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Dai contratti falsi o capestro con orari di lavoro impossibili e retribuzioni misere, alla guida di un furgone anti caporalato con cui si reca insieme ai propri colleghi nell’azienda agricola in cui lavora, regolarmente assunta e soprattutto non sfruttata come avvenuto per anni. E’ la storia a lieto fine di Tina Agbonyinma, nigeriana di 34 anni, prima donna a guidare un furgone che sfida i caporali.

Da due mesi Tina è dipendente di Montella Bio, azienda che sorge a Frignano, in un’area del Casertano nota per il fenomeno del caporalato e situata a pochi chilometri da Villa Literno, nelle cui campagne, dopo l’omicidio di Jerry Essan Masslo del 1989, sono iniziate le lotte dei braccianti stranieri, soprattutto africani, per il riconoscimento dei propri diritti. Tina è stata assunta con cinque connazionali – quattro donne e un uomo – grazie al progetto dell’associazione Nocap di Yvan Sagnet, ex bracciante e anima della lotta al caporalato, e alla Caritas di Aversa, che l’ha individuata tra tanti stranieri con un passato di sfruttamento. Arrivata a Napoli nel 2008, a 19 anni, con un’aereo proveniente dalla Nigeria, Tina ha lottato, visto che ha due figli da mantenere, tenendo però a mente due parole chiave della sua vita: indipendenza e dignità. Per questo si è sempre spostata in auto, anche quando andava ad Angri a lavorare in un’industria conserviera per 15 ore e poche centinaia di euro, e non ha ceduto al miraggio del guadagno facile, come tanti suoi connazionali, che in posti come Castel Volturno finiscono in giri criminali, tra droga e prostituzione. “Non ho mai voluto quei soldi – dice – né ho mai voluto buttare la vita per strada, perché la vita va vissuta in dignità. Ho sempre lavorato onestamente, e spero che tanti connazionali seguano il mio esempio”.