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“Fate luce sulla morte della mia bambina, partorita lo scorso 6 febbraio da mia moglie al nono mese di gravidanza nell’ospedale Grassi di Ostia”: è quanto chiede un 31enne nato ad Acerra (Napoli) e residente a Fiumicino, che il giorno dopo la tragedia ha presentato una denuncia ai carabinieri di Ostia chiedendo di indagare sull’accaduto.
Secondo quanto si legge nella denuncia depositata dal 31enne e dal suo avvocato Sergio Pisani, i problemi sarebbero sorti il 26 gennaio scorso, quando, durante una visita ginecologica di routine, sono emerse delle irregolarità sulla quantità di liquido amniotico, anomalie tali da spingere il medico a disporre il trasferimento della futura mamma in ospedale affinché potesse fare controlli più assidui.
In ospedale la donna, di 26 anni, è stata sottoposta a una serie di tracciati che hanno evidenziato una percentuale di liquido amniotico tra 60 e 70% contestualmente all’ottimo stato di salute della bambina. Nulla di preoccupante, in sostanza.
Nella denuncia viene sottolineato che la futura mamma si è recata per ben quattro volte, dal 27 gennaio al 3 febbraio, in ospedale, per i tracciati che davano tutti un esito confortante.
I problemi iniziano il 5 febbraio scorso, quando i controlli evidenziano un forte calo del liquido amniotico (rilevato al 35%) e l’esigenza di un ricovero che avviene nel primo pomeriggio dello stesso giorno.
La mattina del 6 febbraio i dottori però rilevano che la bimba purtroppo non ha battito e alle 19 la 26enne partorisce un feto senza vita.
Chiediamo – dice l’avvocato Sergio Pisani, legale del 31enne – un’indagine che chiarisca se ci siano responsabilità mediche, se la piccola poteva essere salvata, se era necessario intervenire prima, senza attendere tutti questi giorni, visto che le anomalie erano già evidenti il 26 gennaio”.