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Non ha mezzi termini Padre Maurizio Patriciello, il sacerdote di Caivano impegnato fortemente nel tessuto sociale della sua Diocesi e del suo Parco Verde dove cerca di portare un messaggio forte di speranza. Lo ha fatto contro la camorra che imperversa dove opera, in occasione della scomparsa dei piccoli Fortuna e Antonio lanciati nel vuoto ed in tante altre occasioni per dire il suo no al male. Utilizza facebook il prete di Caivano per arrivare a tutti. Lunghi post, come quello pubblicato contro gli adulti che hanno scelto di travestire un bambino da Genny Savastano in occasione del Carnevale. Una manifestazione che al sacerdote non è piaciuta:

“È proprio brutto, violento, di cattivo gusto, un pugno nell’occhio. Il volto del bambino, non oscurato, è dato in pasto a tutti. Povera, innocente, creatura, che squallido servizio gli adulti gli hanno reso”.

Va dritto ai camorristi il parroco di Caivano e rivolge un monito contro silenzio ed omertà:
“I camorristi non amano gli schiamazzi, le strade insanguinate, i riflettori puntati. A loro interessa solo condurre in porto gli affari, estorcere denaro, intimidire, controllare il territorio. Ammazzano, è vero, ma solo se costretti. Non è così difficile, basta un colpo di pistola, o, a volte, una semplice calunnia. Si mette in moto la macchina del fango, si getta discredito sui giusti, si inquinano le prove”.

Scrivere di camorra si, ma offrendo anche validi modelli alternativi di educazione:
“Anche la televisione, naturalmente, deve fare la sua parte. Portare sugli schermi questa triste realtà che, da decenni, non riusciamo a scrollarci di dosso, è un dovere. Dobbiamo ricordare che il male riesce anche ad affascinare. Ogni parola, ogni gesto, ogni ripresa perciò, devono essere meditate, pensate, pesate. La curiosità morbosa che in tutti fa capolino non deve essere alimentata. Indugiare nel raccontare certi particolari scabrosi non è un bene. Potrebbe accadere, e di fatto accade, di ottenere il risultato opposto a quello desiderato. È il momento quello in cui bisogna avere il coraggio e l’umiltà di smetterla, o, almeno, di correre ai ripari, rivedendo e correggendo il copione. L’orribile video del graziosissimo bambino napoletano che inneggia a ‘Savastano’, se ce ne fosse ancora bisogno, da solo basterebbe a dimostrare che il momento di cambiare rotta è giunto”.