Tempo di lettura: 3 minuti
Nei giorni seguenti alla perquisizione straordinaria avvenuta il 6 aprile 2020 al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), durante la quale circa 300 agenti penitenziari picchiarono altrettanti detenuti del reparto Nilo, i poliziotti che avevano preso parte all’operazione erano molto preoccupati per le immagini delle telecamere interne, che avevano appunto ripreso i pestaggi, tanto da chiedere all’agente addetto alla sala regia di manomettere il sistema di videosorveglianza relativo al giorno 6. A confermarlo durante l’udienza del maxi-processo in corso all’aula bunker del carcere sammaritano – 105 imputati tra agenti, funzionari del Dap e medici Asl – è stato il testimone Domenico Migliaccio, sovrintendente della Penitenziaria addetto all’epoca dei fatti alla sala regia del reparto Nilo e attualmente in servizio all’istituto napoletano di Poggioreale.
Migliaccio fu inizialmente indagato ma poi la sua posizione è stata archiviata, anche perché il 6 aprile non era in servizio causa permesso dovuto per la legge 104. Rispondendo alle domande del sostituto della Procura di Santa Maria Capua Vetere Alessandra Pinto, Migliaccio ha raccontato che “nei giorni successivi al 6, era il 10 aprile, mi fu chiesto se era possibile manomettere i dvr delle immagini, i colleghi erano molto preoccupati. La richiesta mi fu fatta telefonicamente dall’ufficio di sorveglianza da un collega qualificatosi come ispettore; credo di aver parlato con l’ispettore Piccolo (Raffaele del 1962, imputato), ma non sono sicuro che fosse lui, visto che all’ufficio c’erano vari ispettori; mi fu comunque detto che sarebbe venuto un collega, Domenico Panice (non imputato, ndr), che avrebbe dovuto distruggere le immagini con un liquido, mi sembra candeggina, ma io mi rifiutai categoricamente, e risposi che se fosse venuto qualcuno lo avrei denunciato; a quel punto lasciai la sala regia e andai in infermeria per un forte stress dovuto ad un mal di pancia, mi feci fare certificato medico; prima di andarmene – aggiunge – incontrai la Commissaria Costanzo (imputata, ndr), cui raccontai della richiesta fattami di distruggere le immagini; lei si spaventò e la prese a male, e mi disse, ‘non ti devi permettere di fare una cosa del genere’, e io le risposi “che così avevo fatto, che avevo detto no”. Migliaccio ha anche ricordato che quando tornò in servizio il giorno dopo la perquisizione straordinaria, Franco Pucino (imputato), altro agente addetto alla sala regia, gli riferì che il sei aprile, prima dell’inizio delle operazioni, dopo le 16, aveva ricevuto l’ordine di spegnere le telecamere ma senza riuscirvi, in quanto invece di spegnerle aveva solo disattivato i monitor ma non la registrazione.