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A Bagnoli c’è chi plaude (soprattutto nella stampa locale), e non sono  pochi. E c’è chi protesta per la scelta dello Stato di transare con il gruppo Caltagirone, nel contenzioso per l’area ex Cementir. Tra le critiche, quelle della Rete sociale No Box – Diritto alla Città, e dell’ex presidente municipale Diego Civitillo. Ieri l’annuncio del sindaco-commissario, Gaetano Manfredi: “Per i suoli ex Cementir di Bagnoli, la cabina di regia ha approvato la transazione con il gruppo Caltagirone”. Una notizia già anticipata da Anteprima24 lo scorso marzo. Il commissariato di governo l’ha motivata con la necessità di sbloccare un’impasse. Il contenzioso con Basi 15, società del Gruppo Caltagirone, era l’ultimo rimasto nel sito di Bagnoli. A detta dell’amministrazione pubblica, portarlo avanti avrebbe bloccato le bonifiche per anni. Le opere di risanamento, invece, adesso potranno partire.

Un anno fa, Manfredi ha promosso l’attivazione di un tavolo tecnico. L’obiettivo era “favorire una soluzione negoziale complessiva – ricostruisce una nota -, in un’ottica di composizione “bonaria” e definitiva delle controversie”. I principi dell’accordo prevedono la cessione gratuita di suoli e fabbricati di Basi 15 ad Invitalia, soggetto attuatore per il piano di risanamento. Insieme alle reciproche rinunce ai giudizi pendenti. Invitalia provvederà quindi alle attività tecniche per la bonifica ambientale, e la rigenerazione del terreno da circa 70.000 mq. L’area tra via Coroglio e via Leonardi Cattolica è definita “strategica” all’interno del programma di risanamento, rimodulato con la variante dello Stralcio urbanistico, approvata dal commissario straordinario nel maggio 2023. Nei piani, è destinata ad ospitare infrastrutture collegate al nuovo tracciato dell’Arena Sant’Antonio, un impianto per il trattamento delle acque di falda e due parcheggi a servizio del parco e del waterfront. “La maggior parte dell’area, tuttavia – specifica la nota -, sarà integrata nel grande parco urbano che si estenderà per oltre 100 ettari sull’intera piana”.

Il commissariato parla di “approccio pragmatico”, nell’approdo alla transazione. Ma la soluzione non piace proprio a tutti. “Come già è stato fatto per l’area ex Italsider – afferma la rete No Box -, sembra volersi esercitare un semplice baratto: deresponsabilizzazione politica in cambio di proprietà fondiaria”. Nel mirino degli attivisti c’è Manfredi: “Nessuna parola sulle responsabilità politiche e gestionali di questa vicenda”. Una storia “che vede i poteri forti della città (associazioni imprenditoriali, studi di progettazione, docenti universitari, ecc.) schierati sullo stesso lato della barricata e l’Amministrazione Comunale che avalla il tutto”. La rete No Box ricorda i “lutti gravissimi”, da cui è segnato il corpo di Bagnoli. “Problemi causati – sottolinea – a chi ha avuto la sorte avversa di ammalarsi per asbestosi per aver inalato, lavorando o semplicemente abitando in quei luoghi, fibre di amianto”. Gli ambientalisti evocano anche il principio “chi inquina paga”, stabilito da direttive europee. E chiamano a raccolta i residenti, ritenendo “necessaria una forte partecipazione e vigilanza dal basso”.

L’intesa raggiunta, inoltre, “non è una vittoria per il pubblico” dice Civitillo, oggi consigliere municipale di minoranza per Potere al Popolo. “Lo Stato – sostiene l’ex presidente della municipalità 10 – doveva imporre la bonifica al gruppo Caltagirone sotto il controllo delle agenzie di Stato, e poi avrebbe dovuto espropriare perché il sito di interesse nazionale rientra in un progetto di pubblica utilità”. Secondo Civitillo, tra l’altro, alla holding imprenditoriale sarebbe costato “più l’intervento di bonifica di un eventuale esproprio”. E non gli va giù neppure “la narrazione” della faccenda, considerata “distorta”. “Non c’è una donazione allo Stato – spiega il consigliere – perché tutti sanno che si tratta di una transazione, e da tempo c’era una trattativa”. Una negoziazione che sarebbe stata resa possibile “dal provvedimento del Comune di Napoli sull’onere di bonifica del gruppo Caltagirone, poi oggetto di ricorsi, e dalla normativa nazionale”. Tutto passato in cavalleria, ormai.