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A Napoli crolla un altro albero, e lo schianto si trascina dietro nuove polemiche. Una tragedia sfiorata, per luogo e orario del cedimento: le 8.30, nella trafficatissima via Bernini, in una mattina feriale al Vomero. “Siamo arrivati a settembre e alla prima pioggia crollano gli alberi come fossero stecchini” afferma Roberto Braibanti, tra i maggiori ambientalisti italiani ed esperto di riforestazione urbana e suburbana. “Tutti si chiedono: è normale? La risposta è semplice: no”. A rovinare al suolo è stato un Celtis Australia, di circa 15 metri. Per un fortunato caso non ci sono stati danni a persone e cose. Un suv transitava infatti a breve distanza.

Da un esame superficiale, Braibanti rileva “evidenti segni di marciume al colletto”. La questione è: “Perché un albero come resistentissimo, adattissimo a vivere in territorio rustico, molto resistente alla siccità, si può ammalare in questo modo?”. Secondo l’ambientalista, “anche qui la risposta è scontata e semplice”. Braibanti punta il dito contro la manutenzione. “Lo hanno nel tempo capitozzato, tagliato drasticamente sia il vertice che le branche principali” sentenzia. A detta dell’esperto “questo errore ha fatto in modo che nell’albero probabilmente sarà entrato qualche fungo, che nel corso degli anni lo ha fatto marcire”. Insomma, per Braibanti “se quest’albero è caduto la colpa e di chi lo ha potato 4/6 anni fa”. Fosse stato sano, invece, non sarebbe caduto “neanche con il vento a 100 km l’ora”. Un bel punto di domanda, in pratica, sulla gestione del verde.

Per altri versi, l’architetto paesaggista Cesare Pontoni sottolinea che trattasi di “albero a chioma espansa”.  E in un post su Facebook attesta: “Lì lo spazio per la chioma non c’era affatto”. E siccome “l’apparato radicale di un albero deve avere un volume pressoché equivalente alla chioma e lì, in quella ridicola buca 70×70, il terreno e lo spazio non c’erano affatto”. Ne discende una critica ai presunti “gravi errori di progettazione e di impianto”.

 

L’episodio ha rispedito sulle barricate la galassia ambientalista. Maria Teresa Ercolanese, presidente del Comitato Gazebo Verde, se la prende con la “mancanza di manutenzione”. E attacca l’amministrazione comunale “sorda”, così “come le precedenti”. “Tutto uguale – dice Ercolanese -, potature aggressive, nuovi impianti di alberi completamente abbandonati senza un po’ d’acqua, aree a verde inqualificabili”. E inoltre “siamo ancora in attesa ormai da 2 anni di un regolamento del verde , di un censimento delle alberature, di un piano del verde”. La Rete sociale Nobox – diritto alla città torna a parlare di “emergenza verde a Napoli”. Lunga la lista di lamentele: “Poco verde pubblico e fruibile, pessima manutenzione, abbattimenti, crolli naturali ed indotti”. Sotto accusa “poche risorse, poche competenze, poca sensibilità”. La rete Nobox ricorda che “il verde pubblico e privato in tutte le più grandi città europee viene gestito come un bene primario“. Antonio Di Gennaro di Assoutenti Campania, viceversa, chiede se vi fosse “spazio adeguato per le radici”, ricordando gli interventi nel sottosuolo per cavi e condotte. Ed ora si incrociano le dita: fiato sospeso fino alla prossima ondata di maltempo.