NAPOLI – Oggi, cent’anni fa, nasceva a Sassari Enrico Berlinguer. Napoli l’ha ricordato al Maschio Angioino con la presentazione del nuovo numero di Infiniti Mondi curato da Gianfranco Nappi.
A ricordare l’ex segretario del Pci scomparso prematuramente in seguito a un attacco di cuore, c’è stato anche Antonio Bassolino.
“Berlinguer è stata una grande personalità politica, un uomo che ispirava fiducia anche in chi era lontano dal Partito Comunista perché concepiva la politica come un’arte nobile al servizio della gente. Era una persona perbene. Buona. Un punto di riferimento per tanti”.
E quindi, 38 anni dopo la scomparsa, per chi è stato la colonna napoletana del Pci del dolce Enrico, non poteva che essere “Berlinguer, ti voglio (ancora) bene“.
Fatto sta che, in queste settimane di guerra in Ucraina, avanza una discussione: perché tanti ex Pci assumono una posizione di equidistanza tra la Russia di Putin e la Nato?
Perchè ce l’hanno tanto proprio con l’organizzazione di difesa militare sotto il cui ombrello l’ex storico segretario dichiarò in una storica intervista a Giampaolo Pansa di sentirsi “più sicuro”?
Lo scorso mese, su Il Foglio, Siegmund Ginzberg, un giornalista che ha visto da vicino la vecchia guardia comunista italiana, ha scritto: “So per certo che non solo Berlinguer, ma nessuno dei vecchi dirigenti comunisti del Pci che ho conosciuto giustificherebbe Putin”.
Allora? Perché tanti ex Pci anche napoletani sono ‘neneisti’? Né con Putin né con la Nato?
Bassolino, lei è stato un pilastro del Pci di Berlinguer…
“Quante volte sono stato con lui! E’ morto nel 1984, troppo giovane, troppo presto. Ma ci ha insegnato che bisogna sapere guardare avanti, a un mondo nuovo. E che sono importanti, sempre, tutte le battaglie per la democrazia e per la libertà”.
Con l’Ucraina, con l’Occidente e con la Nato senza se e senza ma, quindi? Berlinguer che linea avrebbe avuto?
“Berlinguer è Berlinguer. Ha fatto le sue battaglie e ora lasciamolo in pace. Tocca a chi è qui, ora, portare avanti una giusta battaglia affinchè si ponga fine a questa guerra assurda”.
Nessuna equidistanza, zero ambiguità?
“C’è un Paese che ha invaso un altro Paese. Punto. E ogni ricerca della pace deve partire sempre da questo dato: c’è un aggressore e c’è un aggredito”.
“Ora si tratta di far crescere un movimento”, è il suo passo e chiudo.
Linea, allora a Gianfranco Nappi, uno degli organizzatori del Berlinguer-day a Napoli:
“Non so se sono davvero tanti gli ex Pci che hanno una posizione di equidistanza tra Putin e la Nato. Io parlo per me e dico che Putin è un dittatore che non ha alcuna giustificazione”.
“Ma, detto questo, non posso non aggiungere che concepire la Nato come il gendarme mondiale della sicurezza è una follia perché grandi potenze come Russia, Cina, India, Brasile, non potranno mai accettare di stare sostanzialmente in mano agli Usa”.
Obiezione, onorevole: sono gli stessi Paesi, a cominciare da Svezia e Finlandia, che chiedono di stare sotto l’ombrello Nato…
“Quello della Svezia e della Finlandia, adesso, è un altro discorso: davanti alla Russia di Putin, è chiaro che cercano protezione. Ma il ragionamento che faccio io è di più larga veduta. E torna proprio a Berlinguer che, già prima della caduta del Muro, voleva un sistema di difesa europeo che sarebbe stato poi capace di dialogare e includere i Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Se si fosse perseguita quella strada, ci ritroveremmo un’Europa più forte, capace di fare, come da sua tradizione, da ponte. Invece, così come è oggi concepita la Nato, assai diversamente da come quando era una organizzazione di difesa in contrapposizione al blocco Sovietico, finisce per essere inevitabilmente un fattore di destabilizzazione”.
Berlingueriani napoletani, 38 anni dopo.