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Sostiene che sui Campi Flegrei non ci si debba dividere, ma punta il dito contro “la collettività passiva”, perché “non partecipa alle esercitazioni”. Alla Camera il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, mette in scena l’informativa urgente sugli ultimi sciami sismici. Dapprima tranquillizza (“Dall’Osservatorio vesuviano si dichiara non esservi allo stato evidenze di immediata eruzione”). Un po’ blandisce (“è un tema sul quale credo che non ci si possa dividere né in questa sala, né fuori da questa Aula”). Assolve se stesso e il governo (“ha fatto tutto il possibile per la prevenzione strutturale”). Torna ad accusare le istituzioni pubbliche, le quali “nei decenni passati avrebbero dovuto guidare con buon senso e responsabilità la sempre crescente popolazione verso una consapevolezza del rischio”. E invece, “si è preferito molte volte tacere, minimizzare“. Un approccio “rassicurante che ha facilitato dagli anni ’60 in poi un’antropizzazione densissima e assolutamente incompatibile con quel territorio“.

Musumeci ribadisce il no ad ogni “attività edificatoria” sregolata. Infatti, l’area dei Campi Flegrei “coincide con uno dei più pericolosi vulcani attivi al mondo”. Ma quel che è fatto, è fatto. Adesso c’è da pensare all’emergenza attuale. E magari al futuro. E allora il ministro sciorina un po’ di numeri, per perorare la causa del governo Meloni. A partire dal 2023, “con uno stanziamento di 52 milioni di euro ha dato avvio ad attività finalizzate alla ricognizione delle principali criticità“. Per gli immobili danneggiati dalla scossa del 20 maggio scorso, è stata “autorizzata la spesa di 20 milioni per l’anno 2024 e di 15 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026“. È una girandola di cifre e rivendicazioni. “Sempre per quanto riguarda le case private per civile abitazione – aggiunge Musumeci – ritengo doveroso ricordare l’ulteriore stanziamento voluto dal Governo con la legge di bilancio 2025: 100 milioni per il quinquennio 2025-29 teso a favorire la riduzione della vulnerabilità sismica“. E insomma, dal settembre di due anni fa “il governo ha voluto accendere i riflettori sull’area dei Campi Flegrei“.

Altri numeri aggiornano sugli sfollati: 388 persone, per 163 famiglie. Ma la lunga premessa non serve solo a gonfiare il petto. Piuttosto, è la molla per assestare una botta alla cittadinanza. “Il dialogo non è mai un fatto unilaterale – ammonisce il ministro -, lo Stato ha sì il dovere di rispondere alla collettività, ma la collettività non può assumere un ruolo passivo quando diventa destinataria di regole”. Musumeci parla dell’anno scorso. Quando “abbiamo voluto dare vita a tre esercitazioni con una quasi nulla partecipazione degli abitanti“. Dopo il bastone, però, c’è la carota: “Solo in quella di ottobre abbiamo registrato, con piacere, l’adesione di circa 1.500 persone”. Ma è per sottolineare: “Segno evidente che la persistenza del Governo ha fatto breccia nel muro dell’indifferenza“.

Dalle opposizioni in aula non tardano le reazioni. Per Francesco Emilio Borrelli di Avs siamo al “paradosso di colpevolizzare i cittadini dei Campi Flegrei, i fondi per la messa in sicurezza sono stati in gran parte non spesi o spesi male”. Il pentastellato Antonio Caso invoca “subito un nuovo decreto per assistere” residenti in difficoltà e attività produttive, e chiede al ministro: “Lei sta facendo davvero tutto il possibile per evitare di contare i morti?“. Una domanda da farsi guardando “negli occhi quei cittadini” dice il dem Marco Sarracino. Il suo è un invito a Musumeci a recarsi a Pozzuoli.