Altro che “maratona di ascolto”: sul Centro Storico Unesco le associazioni chiedono una consulta permanente. Su un punto sono tutte d’accordo: le perplessità sull’iniziativa del prossimo 12 novembre. Quel giorno, a Palazzo Fuga, il Comune di Napoli darà vita al secondo confronto sul centro antico. Al tavolo l’amministrazione comunale, il comitato tecnico scientifico e le associazioni del territorio. Altisonante lo slogan scelto: “Democrazia partecipata per il Centro Storico”. Ma gli annunci non seducono i destinatari. E l’incontro è bollato come idea estemporanea. “I problemi restano, loro fanno solo chiacchiere” liquida tutto Bona Mustilli di Progetto Napoli. “Vogliamo la consulta delle associazioni, perché vogliamo avere voce in capitolo” aggiunge. L’esigenza è quella di avere un’interlocuzione costante, sulle tante criticità. E ricordando l’attesa per il nuovo Piano di Gestione. Uno strumento sul quale le associazioni non vogliono restare spettatrici.
Chiedono un dialogo strutturato con gli organismi in campo: cabina di pilotaggio, comitato tecnico scientifico, e ovviamente Comune di Napoli. Una richiesta di pari dignità, avanzata da chi vive il Centro Storico h24. Ed in virtù di ciò ha il polso della situazione, ne conosce più di altri i luoghi, le dinamiche. L’obiettivo è di proporre soluzioni, anche in tempo reale. “Se noi riuscissimo ad avere questa possibilità, che stiamo chiedendo da anni – spiega Mustilli – potremmo nominare un nostro rappresentante che abbia la possibilità di parlare con loro, e di poter dire: siamo arrivati a queste conclusioni, ci volete dare una risposta precisa?”. Fino ad allora, secondo le varie sigle, il quadro è destinato a restare nebuloso. Né persuadono, d’altro canto, le recenti promesse di un piano anti abusi. Filtri alle friggitorie, contro i cattivi odori? Pugno duro contro gazebo selvaggio? Se ne contano già di impegni su strette, giri di vite e tolleranza zero. Ma tanti nodi non sono mai stati sciolti.
Intanto, sull’area Unesco continua ad abbattersi lo tsunami dell’overtourism. Con cadenza quotidiana. Un fenomeno da cui ne discendono altri. Nodi intrecciati a scelte amministrative, spesso criticate dai residenti. Partendo dal sottosuolo. Le associazioni, ad esempio, parlano di un’insufficiente pulizia delle caditoie. E puntano il dito sugli effetti dei temporali, con il basolato inondato dall’acqua. Ma è solo una delle preoccupazioni. “Cestini dei rifiuti – dice Mustilli – su via Tribunali non ce ne sono più, troviamo lattine e bottiglie appoggiate lungo l’istituto Diaz, cartoni di pizza”. E ancora: “Mancano indicazioni stradali per i monumenti, i cartelli sono vecchi e sporchi, i turisti disorientati”. Par di capire: talvolta non sono questioni insormontabili. Eppure non si risolvono. Poi c’è la piaga degli imbrattamenti. Imperdonabile, considerando il pregio della zona. Pino De Stasio, consigliere della Municipalità 2, racconta di un “paesaggio monumentale irriconoscibile”. I vandali, armati di vernice spray, assaltano ogni giorno “monumenti, chiese, obelischi e fontane”. A Palazzo Fuga, De Stasio si accinge a chiedere “un piano straordinario per la ripresa del paesaggio del Centro storico Unesco, martoriato da imbratti sui monumenti”. Ma gli allarmi non finiscono qui. Lo spettro è la colonizzazione per mano di pizzerie e baretti. “All’interno del nuovo piano di gestione – afferma il consigliere – va mantenuto il diniego assoluto di nuove aperture di esercizi di ristorazione”. In pratica, andrebbero scongiurati “ulteriori innesti dopo lo stop di 3 anni, destinato a finire nel 2026”. In caso contrario, “sarebbe un’altra iattura per il Centro Storico”. Per De Stasio, nuove licenze potrebbero concedersi altrove. “Per favorire – sostiene – aree abbandonate, a ridosso di porto e aeroporto, e punti di interconnessione”.
Secondo il Comitato di Portosalvo, già componente del Cts, il prossimo “Giubileo” e “l’Anniversario della città” saranno “il banco di prova per stabilire la buona tenuta turistica della città”. Ragion per cui “sarà necessario – dichiara il presidente Antonio Pariante – emanare e attivare subito il tanto atteso “Piano di Gestione” del sito Unesco, per liberare i Decumani da tutti gli abusi e mettere “a sistema” tutto il territorio nell’interesse di quei milioni di visitatori che verranno ad ammirare il grande patrimonio storico, artistico e culturale della città di Napoli nel 2025″. Alla richiesta di varare la consulta della associazioni si unisce la consigliera regionale Maria Muscarà, auspicando un ascolto “prima che si prendano le decisioni”. “La partecipazione democratica alla gestione – osserva Muscarà – non dovrebbe essere neanche ribadita, ma dovrebbe essere diciamo il lievito madre di chi amministra”. E al Centro Storico, l’urgenza è quella di “ripristinare le regole”. Le denunce si ripetono: occupazioni di suolo extra large, un paesaggio urbano “degradato e trasformato”. Ma il richiamo alla legalità investe pure altri temi. “Per chi vende le pizzette – ricorda Muscarà -, per chi ha i Bed & Breakfast, serve una gestione più attenta che fino adesso non c’è stata”. E siamo solo all’inizio.