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di Benedetto De Vivo*

Intervengo sul progetto risanamento del sito industriale dismesso (brownfield site) di Bagnoli, portando, spero, chiarimenti operativi di natura tecnico/scientifica, dopo la concessione di un corposo finanziamento (1,2 Miliardi €, che soddisfa in pieno la richiesta congiunta di Commissario Manfredi, quale Sindaco di Napoli, e di Invitalia, (diretta dal Dott. Bernardo Mattarella), da parte del Governo Meloni.

Prima di avventurarsi a indicare soluzioni, penso che bisognerebbe conoscere a menadito quale è lo stato dell’arte del sito ex industriale, prendendo a riferimento quanto viene fatto in giro per il mondo per il risanamento dei siti industriali dismessi (brownfield sites). Il risanamento e soprattutto i costi proposti per il sito di Bagnoli non trovano riscontro con quanto si fa in tutto il mondo civile. Lo stato dell’arte dei terreni di Bagnoli mi è noto nei dettagli, essendo io stato componente della Commissione di 7 Esperti (1995-2001) di supporto a un Comitato di Alta Vigilanza (entrambi di nomina governativa), per le attività di monitoraggio del sito affidate alla ex Bagnoli SpA. In tale contesto, la Commissione di 7 Esperti (senza poteri deliberanti) esprimeva pareri alla Commissione di Alta Vigilanza per il monitoraggio delle matrici ambientali dell’ex sito industriale. Monitoraggio propedeutico al Piano di bonifica, poi affidato per l’esecuzione alla nuova società BagnoliFutura SPA (che sostituì Bagnoli SpA). Il monitoraggio definì dettagliatamente il livello di inquinamento per metalli e composti Organici (IPA, PCB, Idrocarburi totali) delle varie aree del sito di Bagnoli, ben distinguendo la componente antropica rispetto a quella naturale.

Sulla base dei risultati delle attività di monitoraggio del sito (1995-2001) furono richiesti al Governo Berlusconi, da Bagnoli SpA, 370 miliardi di Lire. In particolare, rifacendo i calcoli dei volumi di terreni da “bonificare”, utilizzando la geometria frattale, dimostrai che i volumi valutati sulla base di geometria euclidea, erano sovrastimati di almeno il 30%. Così il Governo Berlusconi concesse un finanziamento di 248 Miliardi Lire, di cui 148 da utilizzarsi per la bonifica dei terreni ex industriali e i restanti 100 miliardi per la rimozione della Colmata a mare. Dopo pochi mesi da questa decisione, la Commissione di Esperti fu “licenziata”. Con il passaggio del testimone, quale società partecipata operativa, da Bagnoli SpA a BagnoliFutura SpA.

Le attività di bonifica, condotte da BagnoliFutura SpA, nella fase finale furono bloccate nel 2009 dal Tribunale di Napoli (a seguito di denuncia di Sig.ra Adele Iandolo, abitante in via Cavalleggeri, che ipotizzava che il suo cancro al polmone fosse legato a contaminanti cancerogeni provenienti dai terreni ex industriali dove erano in corso le attività di bonifica), con sequestro del sito e relativo processo, che non si è ancora concluso in modo definitivo. Ci sono state sentenze di condanna e parziale assoluzione di Primo Grado (13/7/2018), di assoluzioni in Appello (Aprile 2022) e conferme di condanne in Cassazione (18/5/2023). Ora il giudizio è in attesa di una seconda sentenza di Appello, sulla quale dovrà esprimersi definitivamente la Cassazione. Per il Processo di Primo Grado sono stato uno dei Consulenti tecnici del PM Stefania Buda (altri CTU del PM Buda, insieme a me, furono: Dott. G. Auriemma e Prof. M. Manno -coadiuvati da Proff. S. Albanese, M. de Gennaro, A. Mazzarella). Preciso che la mia attività quale Membro della Commissione di Esperti si era conclusa nel 2001, all’insediamento della BagnoliFutura SpA. Per quanto riguarda tutta la vicenda del risanamento del sito ex-industriale di Bagnoli rimando al libro: De Vivo B., Auriemma G. e Manno M, 2021. Il risanamento di un sito industriale dismesso. Bagnoli: davvero un caso unico al mondo? La Valle del Tempo, Napoli, 186 pp. ISBN 979-12-807-30-06-0), al Capitolo di Libro Internazionale Elsevier: De Vivo B., Lima A., Albanese S., Auriemma G., Manno M. and Roberts E., 2024. The Bagnoli-Napoli brownfield site in Italy: before and after the first remediation phase. In: Environmental Geochemistry. Site Characterization, Data Analysis, Case Histories, and Associated Health Issues. 3rd Edition (De Vivo B., Belkin H.E, Lima A., Eds); Paperback ISBN: 978-0-443-13801-0; eBook ISBN: 978-0-443-13802-7. Elsevier (Netherlands), https://shop.elsevier.com/books/environmental-geochemistry/de-vivo/978-0-443-13801-0; Chapter 16, 549-588 pp); e a vari interventi su MeteoWeb (fra 2020-2024).

In ogni caso, quale che sia l’esito finale della vicenda giudiziaria, le attività di monitoraggio hanno dimostrato quanto segue: la presenza di inquinanti potenzialmente tossici, riguardavano essenzialmente IPA, PCB, Idrocarburi Totali. I metalli non costituivano e non costituiscono problema.

I metalli/metalloidi potenzialmente tossici, quali As, Cd, Be, Tl e altri sono geogenici, di origine vulcanica – sorgenti termali, ampiamente diffuse nella Baia di Bagnoli e in tutti i Campi Flegrei. Non c’è quindi nessuna bonifica da fare per quanto riguarda i metalli (scorrettamente definiti, per ignoranza, da tanti come metalli pesanti). Per la precisione, specifico che la Legge Ambientale Italiana, così come quella di tutti i Paesi del Mondo, prescrive, che in presenza di elementi e/o composti di origine naturale le soglie di intervento (per uso residenziale e commerciale, vengono elevate tenendo in conto i valori background degli elementi/composti naturali). Ciò nonostante il Sindaco Manfredi, in sua presentazione nella sede Consiliare del Comune di Napoli, ancora continua a invocare la presenza di “metalli pesanti” da “bonificare nel sito di Bagnoli”. Sarebbe veramente singolare pretendere di “bonificare” la Natura…  Intra alia il Sindaco Manfredi, in suo intervento al Comune, parlava di metalli pesanti: i metalli pesanti NON esistono nella Tavola Periodica degli Elementi (ma evidentemente si è distratto, forse intendeva dire i metalli potenzialmente tossici).

I metalli di origine industriale, provengono da loppe e scorie di altoforni; come tali sono ossidati e inertizzati, quindi non sono biodisponibili e non sono nocivi per la salute umana. I tests di cessione fatti effettuare da ex Commissione di Esperti fra 1995-2001, hanno dimostrato loro stabilità e non pericolosità per la salute umana. Può essere comprensibile che un “politico” possa non capire questi banali concetti, ma che queste enormità vengano dette da Professori e Ricercatori Universitari di materie tecnico/scientifiche è molto grave!

L’unico problema nel brownfield site di Bagnoli, riguarda pertanto la contaminazione antropica da composti organici (Idrocarburi Totali, IPA, PCB), per il cui risanamento si può procedere con tecnologia super-sperimentata, e ampiamente utilizzata nel mondo: il desorbimento termico, in situ o ex-situ. Per il caso di intervento ex-situ, il materiale decontaminato si può utilizzare per la messa in sicurezza (capping) dei terreni contaminati di aree interne. Insomma i fantomatici trasporti su migliaia di camions attraverso Napoli, evocati da Sindaco Manfredi, sono una pura, fantastica, sciocchezza. Ad es, il 60% (circa 120 su 195 ettari) di terreni della Colmata (se si volesse procedere a sua rimozione) si sposta al più di 500 m nell’area interna, si procede con desorbimento termico-ex situ, e lo si riutilizza per il capping. In sostanza i terreni incontaminati di area Colmata sono una risorsa da riutilizzare nel brownfield site stesso, senza trasporti chissà dove, né via mare, né via terra.

Quindi è proprio il materiale della Colmata che risulta prezioso per assicurare la sostenibilità ambientale ed economica dell’operazione. Essendo composta prevalentemente da loppe e scorie inertizzate negli altoforni, tale materiale per circa i due terzi non é contaminato, e quindi può essere utilizzato direttamente per la copertura (capping) dei terreni ex industriali.

Bisogna quindi intervenire su IPA, PCB, Idrocarburi Totali, di origine prettamente industriale. Tali composti organici sono presenti in concentrazioni superiori alla soglia di Legge, sul 40% (circa 78 su 195 ettari) dei terreni della Colmata, e più diffusamente nel materiale di riporto di area interna del sito industriale. La decisione Rimozione/Non Rimozione è quindi puramente di carattere politico. Io esprimo solo il mio di punta di vista tecnico, sulla base di quanto viene realizzato in tutto il mondo civile. Indico, di seguito, quindi le due possibili soluzioni, sia nell’ipotesi di rimozione prevista attualmente in vigore, sia per l’ipotesi di NON/Rimozione, in seguito all’approvazione di un Decreto che elimini l’obbligo di legge di provvedere in tal senso.

Riporto qui, sinteticamente, le soluzioni, semplici, veloci, e relativamente, molto più economiche, rispetto ai finanziamenti generosamente concessi a Invitalia e al Commissario Sindaco Manfredi (1,2 Miliardi €, che si sommano ai circa 450 milioni € nella disponibilità di Amministrazione Comunale – come detto dal Sindaco in suo intervento in Consiglio Comunale).

Ma bisogna prendere atto dello stato dell’arte, con unità di intenti del Governo Meloni con una Amm.ne, sulla carta, di segno opposto. La speranza è che con mio contributo tecnico/scientifico, nell’interesse pubblico, si porti finalmente a compimento il risanamento del sito, cercando di limitare gli imbarazzanti sperperi in atto. Né più né meno come si verificò con il caso del Risanamento di Napoli di inizio 900 promosso meritevolmente da Matilde Serao (alla fine del 1800).

Idee progettuali di massima

Senza entrare nel merito delle soluzioni tecniche di dettaglio nelle varie zone del sito, ribadisco il concetto generale che la soluzione a Bagnoli, sulla falsariga di quanto realizzato in decine di migliaia di brownfield sites, negli USA e nel mondo, è in realtà molto più semplice, veloce e relativamente economica di quanto si vuole far credere ai cittadini. In estrema sintesi, la soluzione è la messa in sicurezza del sito e sua trasformazione in un grande Parco pubblico. In collaborazione con Team Excalibur Group (USA) (consulenti di U.S. EPA), con esperti cinesi, europei e italiani, ho ideato quanto segue (utilizzando per i costi i prezzari USA):

Abitazioni residenziali, a Bagnoli, in piena Zona Rossa per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei: Incrementare la densità abitativa nella Zona Rossa dei Campi Flegrei sarebbe una decisione irresponsabile. Quando il Sindaco dichiara che la costruzione di uno stadio a Bagnoli sottrarrebbe volumetrie per altre costruzioni di interesse privato, a cosa si riferisce se non a uno sviluppo anche residenziale e alberghiero di parte dei terreni? Ma se si volesse procedere, sconsideratamente, contro i principi minimi di precauzione, in tale direzione, i terreni destinati a uso residenziale dovrebbero essere messi in sicurezza rimuovendo i contaminanti organici con tecniche sperimentate (desorbimento termico in situ/estrazione sotto vuoto), seguite da capping (copertura), con suoli non contaminati, per salvaguardare comunque la salute dei futuri residenti dal contatto con elementi/composti potenzialmente tossici. Agli stessi potenziali residenti andrebbe poi precluso l’uso di acque sotterranee. Per evitare intrusioni di contaminanti che si volatilizzano da acque sotterranee (Radon di origine vulcanica e IPA/PCB), le abitazioni residenziali dovrebbero essere costruite in modo da essere protette da barriere ingegnerizzate/sistemi di depressurizzazione.

Gli interventi a terra, in aree destinate a parchi e complessi sportivi, dovrebbero perseguire due obiettivi: la messa in sicurezza della matrice terreno/suolo e l’abbattimento della carica inquinante della falda freatica. La messa in sicurezza dovrebbe essere imperniata su due interventi: la posa in opera di geoteli ricoperti (capping) da terreni incontaminati e/o con basse concentrazioni di inquinanti, prevalentemente organici (IPA, PCB, Idrocarburi Totali). Su tali terreni, una volta che siano stati messi in sicurezza, si potranno poi collocare terreni non contaminati e tutte le specie vegetali possibili.

Si dovrebbe prevedere solo un limitato uso del suolo per uso commerciale: Gli standards italiani per contaminazione da IPA/PCB/Idrocarburi Totali e molto subordinatamente, Metalli Potenzialmente Tossici (vedi quanto definito sopra in merito a origine naturale e antropica dei metalli) nei suoli/terreni a uso commerciale devono essere rispettati attraverso opere di capping (copertura), con terreni incontaminati dello spessore di circa 1 metro, e con misure istituzionali per prevenire l’esposizione umana rispetto ai suoli/terreni al disotto del metro superficiale di capping. Per le acque di falda si dovrebbe mettere in opera una barriera ingegnerizzata per il controllo dei vapori e per l’estrazione sotto vuoto di Radon e IPA/PCB/Idrocarburi Totali allo scopo di proteggere gli edifici (non residenziali) che si costruiranno.

Acque sotterranee: Per le acque di falda è possibile un intervento che utilizzi barriere reattive permeabili. Una tecnica diffusamente utilizzata da decenni in aree minerarie carbonifere, intorno alle centrali nucleari e recentemente implementata e sperimentata in Cina con l’utilizzo di varie tecnologie, comprese le nanotecnologie. Le tecniche utilizzate prevedono l’uso di carbonio attivo granulare polverizzato e Ferro zero-valente e/o argille ingegnerizzate con iniezioni di nanobolle di Ossigeno, in base ai risultati della caratterizzazione geochimica del corpo idrico, con uno scavo ortogonale al flusso, riempito di materiale reattivo e quindi, nel caso specifico, verosimilmente parallelo alla linea di costa.

Acque piovane/Canale Bianchettaro: Ulteriori scarichi di deflusso a mare delle acque superficiali del Canale Bianchettaro e di qualsiasi altro scarico dall’area contaminata dovrebbero essere intercettati per eliminare la possibilità di un continuo trasporto di sedimenti contaminati da IPA/PCB/Idrocarburi Totali e di una loro deposizione a mare.

Area spiaggia: A protezione (da erosione marina) degli attuali Arenili a nord e a sud della Colmata a Mare e, eventualmente anche per area marina a fronte di Colmata (se, come pare, la Colmata non verrà rimossa, non dovrebbe essere prevista la ricostruzione della linea di costa, in continuità con Arenili Nord e Sud), si dovrebbe ipotizzare la creazione di scogliere soffolte al largo (a circa 100-150 m da spiaggia di Arenili) per creare condizioni di mare calmo (senza correnti marine) e la messa in opera di una copertura di 25-30 cm di sostanze organiche stabilizzanti o altri materiali.

Sedimenti marini: Si dovrebbero mettere in sicurezza/bonificare i sedimenti marini contaminati da IPA/PCB/Idrocarburi Totali per soddisfare gli standards italiani di Legge. Tuttavia, l’estensione dell’area di impatto potrebbe precludere il raggiungimento di questi standards su tutta l’area. L’obiettivo importante, comunque, è quello di consentire la balneazione senza esporre a rischio eccessivo la popolazione interessata. Questo si dovrebbe poter realizzare, almeno fino a una distanza di 100-150 m dalla linea di costa e fino alla profondità di 2 metri, mentre i sedimenti marini oltre i 100-150 m dalla linea di costa dovrebbero essere resi meno biodisponibili (trattando i sedimenti bentonici con pellets adsorbenti dei contaminanti, composti da carbonio attivo granulare e argilla) e mettendo in atto misure istituzionali per vietare la pesca in queste acque. Nei sedimenti marini può essere applicata la tecnica di desorbimento termico in-situ (attualmente una tale operazione con tecnica sperimentata e quindi di sicura efficacia, su sedimenti marini è in corso in Danimarca da parte di Società Leader in Europa). Riguardo le soluzioni sperimentali prospettate dal Sindaco Manfredi con nuove tecnologie, penso di Soc. Finlandese, per i sedimenti marini, ricordo:

Tale tecnologia, non è assolutamente efficace per PCB, non so se lo sia per IPA e Idrocarburi Tot; si tratta di una tecnica che si può definire nella migliore delle ipotesi, sperimentale, in un sito che dovrebbe essere restituito quanto prima alla fruizione dei cittadini, al termine dei 2-3 anni che si prevedono di impiegare per portare a termine le attività di “bonifica”. In parole semplici, in una situazione qual è quella di Bagnoli, si dovrebbe operare solo con tecnologie sicure e già sperimentate, ovvero con un livello massimo di maturità tecnologica (Technology Readiness Level, TRL, pari a 9). Tecnologie sperimentali, che mi sembra di capire non determinerebbero alcun miglioramento per quanto riguarda in particolare la elevatissima presenza di PCB (sostanze Organiche di origine prettamente industriale, altamente cancerogene) non dovrebbero essere previste.

NB: Riguardo i sedimenti marini il Sindaco Manfredi ha parlato di una operazione di dragaggio dei sedimenti pesantemente inquinati da IPA-16 Composti (da 100 a 1.000 superiore ai Limiti di Legge 56/2009 che fissa gli SQuA (Standard di Qualità Ambientale: 800 µg/kg), PCB Totali (da 100 a 1.000 volte superiore ai Limiti Legge 56/2009: 8 µg/kg) e OCP-Pesticidi (24 tipologie) (Vedi: Minolfi G, Rezza C., Zuluaga M.C., Albanese S., Lima A., Wang M., Molisso F., Sacchi M., De Vivo B., 2018. Atlante geochimico-ambientale dei sedimenti marini dei Golfi di Napoli (inclusa la Baia di Bagnoli) e Salerno, Aracne Editrice, ISBN: 978-88-255-1739-2). Operazione di dragaggio dei sedimenti marini pesantemente inquinati da IPA, PCB, OCP è assolutamente da non fare. Significherebbe ridistribuire in tutto il Golfo di Napoli e Pozzuoli tali cancerogeni contaminanti. Sarebbe un disastro ambientale garantito.

Terreni Colmata: I terreni della Colmata NON contaminati (60% dell’area Colmata) possono essere utilizzati direttamente per il capping, dei terreni a terra. Il materiale contaminato da IPA/PCB/Idrocarburi Totali (circa il 40% dell’area della Colmata) può essere ugualmente utilizzato per il capping, dopo essere stato sottoposto a desorbimento termico in-situ.

Materiale Contenente Amianto (MCA): Altra assurda decisione, che ha comportato unicamente un inutile sperpero di denaro pubblico, è stata la rimozione del MCA che avrebbe potuto rimanere interrato, effettuando solo una ulteriore messa in sicurezza con capping di terreno incontaminato. MCA se interrato NON costituisce pericolo per alcuno. Evidentemente si prepara uno sviluppo edilizio dell’area dalla quale si rimuove MCA (solo questa ipotesi giustifica la rimozione di MCA, interrato), e nel frattempo si cerca, con la rimozione di MCA interrato, il favore di ambientalisti poco informati.

Presenza anomala di contaminanti inorganici (Metalli/Metalloidi): Mi sembra di avere inteso che a Bagnoli, si pretenderebbe di “bonificare” anche le concentrazioni fuori norma di metalli/metalloidi (As e altri) assolutamente di origine vulcanica (da sorgenti termali dei Campi Flegrei). Insomma sembrerebbe che si voglia “bonificare” anche la natura. A Bagnoli la contaminazione da metalli/metalloidi, ha una duplice origine (naturale) e antropica (attività industriale). Quella antropica è stabilizzata, in quanto proveniente da loppe e scorie di altoforni. Quindi è immobile, non bio-disponibile. Ciò fu dimostrato con i tests di cessione, imposti dalla Commissione di Esperti Governativa (di cui ero componente). Tali tests dimostrarono che i metalli provenienti da loppe e scorie di altoforni si mobilizzano solo con pH estremamente acido (<3) o basico (>8). I contaminanti tossici a Bagnoli sono i composti Organici: IPA, PCB, Idrocarburi Totali.

 

Di seguito riporto, la soluzione con Rimozione della Colmata (Tabella 1) e la soluzione senza Rimozione della Colmata (Tabelle 2).

  1. Soluzione con rimozione della Colmata: Se la Colmata viene rimossa, i terreni non contaminati da composti organici (IPA, PCB, Idrocarburi Totali), circa il 60% del totale (si vedano i risultati dei monitoraggi effettuati da Bagnoli SpA, 1995-2001), possono essere utilizzati per le operazioni di capping (copertura) dei terreni contaminati ex industriali a terra (Vedi Costi Tabella 1). I terreni della Colmata contaminati da composti organici (40% del totale), possono essere spostati di alcune centinaia di metri in area interna delle aree ex-industriali (es, sotto il costone di Posillipo), ed essere sottoposti a desorbimento termico ex-situ. Dopo il desorbimento, come il 60% dei terreni non contaminati, possono essere utilizzati ugualmente per il cappingdei terreni ex-industriali a terra. La paventata necessità quindi di migliaia o decine di migliaia di viaggi di camions per il trasporto dei terreni della Colmata attraverso le strade di Napoli è una totale sciocchezza tecnica, oltre che una follia economica.

TABELLA 1

COSTI DI MASSIMA CON RIMOZIONE DELLA COLMATA PER LA REALIZZAZIONE DI MESSA IN SICUREZZA/BONIFICA TERRENI E AREA COLMATA

Scavo Colmata a Mare

Scavo €   25.970.000

Trasporto e messa in posto di materiale non contaminato €     6.679.000

Trasporto e messa in posto di materiale contaminato € 102.415.000

Sub-Totale € 135.064.000

Colmata a mare-Sabbia-Trasporto e Messa in posto €        468.000

Costruzione scogliera-Lunghezza circa 900 m € 111.780.000

Barriera bio-reattiva (Iniezione carbonio attivo polverizzato) €        474.000

Aquagate/Sedimite (Sedimenti marini) €     5.589.000

Capping del sito €   53.433.000

TOTALE € 307.808.000

Costi Totali Imprevisti (40%) € 123.123.000

TOTALE € 430.931.000

  1. Soluzione senza la rimozione Colmata: Se la Colmata non viene rimossa, come previsto dalla Legge esistente (1996) e dal vincolo del Ministero dei Beni Culturali, che dispongono il ripristino della “morfologia naturale della costa” per motivazioni di tutela del Paesaggio (ex art. 9 della Costituzione), la soluzione del disinquinamento del 40% della superficie della Colmata si fa in-situ, senza scavare un grammo di terreno con il desorbimento termico, che elimina i composti Organici (attraverso loro volatilizzazione e raccolta) (Vedi Costi Tabella 2).

TABELLA 2

COSTI DI MASSIMA SENZA RIMOZIONE DELLA COLMATA PER LA REALIZZAZIONE DI MESSA IN SICUREZZA/BONIFICA TERRENI E AREA COLMATA

1-Desorbimento termico in-situ di IPA e PCB su 40% terreni Colmata   €  60.000.000

2-Costruzione scogliera soffolta-Lunghezza circa 900 m     € 111.780.000

3-Barriera bio-reattiva (iniezione di carbonio attivo polverizzato     €        474.000

4-Aquagate/Sedimite (sedimenti marini)     €     5.589.000

5-Capping del sito     €   53.433.000

SUB-TOTALE     € 231.276.000

6-Costi Imprevisti (40%)     €   92.510.000

TOTALE     € 323.786.000

Non rimuovendo i terreni dell’area di colmata (40% del totale) fortemente contaminati da IPA e PCB, e effettuando il disinquinamento attraverso il desorbimento termico in-situ (vale a dire senza scavare/rimuovere un grammo di terreno), il costo scenderebbe a € 60.000.000 (Tabella 2) (con eliminazione delle voci 1. € 102.415.000 -Scavo e trasporto terreni colmata; e 2. € 12.468.00 Trasporto e messa in posto di sabbia, di Tabella 1). La valutazione del costo di € 60.000.000 per il risanamento con desorbimento termico in-situ, è stato verificato attraverso contatto con primaria, società Europea, che mette in opera tale tecnologia in tutto il mondo, compresi siti di spiagge marine fortemente inquinate da IPA e PCB.

Il costo totale per il risanamento del sito dismesso di Bagnoli, sia dei terreni che dell’area marina di Bagnoli ammonterebbe quindi a 323.786.000 € (senza Rimozione Colmata) o 430.931.000 € (con Rimozione Colmata). Praticamente un quarto della cifra di 1,2 miliardi € che il Governo si appresta a versare, in base alle richieste, suffragate da studi tecnici di Invitalia e del Commissario per la “bonifica” di Bagnoli, Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Che sia coinvolta la Regione nel finanziamento non è ben chiaro (comunque si tratta di risorse pubbliche). Preciso che per il risanamento di un brownfield site, come si procede in tutto il mondo industrializzato, si dovrebbe operare secondo il principio della messa in sicurezza a tutela della salute dei cittadini e non con una “bonifica”. Principio questo che era stato ben interpretato da defunto ex Direttore Generale di Ministero Ambiente, Dott G. Mascazzini. Principio poi pessimamente messo in opera da parte di Soc partecipata BagnoliFutura SpA.

L’esorbitante cifra richiesta e concessa, si va ad aggiungere ai circa 800 milioni €, già sperperati nella precedente bonifica, ad opera della BagnoliFutura SpA. Bonifica, come è noto, finita sotto processo da parte del Tribunale di Napoli, che è peraltro ancora in attesa di sentenze definitive dopo una prima Sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato la colpevolezza degli imputati condannati in primo Grado e assolti in Corte di Appello. Il processo è tornato in Corte di Appello (con un nuovo Collegio) per una nuova sentenza, sulla quale poi dovrà esprimersi in modo definitivo la Cassazione. Ben ricordando che tutto andrà in prescrizione entro la fine del 2025.

Rispetto al presunto “caso unico al mondo” di Bagnoli, preciso che solo negli USA esistono circa 400.000 siti industriali dismessi (brownfield sites). Se si volessero spendere le stesse iperboliche cifre di Bagnoli, sarebbero necessari 800.000 miliardi di €. Non basterebbe intero bilancio del Governo degli USA. Riporto qui di nuovo una sintesi dei principi che sono alla base degli interventi che si fanno negli altri Paesi industrializzati: a) copertura (capping) dei suoli contaminati con uno strato di terreno non contaminato; b) divieto dell’uso delle acque sotterranee per uso potabile o altro; c) registrazione legale delle restrizioni sull’uso del suolo in atti di proprietà per controllare i futuri usi del suolo; d) risanamento dei siti, senza la pretesa di riportarli alle condizioni incontaminate preesistenti alle attività industriali. In Italia sembra si operi ignorando quanto viene realizzato in migliaia di brownfield sites in giro per il mondo. Non devo certo stabilire io le destinazioni urbanistiche dei terreni del sito di Bagnoli. Questo spetta alla politica. In considerazione, intra alia del non piccolo problema che Bagnoli rientra in pieno nella Zona Rossa del rischio vulcanico dei Campi Flegrei, da cittadino, ritengo che tutta l’area del sito ex industriale andrebbe destinata alla creazione di un grande Parco verde pubblico. Bisognerebbe avere la lungimiranza degli Americani che nello sviluppare New York anche nella parte nord di Manhattan (nella parte sud, esisteva la Nieuw Amsterdam, degli Olandesi), destinarono nel 1858 l’area dove sorgeva Seneca Village – un insediamento di proprietari terrieri afro-americani – alla costruzione dell’enorme polmone verde noto in tutto il mondo come Central Park. Pura utopia, purtroppo, nel nostro attuale contesto, politico e culturale.

Altro problema potenziale è la presenza dello stagno. Lo stagno è al 100% naturale, viene dalle rocce vulcaniche Napoletane. Come elemento isolatamente lo stagno non è tossico, ma se si combina con sostanza organica come IPA e PCB, forma composti super-cancerogeni, il Dibutil Stagno e il Tributil Stagno. Se si accerta loro presenza in sedimenti marini antistanti Bagnoli bisogna assolutamente vietare impianti di stabulazione delle cozze, presenti al largo di Bagnoli. Il rischio è per l’ingestione dei mitili. Questo problema fu riscontrato per la prima volta in Giappone nella Baia di Minimata, dove si registrava una elevata mortalità per cancro. Fu risolto appunto vietando il consumo di pesce proveniente da pesca nella Baia di Minimata, e intervenendo a monte sulle emissioni provenienti da cantieri navali. Personalmente ho riscontrato circa 20 anni fa presenza di Dibutil e Tributil Stagno nei sedimenti marini antistanti i cantieri navali di Castellammare di Stabia. Segnalai il problema a livello Regionale, ma ahimè la Legislazione Ambientale Italiana nulla prevedeva in merito alla presenza di Dibutil e Tributil Stagno. Non so se nulla sia stato fatto in merito.

Altro capitolo critico: la messa in sicurezza dei sedimenti marini. Sono esterrefatto che si sia prevista su questa problematica la spesa di oltre 400 milioni di euro. Anche in questo caso, con miei colleghi stranieri, propongo alternative assai meno dispendiose. Non più di un centinaio di milioni. Difatti se si creano nella zona interna, protetta da scogliera soffolta, condizioni di mare calmo, basta fare un capping con 30-40 cm di sedimite, sostanza che stabilizza i composti organici cancerogeni (IPA e PCB) al fondo. E se proprio si vuole spendere di più, si può utilizzare per il capping in aggiunta alla sedimite, il carbonio attivo. Insomma si possono eliminare sprechi, realizzando in pieno la messa in sicurezza per garantire la salute dei cittadini.

Per tutto il resto rimando a vari interventi precedenti su MeteoWeb (fra 2020-2024), a libro De Vivo et al, 2021, e alla pubblicazione internazionale De Vivo et al., 2024 (vedi lista sopra). Inutile entrare nel merito di altre considerazioni data l’evidente enormità dei costi da sostenere, che andranno ad aggravare il debito pubblico italiano. Le soluzioni di massima che ancora una volta propongo, inascoltato, che vengono realizzate in tutto il mondo civile, ammontano ad un quarto dei costi richiesti e concessi dal Governo.

Parafrasando Nanni Moretti che in un suo film nel 1998, diceva “D’Alema, dì qualcosa di sinistra, di civiltà…”. A Manfredi, Sindaco “progressista” di Napoli, dico: “Manfredi, fai qualcosa di sinistra”. Fai del sito industriale dismesso di Bagnoli, l’equivalente del Central Park di New York.

*Adjunct Prof: Virginia Tech, Blacksburg 24061, VA, USA; Nanjing University, Nanjing, Cina; Hubei Polytechnic University, Huangshi, Cina. Già Prof. Ordinario di Geochimica Ambientale presso Univ. di Napoli Federico II. 2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemists. In Lista di Univ Manchester, UK, tra i Top Italian Scientists (nella Disciplina Natural & Environmental Sciences).