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Ministro avvisato, ma non mezzo salvato. Carlo Nordio se la sorbisce tutta, la contestazione dei magistrati, all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli. Eppure sapeva da giorni di essere nel mirino, per la riforma della separazione delle carriere. Come non bastasse, provvede a ricordarglielo Maria Rosaria Covelli, presidente della Corte d’appello. “Poi è prevista la protesta dell’Associazione nazionale magistrati” dice annunciando l’intervento di Edoardo Cilenti, delegato del Csm. All’esponente di Palazzo Marescialli vanno gli applausi delle toghe, per le critiche alla riforma. Sul ministro della giustizia invece scende il gelo degli ex colleghi, nell’austero Salone dei busti di Castel Capuano. Prima dell’inizio, issano i cartelli con una frase di Calamandrei, inneggiante alla Costituzione. Al momento dell’inno di Mameli, i giudici alzano tutti una copia della Carta fondamentale. Infine il clou, quando Nordio sale sul palco. Le toghe sfilano tutte fuori in silenzio. Sono circa 400, ci sono anche tanti magistrati in quiescenza. Ognuno indossa la sua coccarda tricolore. Tra loro non c’è il procuratore capo Nicola Gratteri. “Resto in ufficio, inutile andare” dichiara il capo dei pm napoletani ad Agorà Weekend su Raitre. “Ma le proteste sono legittime – aggiunge – e l’Anm è stata anche troppo timida”.

Castel Capuano, i magistrati escono dalla sala per protesta

Su questo Nordio concorda, giudicando “composta” la manifestazione di dissenso. Ma al di là delle forme, non può condividerla. Garantisce una riforma non “punitiva per la magistratura”. Parla a braccio, cestinando il discorso preparato. “Pensare che un ex magistrato – argomenta il guardasigilli – possa avere come obiettivo l’umiliazione della magistratura alla quale è appartenuto, lo trovo particolarmente improprio”. Insiste davanti all’uditorio: “Vi pare che, avendo io fatto per 40 anni il pm per essere libero e indipendente, vorrei un pm sottoposto al potere esecutivo?“. E giura: “Non avverrà mai, non in nome di questa riforma costituzionale”. Ogni tanto bacchetta: “Il colossale potere conferito alla magistratura dev’essere temperato non solo dalle leggi, ma anche dall’umiltà e dal buon senso”. Alle sue spalle, muti ma implacabili siedono i giudici della Corte d’appello. Per ragioni protocollari non possono andare via, ma lo stesso tengono in vista le copie della Costituzione. La scena è un po’ surreale, e rende plastica la spaccatura. Tuttavia la platea  superstite riserva al ministro applausi ripetuti, scandendo più volte “bravo”. Una standing ovation gliela regalano gli avvocati, con il consiglio dell’ordine in piedi all’unisono.

I cartelli esposti dai magistrati contro Nordio

Viceversa, nel post cerimonia arrivano bordate dai magistrati. “La riforma scardina l’assetto costituzionale” accusa il procuratore generale Aldo Policastro. E ricorda: “In concreto le carriere sono già separate”. Attacca anche Cristina Curatoli, presidente distrettuale dell’Anm: “Lo scopo è di controllare i Pm, le indagini scomode e attenuare l’autonomia”. Le parole di Nordio non tranquillizzano il sindacato delle toghe, a dispetto dei toni pacati. Ad allarmare è la sostanza degli atti. “Non c’è bisogno – spiega Curatoli – che venga scritto in maniera esplicita che il pm è assoggettato al potere politico, perché si percepisce dall’intera riforma nel suo complesso”. In conferenza stampa, la giunta locale Anm sottolinea però la compattezza della magistratura. “Proprio perché – ripetono – siamo di fronte a riforme che minano il cuore della giurisdizione”.