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Nel pomeriggio di ieri, presso l’Istituto penale per minorenni di Nisida, un detenuto già autore di diverse vicissitudini, ha dato fuoco – insieme ad altro detenuto – ad una stanza detentiva presso il reparto osservazione, facendo anche resistenza. Anche al secondo piano terra si è verificato un evento critico. A darne notizia sono i sindacati di categoria della Polizia Penitenziaria SiNAPPe/OSAPP/UIL PA/USPP/FSA CNPP che evidenziano l’encomiabile e tempestivo l’intervento della Polizia Penitenziaria che, ancora una volta, ha dimostrato zelante professionalità ed umanità. La situazione è preoccupante, dettata anche da una discutibile gestione e sovraccarichi di lavoro per il personale di Polizia Penitenziaria.
 
Più volte abbiamo ribadito che i giovani adulti devo scontare la pena nei carceri per adulti nel circuito penale ordinario perché minano la riabilitazione degli altri detenuti minorenni – chiosano i sindacalisti – La struttura di Nisida – attualmente – risulta sovraffollata con quasi 70 detenuti ed il personale deve fronteggiare quotidianamente situazioni difficili, in già precarietà strutturali e logistiche. In più – rivendicano i sindacalisti- da tempo chiediamo l’organizzazione generale del lavoro e dei servizi e non abbiamo risposte concrete dalla Direzione di Nisida, al punto da chiedere al Dirigente regionale di avviare i lavori negoziali presso la sede del CGM di Napoli. Occorrono serie riflessioni politiche a salvaguardia del personale di Polizia Penitenziaria di Nisida e delle restanti strutture della Campania – concludono i sindacalisti – da parte del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, al quale abbiamo più volte chiesto di rafforzare gli organici dei poliziotti penitenziari e di rivedere le significative assegnazioni di detenuti da altri Istituti del Paese. Serve un cambio di passo, non è più tollerabile che le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria siano quotidianamente esposti a rischi.

La nota del Delegato per la Giustizia Minorile O.S. SAPPE, Paolo PaceInferno Carceri. Anche le Strutture minorili al collasso. Ieri sera l ennesimo atto grave presso l IPM di Nisida dove due detenuti hanno dato alle fiamme una stanza detentiva ed è stato necessario l intervento dei Vigili del fuoco per domare le fiamme. Purtoppo sono eventi che riguardano tutto il Sistema penitenziario italiano. Evasioni, ammutinamenti, incendi, risse. «Nicolò Amato sapeva ascoltare e progettare il futuro delle carceri». Dopo di lui il NULLA! Siamo “oltre” l anno zero. Manca la visione. Manca lungimiranza. Mancano le competenze dove si dovrebbe pensare a riforme e progettualità per una Giustizia Minorile che un tempo era un’eccellenza.Come Organizzazione sindacale, da sempre la più rappresentativa del Corpo di Polizia Penitenziaria, da tempo ormai abbiamo abbandonato la sterile abitudine di lanciare notizie su eventi critici che accadono negli istituti di pena.
Prediligiamo ragionare quando i fatti sono chiari e quando ci sono le condizioni per apportare contributi costruttivi alla risoluzione dei problemi. A noi non interessa visibilità mediatica ad ogni costo riproponendo temi desueti e logori. Si ripete a cantilena la tematica del detenuto maggiorenne quando uno definisce autori è da poco divenuto maggiorenne e l’altro è addrittura minorenne.
Si tende a spaccare dall’interno l’organizzazione degli istituti contrapponendo fra loro categorie professionali quando la giustizia minorile vive di azione sinergica e ci risulta che in questo, come in altre situazioni, operatori – direzione- comando hanno agito in sintonia, garantendosi supporto reciproco come tante volte abbiamo visto fare.

I colleghi presenti agli eventi ci riferiscono di una giornata di ordinaria follia, anzi di in periodo ormai lungo di ordinaria follia.
Entrambi i ragazzi infatti risultano portatori di patologie gravi. La domanda da porsi è se il carcere sia per loro la risposta adeguata. Ed in tal caso se la azienda sanitaria fornisce al carcere tutti i necessari presidi di diagnosi e cura, oltre che di gestione , di queste forme di disagio.
Raccogliamo da molti operatori gravi lamentele sulla cattiva gestione della sanità penitenziaria, troppo spesso si trovano da soli a gestire dinamiche su cui non hanno competnza ad intervenire. Sono stati chiusi gli opg ma i carcere per adulti sono pieni di detenuti in attesa di un inserimento in struttura specialistica regionale, che forse mai arriverà.
Cosa dire poi per i minori atteso che oltre un anno fa la Regione Campania annunciò l’attivazione di strutture psico educative di cui non vi è ancora alcuna traccia.
Sul punto, chiediamo ai garanti, sempre presenti a tutela dei diritti delle persone ristrette di approfondire e di mettere in luce questa vicenda ed alla politica di aprire una commissione d’inchiesta su questo spinoso tema. La nostra organizzazione sindacale è pronta a fare la propria parte.”.