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Sulla targa in marmo dell’area giochi, intitolata ad un 14enne morto tragicamente, c’è scritto “Comune di Napoli”. Ma Palazzo San Giacomo, in 16 anni, non l’avrebbe mai affidata a qualcuno. E ora il fratello del ragazzo afferma: “Al Comune mi dicono che l’area non esiste”. Lui teme di vederla sparire, inghiottita dalla burocrazia, o dal degrado in cui versa. È una delle storie paradossali di Ponticelli, in periferia orientale. Anche qui c’è un’origine dolorosa. Il nome di Francesco Paolillo, da queste parti, è una ferita aperta. Nel 2005 morì cadendo dal sesto piano di un palazzo in costruzione, in via De Meis, oggi via Miranda. Francesco pagò la sua generosità, precipitando per salvare un coetaneo. L’area giochi – un campo di calcetto e delle giostre – fu aperta nel 2007, nei pressi del cantiere. Si volle dare un luogo ai ragazzi del quartiere, privo di posti per lo svago. Ma da allora, tutto o quasi non è andato come doveva. “Francesco è un eroe dimenticato” disse 2 anni fa la senatrice Luisa Angrisani, in un intervento in aula. La parlamentare denunciò le mancate bonifiche della zona: “Tutto è andato al vento, come inascoltata è rimasta la forte volontà della famiglia Paolillo che chiede da tempo un segnale delle istituzioni”. Anche le giostre, aggiunse Angrisani, “sono un esempio di degrado, non un ricordo alla sua morte. I bambini del quartiere sono costretti a giocare in una strada abbandonata e piena di pericoli“.

Oggi Alessandro Paolillo, fratello di Francesco, racconta: “Sto facendo di tutto per far riparare il campetto e le giostrine, ho chiamato al comune ma mi si dice che non esistono“. Una situazione frustrante, perché “io cerco di salvare il salvabile, ma se dicono che è abusivo un giorno possono venire le ruspe e buttare tutto a terra“. Alessandro è sconfortato: “Dopo 18 anni ancora si deve vedere se lì si può realizzare qualcosa o buttano tutto a terra”. Una vicenda emblematica, su cui tanti si interrogano. “Stiamo cercando di dare una mano” premette Sandro Fucito, presidente della VI Municipalità. Il punto però è un altro. “La municipalità – spiega Fucito – ha competenza su spazi e aree espressamente affidatele dal Comune, ma questa azione non è mai avvenuta”. Insomma “sembrerebbe che quest’area non sia mai stata in nessun modo disciplinata, vent’anni fa si realizzò l’inaugurazione, si accolse la donazione delle strutture, e basta”. Nessun affidamento, nessuna presa in carico da parte di terzi.

Questa situazione va sanata – sottolinea il presidente della Municipalità – essendo l’area potenzialmente utilizzabile dai bambini. E se nessuno la prende in carico, non è legittimo l’utilizzo“. Secondo Fucito “ci vuole un po’ di coraggio amministrativo, si tratta di fare un atto di affidamento al fratello di Francesco“. Un passo formale “che al momento non c’è“. In alternativa, il complesso potrebbe passare alla Municipalità “che sia tenuta a tenerlo come area attrezzata aperta”. Con la postilla del presidente: “In quel caso noi dovremmo avere del personale per sorvegliare”. Anche su questo, il Comune dovrebbe dare celeri risposte.