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Canone per gli alloggi popolari, il gruppo Pd al consiglio comunale di Napoli contro il nuovo regolamento della Regione Campania. A dettare la linea è un ordine del giorno, da depositare in vista della prossima riunione consiliare. L’odg si intitola “Aumenti Canone di Locazione degli alloggi di proprietà del Comune di Napoli”. In premessa però, si ricorda come la materia dell’edilizia residenziale pubblica sia di competenza legislativa esclusiva delle regioni. In virtù di questo, Palazzo Santa Lucia ha varato nuovi criteri di calcolo dei pigioni, in vigore dallo scorso 1 gennaio. La modifica ha innescato proteste in tutta la Campania. In fermento sono le fasce in disagio economico. E ci sono già state manifestazioni di piazza

Non a caso, il documento del gruppo Pd sottolinea che “non solo è stato fortemente aumentato il canone di locazione per lavoratori dipendenti e pensionati”, ma lo stesso “per le fasce deboli (cd canone minimo 35 euro/mese)”. Senza dimenticare un dettaglio: “I Rioni di Edilizia Residenziale Pubblica della città di Napoli si trovano tutti in aree degradate”. Sulla scorta di questo, si vuol impegnare l’amministrazione Manfredi ad una serie di azioni. Anche considerando che da anni “gli immobili comunali di edilizia pubblica sono privi di manutenzione”. E a determinare il canone di locazione concorre la competenza comunale. Pertanto, “occorre verificare se sono stati correttamente indicati il coefficiente scadente alla totalità degli alloggi (salvo lavori di manutenzione straordinaria effettuati)“. Si tratta di uno dei coefficienti correttivi di valutazione degli immobili, e quindi del prezzo di locazione. Esso è basato sullo stato di conservazione e manutenzione. Così, il gruppo dem chiede alla giunta comunale di approvare una delibera “per la riparametrazione delle zone della città di Napoli”. In particolare, l’atto dovrebbe “individuare tutti i rioni di edilizia residenziale pubblica come in zona di degrado con l’applicazione del relativo coefficiente stabilito dalla normativa”. Il Comune dovrebbe anche “fornire urgenti indicazioni al Servizio preposto”, per “attribuire il coefficiente scadente come previsto dall’Allegato A al regolamento Regionale”.

L’ordine del giorno intende vincolare l’amministrazione comunale anche a richiedere alla Regione la modifica del calcolo del canone. L’obiettivo è ridurre “la percentuale di applicazione dell’Isee di almeno quattro /cinque punti”. Qui siamo al cuore dell’iniziativa politica, che può contrapporre la giunta Manfredi a quella De Luca. E per di più su una delicata questione sociale. All’ente di Santa Lucia, Palazzo San Giacomo dovrebbe pure chiedere lo scaglionamento degli aumenti in due tre anni. “Così come fu previsto – specifica l’odg del Pd – dalla legge regionale 19/97″. Ma non è tutto. I consiglieri comunali del Partito Democratico invocano di riservare “gli aumenti previsti esclusivamente per interventi di manutenzione degli immobili comunali”. Inoltre, la Regione andrebbe invitata a prevedere dilazioni “delle somme maturate ma non ancora richieste agli utenti”. Ciò in ragione dei “ritardi del comune nell’applicazione dell’attuale normativa“. Ce n’è abbastanza, insomma, per immaginare uno scenario complesso. E in una fase, tra l’altro, in cui sono al minimo storico le relazioni tra Comune e Regione. Un ‘grande freddo’ generato dalle tensioni politiche sul terzo mandato di De Luca.

IL MALESSERE DEGLI INQUILINI: INCONTRO CON MISIANI E ANNUNZIATA

A seguito del diffuso malcontento per gli aumenti, venerdì scorso c’è stato un incontro. Nella sede del Pd a Napoli, la Sila Federinquilini ha visto il commissario regionale Antonio Misiani e il segretario metropolitano Giuseppe Annunziata. Presente una rappresentanza di abitanti delle case popolari. A far da raccordo, quel pezzo di partito a contatto col malessere delle periferie. “Il commissario si è riservato di leggere e documentarsi” racconta infatti Giovanna Lo Giudice, consigliera municipale a Soccavo Pianura. Peraltro, “il tema si è focalizzato non solo” sui rincari del canone Acer, per gli alloggi di proprietà regionale. Ma anche su vicende di pertinenza comunale, come “i conguagli che la Napoli servizi ha mandato a centinaia di inquilini”. Giusto a ricordare come l’universo Erp sia in fibrillazione, da diverse angolazioni.

Affitti case popolari, l’incontro nella sede del Pd Napoli

Ad oggi c’è un catalogo di possibili soluzioni, ventilato da chi difende gli affittuari. Dalle meno aspre alle più conflittuali. Si parte dall’accordo politico, per cambiare le norme. Non si esclude neppure un class action, se vi fossero i presupposti di legge. E si vagheggia perfino un referendum abrogativo, previsto dallo statuto della Regione. “La via politica sembra essere la più promettente – spiega Lo Giudice -. Un’azione di gruppo o un referendum abrogativo potrebbero creare il contesto giusto per una spinta politica favorevole“. In ogni caso, “è fondamentale che gli inquilini si organizzino e agiscano in modo coordinato per ottenere risultati concreti”.