A Caivano sono 9 i destinatari del decreto di fermo emesso dalla Dda di Napoli, eseguito dai carabinieri di Castello di Cisterna, e tra loro ci sono politici e dipendenti comunali. Si tratta di Giovanbattista Alibrico; 65 anni; Raffaele Bervicato, 29 anni; Armando Falco, 48 anni; Domenico Galdiero, 42 anni; Raffaele Lionelli, 42 anni; Carmine Peluso, 39 anni; Martino Pezzella, 57 anni; Vincenzo Zampella, 56 anni, Massimiliano Volpicelli, 36 anni. Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione di tipo mafioso, alle estorsioni aggravate dal metodo mafioso, alla corruzione aggravata dal finalità mafiose. Tra i fermati anche esponenti della precedente amministrazione comunale, come l’ex assessore Carmine Peluso e l’ex consigliere comunale Giovanbattista Alibrico. Troviamo inoltre l’ex segretario cittadino di Italia Viva, Armando Falco, il tecnico comunale Martino Pezzella, il dirigente comunale Vincenzo Zampella.
Il reato di associazione mafiosa viene contestato a Bervicato, Volpicelli, Lionelli, Peluso, Pezzella, Zampella, Falco e Alibrico. La Dda ipotizza che fossero organici al gruppo “facente capo ad Antonio Angelino”, considerato elemento di spicco del clan Sautto-Ciccarelli di Caivano, arrestato dai carabinieri lo scorso luglio a Castel Volturno. Per lo stesso reato risultano indagati, oltre ad Antonio Angelino, Gaetano Angelino e Giovanni Cipolletti. Tra gli obiettivi, ci sarebbero state le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti nelle zone, in particolare, di Caivano e territori limitrofi. Ma per gli inquirenti, tra le mire del gruppo ci sarebbe stato anche il condizionamento delle gare d’appalto al Comune di Caivano, riscuotendo, successivamente, dai vari imprenditori affidatari dei lavori, quote estorsive destinate ad alimentare la cassa del clan. Secondo le carte indagini Antonio Angelino avrebbe provveduto ad avvicinare direttamente le vittime delle richieste estorsive, e ad interagire con Peluso, Alibrico, Falco e Pezzella, quali intermediari, preposti ad acquisire informazioni sulle assegnazioni alle imprese dei lavori pubblici. Gli affidamenti sarebbero avvenuti tramite determine firmate da Zampella, dirigente del settore lavori pubblici.
Ad Antonio Angelino si contesta, inoltre, di aver gestito le aggiudicazioni dei lavori ad imprenditori compiacenti, i quali da un lato avrebbero versato tangenti agli amministratori pubblici e a Zampella in cambio degli affidamenti, dall’altro sarebbero stati costretti a versare somme di denaro a titolo estorsivo a vantaggio del clan. Volpicelli e Cipolletti sarebbero stati esecutori materiali delle richieste estorsive, passando all’incasso dagli imprenditori, ai quali avrebbero imposto il blocco dei lavori se non provvedevano a versare le quote richieste. Per Gaetano Angelino e Raffaele Bervicato, invece, gli investigatori ritagliano la veste di affiancare e coadiuvare “il capo clan Angelino Antonio”.
Lionelli è accusato di essere addetto al procacciamento e alla custodia di armi per conto del sodalizio, allo svolgimento dell’attività estorsiva, ai contatti con gli affiliati detenuti. Una gragnuola le accuse formulate per i politici. A Peluso – assessore prima ai Lavori pubblici poi al commercio – Alibrico e Falco, la Dda contesta il ruolo di provvedere, di volta in volta, anche con ruoli interscambiabili: ad avvicinare, per conto del clan, gli imprenditori vittime di estorsione, aggiudicatari di lavori pubblici assegnati dal Comune di Caivano, al fine di riscuotere somme di denaro da consegnare al clan, una parte delle quali venivano incassate, quale remunerazione, direttamente da loro; ad informare gli altri membri del clan, in particolare Cipolletti, Volpicelli e Antonio Angelino, circa le imprese aggiudicatarie e agli importi dei lavori assegnati. Non solo, perché i tre avrebbero avuto la funzione di intermediari tra i suddetti imprenditori e gli altri esponenti del clan, concordando anche l’importo delle quote estorsive. E avrebbero pure condizionato lo svolgimento e l’affidamento delle gare per l’esecuzione di lavori pubblici provvedendo, in particolare, con la cooperazione di Zampella, a favorire l’affidamento dei lavori alle ditte compiacenti, anche mediante determine motivate ingiustificatamente dalla somma urgenza degli interventi, o attraverso gare oggetto di turbative. Pesanti contestazioni, dalle quali ora si devono difendere.