Degrado del Centro Storico, si moltiplicano proteste e denunce. Iniziative messe in campo anche per l’evento targato Unesco, in calendario a Napoli dal 27 al 29 novembre. Al “Cultural Heritage in the 21st Century” sono stati invitati esperti dei 194 Paesi membri. L’obiettivo è elaborare risposte comuni alle nuove sfide per patrimonio materiale e immateriale dell’Umanità. Ma secondo varie sigle, il Centro Storico Unesco non sarà un bel biglietto da visita. Un sit-in è andato in scena il 6 novembre, per evidenziare lo stato di abbandono. Diversi comitati hanno chiesto alle istituzioni locali di rimuovere la Targa del riconoscimento Unesco, apposta nel 1995. Oggi la consigliera regionale Maria Muscarà annuncia la consegna di un dossier ai vertici dell’agenzia Onu. “Dopo le manifestazioni e le interlocuzioni con le associazioni ad inizio novembre, – spiega Muscarà – il comune di Napoli, in vista della visita da parte della delegazione Unesco, ha fatto uscire ‘il coniglio dal Cappello’, deliberando la redazione di un nuovo “Piano di gestione sito Unesco””. Il vecchio piano risale al gennaio 2011. “Non è mai stato aggiornato ed è rimasto lettera morta, nonostante – dice la consigliera regionale – la composizione anche di un Osservatorio che è stato addirittura ricostituito nel 2022 con a capo il sindaco Manfredi”.
In sostanza, secondo Muscarà, “il Comune ha nascosto la polvere sotto al tappeto, deliberando la redazione di tale Piano in extremis”. La mossa del Comune sarebbe “solo una questione di forme anche perché non esiste ancora nessun piano e nonostante le nostre segnalazioni neanche un ufficio efficiente preposto per la sua gestione“. I comitati hanno chiesto più volte di organizzare l’Ufficio a Palazzo Penne, considerato luogo adeguato. La consigliera avverte: “Ovviamente non ci fidiamo di queste apparenze, abbiamo chiesto di incontrare i vertici Unesco, e porteremo un dossier di denuncia sullo stato di degrado del Centro Storico”. L’ultimo controllo della spesa sui fondi per il grande progetto Unesco “da parte della commissione europea – rammenta Muscarà -, fu nel 2019, e sono in totale 500 i milioni persi in quasi 30 anni di tutela speciale. Con la Giunta Iervolino, l’Unesco impose tale piano che costò solo per le consulenze, al comune circa 2-3 milioni di euro”.
Intanto uno striscione di Legambiente, con la scritta “che vergogna“, è comparso nell’area archeologica di piazza Bellini. Da tempo nella zona “si accumulano rifiuti, crescono le erbe infestanti – afferma l’associazione ambientalista -, si imbrattano i pochi pannelli descrittivi“. Piazza Bellini è “ormai una vera emergenza, la situazione è aggravata dal emergere di atti delinquenziali su cittadini e turisti inermi ad opera di giovanissimi che effettuano veri e propri raid nella piazza e nei luoghi adiacenti“. L’associazione ha scritto alla Soprintendenza e alla Prefettura per un incontro. Si invoca l’istituzione di un tavolo di lavoro. “L’intera area – afferma Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – è un bene comune dal valore inestimabile, purtroppo spesso abbandonato in uno stato di fragilità e incuria, che invece, anche a fronte della spinta turistica, se ben gestito, difeso e valorizzato, può costituire la leva per lo sviluppo culturale, sociale, ed economico del nostro Paese, soprattutto se all’impegno delle istituzioni si affianca la partecipazione delle comunità in processi virtuosi per una tutela attiva“. Ma bisogna pur cominciare.