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NAPOLI – Il 62% dei comuni campani destinatari di beni confiscati alla camorra ne pubblica regolarmente l’elenco sul proprio sito. Lo prevede la legge che punta tutto sulla trasparenza per svuotare economicamente i clan presenti sul territorio e dare loro, evidentemente, un colpo mortale. Napoli è una delle 7 città che fa meglio sotto quest’aspetto. Ma non è tutt’oro ciò che luccica.
 
E’ proprio il caso di dirlo visto che su 140 beni che gestisce Palazzo San Giacomo “una percentuale significativa”, per dirla con l’assessore alla sicurezza Antonio de Iesu, rimane inutilizzata.
 
I dati dell’ultimo rapporto di Libera, presentati questa mattina nell’aula consiliare di via Verdi, sono, quindi, da prendere con le molle, sebbene l’associazione di don Ciotti si dica soddisfatta del cammino fin qui fatto. Più trasparenza c’è nelle confische, maggiori possibilità ci sono per recuperare i beni ad un uso legale dando un colpo anche simbolico alle organizzazioni criminali.
 
Ma tant’è: il contrario avviene se i beni, una volta confiscati, rimangono inutilizzati, senza futuro. “Spesso si tratta di appartamenti e di botteghe che noi, come amministrazione, abbiamo pensato di convertire in centri di formazione professionale – avverte l’assessore de Iesu – Ma purtroppo, dobbiamo scontrarci con la realtà: soffriamo la mancanza di personale tecnico per rendere i beni che ci vengono affidati utilizzabili e in più non abbiamo i soldi per riconvertirli. E’ questo il limite della legge sulle confische che è in vigore: affida i beni agli enti locali, ma questi ultimi, spesso, non hanno né le risorse umane né quelle economiche per riconvertirli a un nuovo uso”.
 
L’allarme, quindi, è lanciato: per essere più incisivi in questa battaglia occorre evitare che l’agenzia cui vengono affidati in un primo momento, distribuisca i beni senza alcun supporto per la loro riutilizzazione.
 
A tal proposito, però, l’assessore de Iesu spiega che il Comune cerca di rimediare firmando due intese. La prima con il Demanio, in modo tale da creare un fascicolo per ogni bene sequestrato che indichi quanti soldi occorrerebbero per renderli utilizzabili. La seconda con l’istituto tecnico Della Corte: nell’ambito delle attività scuola-lavoro, gli studenti dell’ultimo anno lavorano sui singoli beni immaginando un riutilizzo con i loro progetti. Due primi passi per rendere più concreta la lotta alla camorra.