Napoli – Dopo avere risposto alle domande della Procura di Napoli nell’ambito di una collaborazione con la Giustizia avviata all’inizio dello scorso febbraio, ha ritrattato Luca Esposito, genero del boss dell’Alleanza di Secondigliano Patrizio Bosti.
Esposito, insieme con la moglie, Maria Bosti, figlia del boss, è stato arrestato mentre stava per imbarcarsi, da Fiumicino, su un volo per Dubai, lo scorso 17 gennaio. Marito e moglie erano entrati in possesso, pagando, di falsi certificati di avvenuta vaccinazione SARS-Cov-2 e falsi certificati di test molecolare con esito negativo. E per questo motivo la Dda li ha accusati di “corruzione di incaricati di pubblico servizio aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il sodalizio di appartenenza”.
Rispondendo alle domande dei magistrati ha spiegato, dall’inizio, la sua relazione con Maria Bosti, parlato dell’imposizione del matrimonio da parte del suocero, con modi violenti, dei suoi affari lucrosi con la compravendita di orologi di lusso che hanno visto in veste di clienti anche dei calciatori e rappresentanti del mondo dello spettacolo. Affari che andavano benissimo tanto da consentirgli di acquistare una Ferrari. Ma Esposito ha anche relazionato i pm antimafia napoletani sugli incontri i vertici dell’Alleanza di Secondigliano, anche quando il suocero era latitante, e sulle dinamiche interne alla federazione malavitosa: “…il sistema è capeggiato da Bosti Patrizio e Eduardo Contini, attualmente condannato…” con i Licciardi che “…sono vicini al sodalizio, ma attraverso i Mallardo, perché i Licciardi mantengono un certo astio verso Ettore Bosti (figlio di Patrizio, fratello di Maria e a tal punto violento, secondo Esposito, da picchiare anche la madre, Rita Aieta) per un omicidio…”. Agli inquirenti ha fornito nomi e circostanze, anche in relazione ad omicidi che hanno visto come mandante il suocero. Ai pm antimafia partenopeo, Esposito, ha disegnato l’Alleanza come Cosa Nostra: “…ci sono i vertici, ma ci sono anche altri uomini, direttamente sottoposti ai vertici, che hanno altri arruolati che essi pagano direttamente. Ad esempio, alcuni uomini di Rullo Nicola (altro esponente del clan, ndr) non erano stati ‘battezzati’ da Eduardo (Contini) e Patrizio (Bosti). E dunque non apprezzavano che Rullo avesse un esercito tutto suo…”.