“Ti faccio due buchi in testa“: minacce di morte da parte di un testimone, oggi, nei confronti di un avvocato, durante il maxi processo in corso nell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, sui pestaggi avvenuti nel carcere “Francesco Uccella” il 6 aprile del 2020.
Tutto è avvenuto durante la testimonianza di una vittima delle violenze, Gennaro Romano, costituitosi parte civile e attualmente detenuto per lesioni e rapina.
Dopo aver parlato delle violenze subite da quando stava in cella e per tutto il percorso fino alla sala socialità (“avevo male al ginocchio e loro mi colpivano lo stesso in quel punto“) – insofferente alle domande che gli venivano rivolte dall’avvocato Carlo De Stavola, che difende alcuni agenti penitenziari imputati, ha poi pesantemente minacciato: “ti faccio due buchi in testa” gli ha detto quando l’udienza era stata momentaneamente sospesa proprio per riportare la calma, visto che Romano si era mostrato insofferente alle domande del legale. L’avvocato Carlo De Stavola non ha escluso la querela.
Sentito dai carabinieri dopo i pestaggi commessi il 6 aprile 2020 dagli agenti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ai danni di detenuti, aveva parlato delle botte subite; oggi in aula, il teste Antonio Zerillo, detenuto attualmente proprio al carcere di Santa Maria Capua Vetere, ha ritrattato ogni accusa, facendo reagire il pm e rischiando concretamente un’incriminazione per falsa testimonianza. E non è il primo detenuto sentito come teste che in aula si contraddice o parzialmente ritratta – il dibattimento con 105 imputati è in corso all’aula bunker del carcere sammaritano – rispetto a quanto dichiarato ai carabinieri durante la fase di indagine.
“Non ricordo di essere stato picchiato – dice Zerillo, costituitosi parte civile nel processo – né in cella, né lungo il percorso e neanche in saletta. E l’ematoma sul gluteo me lo sono fatto quel giorno forse sbattendo da qualche parte”. “Ma lei durante le indagini, alcuni mesi dopo i fatti – gli contesta il pm Alessandra Pinto – ai carabinieri disse di essere stato picchiato in cella, poi lungo il percorso mentre passava tra due ali di agenti e nella saletta della socialità. Ai carabinieri ha detto il falso”? “Forse ho firmato senza guardare il verbale”, replica Zerillo, con il presidente del collegio Roberto Donatiello che lo invita a dire la verità. La pm dice che “è significativo che il detenuto è ristretto nello stesso carcere”, provocando la reazione piccata di qualche avvocato.
Il teste Claudio Merolla, vittima dei pestaggi e parte civile, ha poi raccontato che il 6 aprile 2020, “nonostante avessi problemi di natura mentale, fui picchiato in cella insieme al piantone che mi assisteva. Sono poi passato nel corridoio di agenti e ho avuto altre botte, quindi in saletta mi hanno messo faccia al muro e massacrato; dopo mi hanno preso per le caviglie e in quel momento ho visto la Commissaria, quella con i capelli ricci (l’imputata Annarita Costanzo), che guardava e sorrideva, anche se non mi ha fatto nulla; trascinandomi per le caviglie mi hanno poi gettato in cella. Mi hanno anche acceso una parte della barba con accendino. Anche infermieri e medici sono stati disumani. Ho subito violenze e torture ingiustamente e che non ho più dimenticato”.
Dai video però più volte mostrati in aula anche nelle scorse udienze non emerge la presenza della Commissaria della penitenziaria Costanzo nella sala socialità.