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di Benedetto De Vivo*

Ero intervenuto il 10 Agosto 2024 su Anteprima24 con alcune precisazioni in merito alla dichiarazione in libertà del Sindaco di Napoli G. Manfredi sulle possibilità offerte dall’ingegneria moderna di costruire edifici residenziali “sicuri” nella Zona Rossa dei Campi Flegrei (e quindi anche a Bagnoli). Secondo Manfredi “le case residenziali in Zona Rossa, in particolare a Bagnoli, si possono costruire, basta sapere come”. Da quello che dice, sembra proprio che il Sindaco abbia le idee abbastanza confuse nel fare distinzione fra rischio sismico e rischio vulcanico. Fortunatamente ha prevalso la linea rigorista del Ministro Musumeci, che ha definito “criminale” la politica urbanistica “che ha consentito le costruzioni nei Campi flegrei”. Da qui il suo divieto al rilascio di licenze edilizie nella Zona Rossa.

Rispetto alle madornalità autoreferenziali enunciate – nello spirito del Marchese del Grillo – dal Sindaco, mi corre obbligo di specificare meglio, dal punto di vista scientifico, le tipologie di fenomeni naturali che possono interessare le Zone Rosse per rischio vulcanico.

1. Per quanto riguarda i Campi Flegrei, senza sollevare polveroni mediatici, bisogna fare distinzione fra rischio sismico (terremoti) e rischio vulcanico (eruzioni). Il rischio sismico (e solo molto subordinatamente, il rischio vulcanico nell’attuale crisi bradisismica), legato al bradisismo, deve essere tenuto nel dovuto conto dalle Autorità Governative, provvedendo a intervenire sugli edifici che possono avere subito danni dai tanti terremoti di bassa Magnitudo (con dei massimi a M 4,5) che si succedono ripetutamente con epicentro soprattutto nell’area compresa fra Agnano-Solfatara, Pozzuoli, e nella parte di Golfo fra Pozzuoli e Bacoli, quasi tutti con ipocentri intorno a 2,5-3 km di profondità. Questa attività bradisismica, come ho ripetutamente ribadito in tanti miei interventi, non è predittiva di alcuna eruzione catastrofica. Da oltre 4.500 anni (cioè dall’ultimo evento esplosivo nei Campi Flegrei, noto come eruzione di Agnano-Monte Spina) i fenomeni di bradisismo si succedono senza mai produrre eruzioni catastrofiche. C’è stata solo l’eccezione della piccola eruzione del 1538 che portò alla formazione del piccolo vulcano di Monte Nuovo. Quella eruzione, essenzialmente freatica con una piccola componente magmatica, fu preceduta da un sollevamento del suolo di ben 7 metri verificatosi un arco di tempo molto inferiore rispetto alle crisi più recenti e attuale. Ci furono un numero limitato di vittime (penso circa 20), nel vicino villaggio di Tripergole.

2. Il rischio vulcanico, sul lungo termine, è il fenomeno catastrofico rispetto al quale politici accorti, che tengano conto della storia passata dei vulcani (questo vale sia per il sistema Monte Somma-Vesuvio che per i Campi Flegrei) devono preparare il territorio. Le cose da fare sono semplici e di buon senso: non incrementare assolutamente la densità abitativa nelle Zone Rosse e cancellare del tutto l’idea di “sanatorie” con salvifici condoni edilizi (fatti salvi “micro-abusi”). Nello stesso tempo è assolutamente necessario sventrare il territorio delle Zone Rosse costruendo ampie vie di fuga. Se l’evento catastrofico dovesse verificarsi, il tempo a disposizione dei cittadini per mettersi in salvo sarebbe molto limitato (max 48 ore).

3. In definitiva, sulla base della realtà vulcanologica di Napoli e provincia, non sarebbe possibile programmare uno “sviluppo” abitativo di Napoli né verso est (presenza del Somma-Vesuvio) né verso ovest (presenza di Campi Flegrei e Ischia), ma solo verso Nord. In questa ottica avevo il pieno accordo del compianto urbanista, Prof. Aldo Loris Rossi. Rispetto allo scenario 2, le cosiddette “case ben costruite”, evocate da Manfredi, in grado di resistere a terremoti anche di grande intensità, NON servono assolutamente a nulla. Il rischio vulcanico può assumere due forme diverse, entrambe catastrofiche: per il Vesuvio, il flusso piroclastico (pyroclastic flow); per i Campi Flegrei il base pyroclastic surge.

Come ebbi a specificare, in un Convegno organizzato dall’Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli, ad allora Assessore nel Governo Regionale di Centro-Destra (Giunta Caldoro), ora Assessore alle Infrastrutture del Comune di Napoli, Prof. E. Cosenza, che decantava la sicurezza antisismica dell’Ospedale del Mare, del quale era stato il collaudatore – con la stessa sicumera e incompetenza vulcanologica di Manfredi – situato nella Zona Rossa del Vesuvio, il rischio al quale è esposto l’Ospedale non è sismico, ma vulcanico, sotto forma di un flusso piroclastico. Il flusso piroclastico è causato dall’eruzione di una colonna esplosiva formata da blocchi di lapilli, ceneri, frammenti di magma, che viaggiano in sospensione, trasportati da nubi di vapore e gas fino a 30-40 km di altezza. A quell’altezza, quando viene meno la spinta ascensionale, la colonna si espande lateralmente (formando il classico pino vulcanico), per poi ricadere al suolo, lungo i fianchi del vulcano, sotto forma di flusso piroclastico. La velocità del flusso e la distanza che raggiunge, è funzione dell’acclività del cono vulcanico; può raggiungere i 200 km/ora, con temperatura che supera i 1.000°C. Un esempio relativamente recente di flusso piroclastico si è verificato nell’esplosione del vulcano St. Helen, negli USA Occidentali (le cui riprese mostrai al Prof. Cosenza), che non ha causato molte vittime perché i pochi residenti (in un territorio quasi disabitato) furono tutti opportunamente allontanati dall’area a rischio immediato. Insomma questi flussi sono l’equivalente dello scoppio di una bomba atomica a pochi km di distanza. Non c’è salvezza né per le abitazioni né tantomeno per i residenti.

Nel caso dei Campi Flegrei, l’evento catastrofico potrebbe invece materializzarsi sotto forma di un base pyroclastic surge, che è una onda di base a forma di anello che si espande orizzontalmente a grande velocità ed elevate temperature, a partire dalla base di una colonna eruttiva esplosiva (è tipica anche nelle esplosioni nucleari). Durante il fenomeno, i blocchi di lapilli, ceneri, frammenti di magma, trasportati in sospensione da nubi di vapore e gas, viaggiano radialmente rispetto al centro esplosivo, con la velocità di un uragano. Il materiale clastico, a temperature superiori a 1000°C, mano a mano che l’onda radiale perde energia, viene depositato lungo un raggio di diversi km dal centro eruttivo. La terminologia (base pyroclastic surge) è stata introdotta nel 1976 dal Prof. R.S.J. Sparks (Oxford Univ., UK), vulcanologo noto a livello mondiale, che negli anni 80 fu da me invitato a Napoli per tenere una relazione sul rischio vulcanico del Vesuvio. In tempi recenti il fenomeno si è verificato nelle Filippine nel 1967, durante l’eruzione del vulcano Taal. In Italia si è verificato tipicamente nelle eruzioni di epoche passate (fra 600.000 e 350.000 anni fa) nei Colli Albani e nei Monti Sabatini, e in tempi più recenti (fra 25.000 fa fino al 79 AD) al Mt. Somma-Vesuvio.

Il principio di precauzione consiglierebbe dunque massima prudenza. Abbandonando la sicumera autoreferenziale dei Prof. Universitari, Ing Sismici e Strutturisti, al vertice del Comune di Napoli, la cui incompetenza sulla fenomenologia e sui comportamenti dei vulcani, è indiscutibile. In merito alle scellerate decisioni di politici che non tengono in alcun conto le evidenze scientifiche riguardo a fenomeni naturali, ricordo il caso della tragedia della distruzione della Centrale Atomica di Fukushima Dai-Ichi in Giappone, nel 2011. Ebbene rispetto al sito dove tale centrale era costruita, un geologo giapponese, Yukinobu Okamura, per anni ha denunciato il rischio da tsunami al quale era esposta la centrale, invitando le Autorità a delocalizzarla. Lo diceva sulla base delle evidenze geologiche che dimostravano l’esistenza di tsunami catastrofici che avevano invaso quel sito negli ultimi 3.000 anni. Rimase sempre inascoltato. Fino al verificarsi dello tsunami che ha distrutto la Centrale Atomica, 3 anni circa dopo sua morte. Ha avuto solo riconoscimenti postumi (vedi articolo: Noggerath J., Geller R. J. and Gusiakov V.K., 2011. Fukushima: The mith of safety, the reality of geoscience. Bull. of Atomic Scientist).

*Adjunct Prof: Virginia Tech, Blacksburg 24061, VA, USA; Nanjing University, Nanjing, Cina; Hubei Polytechnic University, Huangshi, Cina. Già Prof. Ordinario di Esplorazione Geochimica e Geochimica Ambientale presso Univ. di Napoli Federico II. 2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemists. In Lista di Univ Manchester, UK, tra i Top Italian Scientists (nella Disciplina Natural & Environmental Sciences).

Benedetto De Vivo
Gaetano Manfredi ed Edoardo Cosenza