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Colto da infarto a Pizzofalcone, ambulanza bloccata dalla calca per il concerto: uomo salvato da rider. Detta in due parole, è una storia a lieto fine. Eppure emblematica. Perché dopo la paura, resta la rabbia. A raccontarla è la moglie dell’uomo, con un post su Facebook. “Concerti in piazza del plebiscito..” è l’incipit, assai eloquente. La donna scrive sul gruppo dell’associazione Cittadinanza Attiva in difesa di Napoli “Lucio Mauro”. La vicenda, infatti, si inserisce in un solco. Non sono mancate polemiche, nei giorni scorsi. Sono 12 i concerti, previsti a giugno in piazza Plebiscito. E molti residenti hanno protestato per i disagi, connessi agli spettacoli. Anche l’associazione si è rivolta al Comune, con una serie di domande. E adesso si apprende di un caso, fortuito ma significativo. “Questa non è una polemica verso tali manifestazioni, ma – premette la signora – è storia vera, storia di chi abita nei pressi della piazza e non può restare bloccato per otto lunghe serate, non può vedere morire il proprio marito perché una autoambulanza non riesce ad arrivare”.

Questi i fatti. Domenica scorsa, alle 20, l’uomo ha un malore. Un infarto lo colpisce in casa, in via Egiziaca a Pizzofalcone. In piazza è in programma il concerto di Gigi D’Alessio. “Abbiamo dovuto chiamare il 113 – spiega l’autrice del post – per poter avere un’ autombulanza”. Il racconto si fa subito drammatico. Infatti l’ambulanza “non è mai arrivata perché per percorrere 3 km ci volevano 21 minuti, ma mio marito stava morendo”. La moglie resta però lucida, e non si perde d’animo. “L’ho caricato in macchina – dice -, sono scesa di casa e ho tentato di farmi strada tra la moltitudine di persone che invadevano la carreggiata per poter imboccare via nardones”.

Sono attimi concitati, come ovvio. Tuttavia le difficoltà sono solo all’inizio. “Vi assicuro, ho una smart, ma – prosegue la signora – è stata un’ impresa riuscire a percorrere cinquanta metri e abbiamo impiegato 30 minuti!”. Quando tutto appare perduto, però, il destino cambia traiettoria. E si fa strada un aiuto provvidenziale. “Mio marito è vivo grazie ad un rider che di fronte alla mia disperazione, ha bloccato le persone e mi ha scortato fino all’ospedale pellegrini”. Si può tirare il fiato, lo spavento è alle spalle. Ciò nonostante, rimangono gli interrogativi. Quesiti senza risposta. “Cosa sarebbe accaduto – chiede la donna – se non avevamo una nostra auto? Se mio marito era a casa da solo?”. Sono esperienze che lasciano il segno. “Ora mi viene il panico ogni volta che ci chiudono tutto il quartiere quando ci sono i concerti e cerco soluzioni alternative per andare a dormire”. I problemi ci sono, le lamentele non si contano più. L’amministrazione ha già effettuato alcuni correttivi. Ad altri starebbe pensando. Da verificare se poi basteranno.