“Governare il bradisismo si può, perforando il suolo”. Lo afferma il geochimico Benedetto De Vivo, coautore di una pubblicazione internazionale (Lima A., Bodnar R.J., De Vivo B., Spera F.J, Belkin H.E., 2025. The “breathing” Earth (la terra che respira) at Solfatara-Pisciarelli (Campi Flegrei, southern Italy) during 2005-2024: Nature’s way of attenuating the effects of bradyseism through gradual and episodic release of subsurface pressure). Lo studio esamina “il modo in cui la Natura attenua gli effetti del bradisismo attraverso il rilascio graduale ed episodico della pressione sotterranea”. De Vivo, già docente della Federico II, si mostra sicuro. “Bisognerebbe effettuare almeno 10 sondaggi fino alla profondità di circa 3 km – spiega -, per consentire il degassamento del sistema, attraverso utilizzo di valvole artificiali”. Alle possibili obiezioni, lo scienziato replica: “La moderna tecnologia consente ora queste operazioni – cosa non possibile nel recente passato – in assoluta sicurezza fino alla profondità di 5 km”. Infatti , “tali sondaggi vengono effettuati in aree vulcaniche attive, in Islanda, Nuova Zelanda, e anche nel bacino del Balaton (Ungheria)”.
Secondo De Vivo, “le attività esplorative geotermiche dimostrano che tali sondaggi possono essere effettuati in sicurezza fino a 5 km e a temperature fino a oltre 500°C (Rivera e Carey, 2023), includendo anche sistemi geotermici supercritici (Reinsch, 2017)”. E inoltre “il rischio connesso ai sondaggi può essere “governato” con le nuove tecnologie di perforazioni, senza alcuna necessità di evacuare i cittadini”. Il costo? “Per l’esecuzione dei potenziali 10 sondaggi, preceduti da studi di fattibilità – afferma il geochimico – ammonterebbe a circa 30-50 milioni di euro, da informazioni raccolte presso società operative straniere”. L’esperto sottolinea che, prima di procedere “bisogna avere certezza sulle stratigrafie delle aree dove si potrebbero fare i sondaggi – ovviamente non in aree – per quanto possibile – densamente urbanizzate”. In De Vivo c’è la convinzione che “sforzi congiunti di ricercatori (Geologi e Ingegneri), funzionari governativi e cittadini possono servire a risolvere in modo permanente il fenomeno del bradisismo rendendo possibile governare le forze della Natura, con un rapporto costi/benefici favorevole per decine di migliaia di cittadini che vivono a rischio nei Campi Flegrei“.
Il geochimico però ci tiene a precisare “a scanso di equivoci, che lo scopo sarebbe di operare sui fluidi e non certamente su corpo magmatico, ubicato a circa 8 km di profondità – da tomografia sismica di circa 20 anni fa, condotta dal Professor Zollo“. I fluidi, va ricordato, sono “composti da gas magmatici – che si liberano da bordo magmatico esterno di cristallizzazione definito carapace, acqua meteorica, con componente anche marina, come dimostrato da indagini isotopiche fatte circa 30 anni fa in Giappone dalla mia ex dottoranda Caprarelli“. Nell’attuale crisi bradisismica, su un punto De Vivo non transige: respinge le ipotesi di “risalita di magma silente, che arriverebbe alla profondità di circa 4 km senza alcun sisma, dalla profondità di 8 km“. Tra l’altro, “se proprio si vuole accertare con certezza a che profondità si trova la “camera magmatica” – aggiunge – basterebbe rifare la tomografia sismica come fu fatta circa 20 anni fa, così almeno si metterebbe fine alle tante ipotesi in merito a presunta risalita del magma”.
Per altri versi, da notizie stampa l’ex professore della Federico II apprende “con grande piacere , che il buon senso abbia prevalso nella riunione della cabina di regia su Bagnoli”, di tre giorni fa. A Palazzo Chigi si sarebbe deciso di non consentire più “la costruzione di ben 1.000 abitazioni residenziali all’interno del sito ex-industriale di Bagnoli”. Per il resto, De Vivo non entra di nuovo nel merito delle intenzioni progettuali da parte del Sindaco/Commissario Manfredi e di Invitalia sul da farsi operativamente riguardo la rigenerazione del SIN Bagnoli. Non ha “la conoscenza diretta del Piano”. Tuttavia, continua “a leggere di progetti costosissimi e poco condivisibili, sia per la parte a terra che a mare. Come più volte ribadito in miei tanti interventi si tratterebbe di operare in modo semplice, veloce, e ahimè anche molto più economico, rispetto alla pioggia di risorse pubbliche messe a disposizione”. Per le operazioni di perforazioni, comunque “sarebbe necessaria, una piccolissima parte di 1,2 miliardi erogati molto generosamente da Governo per il risanamento del sito di Bagnoli”.