Dopo lo sciopero generale del 13 giugno scorso, le segreterie casertane dei sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm proclamano per lunedì 13 gennaio una nuova astensione dal lavoro per tutti gli addetti della categoria “per denunciare il continuo declino industriale del territorio, che sta generando gravi crisi sociali”.
“Madre delle vertenze” che coinvolgono il Casertano è quella che riguarda lo stabilimento di Marcianise della multinazionale americana Jabil, che entro marzo 2025 ha deciso di cessare l’attività e lasciare l’Italia, con 418 addetti che rischiano concretamente il licenziamento senza progetti produttivi alternativi, che al momento non sono sul tavolo dopo la bocciatura da parte dei lavoratori del piano presentato dalla multinazionale dell’elettronica (prevedeva la cessione del ramo d’azienda con i 418 dipendenti alla Tme Assembly Engineering Srl, realizzata da Invitalia, società del Ministero dell’Economia, insieme all’azienda casertana Tme, con sede a Portico di Caserta). Dalla vertenza Jabil discende anche quella che riguarda i 150 dipendenti dell’azienda di informatica Softlab – ha sede a Maddaloni – tutti ex Jabil fuoriusciti qualche anno fa dagli organici della multinazionale Usa sempre per ragioni di scarso livello produttivo del sito di Marcianise.
In Softlab gli ex Jabil hanno continuato a fare cassa integrazione senza essere impegnati in alcuna attività produttiva, e per loro la situazione è altrettanto grave, vista che l’ammortizzatore sociale è cessato il 31 dicembre e non c’è stata ancora alcuna proroga. Nella nota congiunta in cui proclamano lo sciopero generale del 13 gennaio – previsto un corteo che dalla stazione ferroviaria di Caserta arriverà davanti alla sede di Confindustria – i sindacati affermano che “il Governo e la Regione Campania non hanno attivato il tavolo permanente richiesto per affrontare le emergenze industriali. È indispensabile un piano che preveda interventi pubblici, strumenti normativi e investimenti straordinari per difendere e rilanciare le attività industriali esistenti e promuovere nuovi progetti, in linea con la transizione ecologica e tecnologica”.
Tra le ragioni dello sciopero anche il rinnovo del contratto nazionale, “con il confronto bloccatosi dopo sei mesi di negoziati per responsabilità di Federmeccanica e Assistal, che hanno rigettato le richieste sindacali avanzando una contro-piattaforma che ostacola il proseguo della trattativa”. Principali motivi della rottura del negoziato riguardano il salario, essendo stata “respinta – sottolineano i sindacati – la richiesta di aumento di 280 euro (livello C3), mentre nessun aumento definito ma tutto legato all’andamento dell’inflazione”; vengono segnalati inoltre “il peggioramento della clausola di salvaguardia, con il posticipo di 6 mesi di parte dell’aumento sui minimi contrattuali”, e la circostanza che “non è stata alcuna modifica alla clausola di assorbimento degli aumenti contrattuali”.
Altri motivi principali della rottura dei negoziati riguardano i premi di risultati, con “soluzioni inadeguate per chi lavora in aziende senza contrattazione aziendale”, l’orario di lavoro, dove “non si è registrata alcuna apertura sulla riduzione dell’orario e sulla regolamentazione dello smart working, e nessuna disponibilità a riconoscere permessi per conciliare tempi di vita e di cura dei figli e genitori”, i contratti precari, con “il rifiuto di regolamentare i contratti precari attraverso il Contratto nazionale”, e infine gli appalti, settore in cui viene denunciata “la mancanza di tutela economica ed occupazionale per i lavoratori in caso di cambio appalto”.