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Alla faccia di rischio vulcanico e bradisismo, sempre latenti, nell’ultimo ventennio i Campi Flegrei non hanno visto fermarsi la spinta a costruire. In modo legale e illegale. L’atto d’accusa è nel dossier “Rischio vulcanico e bradisismo nei Campi Flegrei. Sicurezza, innovazione, e partecipazione per il futuro sostenibile del territorio”. L’indagine è stata realizzata da Anna Savarese e Giancarlo Chiavazzo dell’Ufficio Scientifico Legambiente Campania. È stato presentata in occasione del passaggio della Goletta Verde in Campania.

A dieci mesi dall’acuirsi dell’emergenza bradisismo, vengono evidenziati i principali elementi critici, registrati dopo le precedenti crisi del 1970-1972 e del 1983-1984. C’è l’aumento del carico insediativo: in questi 50 anni, un quinto dell’incremento demografico della Provincia di Napoli (circa 280.000 abitanti) si è concentrato nell’area tra Pozzuoli e Quarto, con aumenti della densità abitativa fino a 3500 ab/Kmq. L’immancabile crescita dell’abusivismo edilizio: nel Napoletano, tra il 2004 e il 2022, sono stati eseguiti 1641 abbattimenti. Le ordinanze non eseguite superano le 14mila. Un altro capitolo riguarda la pianificazione territoriale e urbanistica. Secondo Legambiente, si riscontra una “mancata attenzione al rischio vulcanico e in generale alla protezione civile”. Una circostanza rilevata “anche nell’analisi della dotazione dei piani di protezione civile comunale”. L’ultimo aspetto, come noto, riguarda un obbligo di legge. Lo studio mostra un quadro variabile, desunto dai siti istituzionali degli enti locali. “Un livello Buono per i Comuni di Pozzuoli e Bacoli – scrive Legambiente Campania -, un livello mediocre per Monte di Procida e Quarto, ravvisando lacune evidenti sul fronte della comunicazione e informazioni diffusa e capillare ai cittadini. Livello scarso per il Comune di Giugliano.

Ma ad allarmare, prima di tutto, è l’avanzata inesorabile del cemento. Il Rapporto Ispra sul Consumo di Suolo 2023 presenta un dato medio pari al 31,14% della superficie territoriale. Ma emergono punte sino al 52,85% a Monte di Procida e al 43,25% a Quarto. Gli incrementi sono positivi (in media il 2,42%) dal 2006, con un totale di suolo consumato di circa 410 ettari, in un territorio a forte vocazione agricola e naturalistica. Il tutto, pur a fronte del  calo demografico. Passando ai dati sul patrimonio edilizio residenziale – al netto dell’abusivismo – spicca un consistente numero di abitazioni vuote, nel rapporto tra numero di appartamenti e di famiglie. “Addirittura di circa il 18% sul totale” sottolinea l’associazione ambientalista. “Il fatto che probabilmente si sia costruito troppo o che – afferma Legambiente -, a fronte delle delocalizzazioni, gli alloggi evacuati siano poi rimasti sul mercato immobiliare, forse anche animando quello delle seconde case o destinate ad attività ricettive, trova conferma nella consistenza degli edifici realizzati dopo il 1980, cioè dopo la seconda grave emergenza”. A quanto risulta, ben il 44,53% della nuova edificazione avviene dopo il 1980. Si troverebbero picchi “del 58,32% a Giugliano in Campania, del 47,69 a Quarto e del 42,76% a Pozzuoli”.

Ancora più grave, a detta del dossier, “il dato che dimostra che proprio nel ventennio 1971-1900, quello che include entrambe le precedenti, emergenze, quasi raddoppiano gli edifici residenziali, con un incremento complessivo del 48,90%”. In questo caso si scoprirebbero “punte del 55,04% a Giugliano e intorno al 50% sia a Pozzuoli che a Quarto”. Ma un dato confortante c’è, stando ai censimenti Istat, antecedenti all’ultima emergenza. Lo stato degli edifici risulta per l’83,45% tra ottimo e buono, per il 15,80% mediocre e appena per lo 0,75% pessimo.