazionale magistrati, sul piede di guerra per la riforma sulla separazione delle carriere. Un’agitazione indetta in tutti i distretti di Corte d’appello, pronta a culminare nello sciopero del 27 febbraio. Ma che vedrebbe Castel Capuano campo principale, nel faccia a faccia con Nordio.
Una nota dell’Anm di ieri spiega le modalità della protesta della prossima settimana. Il prologo avverrà il 24 gennaio, nella cerimonia presso la Corte di Cassazione. Il giorno dopo, in tutta Italia, i magistrati sono invitati ad esprimere “con modalità omogenee” il “comune pensiero” di “contrarietà alte riforme costituzionali in corso di approvazione”. Vale a dire, indossando la toga e una coccarda tricolore. Prima dell’inizio della cerimonia, si raccoglieranno all’esterno. Mostreranno cartelli, sui quali saranno trascritte frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione. E quando prenderà parola il rappresentante del governo – a Napoli sarebbe proprio Nordio – abbandoneranno l’aula. Ciascun magistrato terrà in vista una copia della Costituzione. A parlare dal palco, per le toghe, saranno i presidenti delle giunte distrettuali Anm. A Napoli toccherà al pm Cristina Curatoli. Darà lettura delle frasi sui cartelli, spiegandone il senso, e illustrerà le ragioni della protesta. Tutte forme di dissenso deliberate dall’assemblea straordinaria dell’Associazione, svolta lo scorso 15 dicembre. A Castel Capuano, dunque, si prevede un clima incandescente.
La separazione delle carriere è stata approvata dalla Camera, tre giorni fa, in prima lettura. Un voto chiuso nel tripudio dei banchi del centrodestra. Adesso è attesa dal vaglio del Senato. Modificando la Costituzione, il testo dovrà ottenere quattro sì dal Parlamento. Due per ogni ramo. Dopo l’approvazione definitiva, appare certo il referendum sulla riforma. Questo perché la maggioranza di governo non ha i 2/3 dei voti necessari. Intanto, è già partita una lunga stagione di conflitto istituzionale.