Gli studenti della media che giocano a scoprire chi furono in vita le vittime ghanesi della strage di San Gennaro, quelli delle superiori che partecipano ad un momento di riflessione e ad una preghiera interreligiosa. E tanti immigrati che rivivono quei momenti di terrore e paura. Castel Volturno, come da 15 anni a questa parte, ricorda le vittime della strage del 18 settembre 2008 firmata dall’ala stragista dei Casalesi capeggiata da Giuseppe Setola. Due i momenti della mattinata di commemorazione: nella sala consiliare del Comune e nella piazza esterna, dove i ragazzi della Media Garibaldi si sono cimentati in un gioco di ruolo dove ogni squadra ha preso il nome di una delle sei vittime ripercorrendo la sua storia personale, dalla traversata all’arrivo in Italia alla contrattazione col caporale di turno, e poi al chilometro 43 della strada statale Domiziana, dove avvenne la strage a colpi di kalashnikov, e dove con 50 ragazzi delle superiori di Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa erano presenti le istituzioni civili e religiose (c’erano i rappresentanti di Questura e Prefettura, il sindaco di Casale Renato Natale, l’assessore Marrandino di Castel Volturno, i pastori pentecostali, padri comboniani e l’Imam della moschea di Destra Volturno). In comune, il sindaco Luigi Petrella sottolinea come “da quei momenti bui in cui la camorra la faceva da padrona sul territorio, e da quell’atto di barbarie, Castel Volturno si è ripresa, soprattutto lo Stato è tornato. Oggi – spiega Petrella – c’è più integrazione tra italiani e stranieri, ma resta comunque il fatto che a Castel Volturno si contano troppi immigrati non regolari, probabilmente sono tra i 15 e i 20mila, cui i servizi, penso al ritiro dei rifiuti, vanno garantiti, mentre i residenti sono circa 30mila, di cui 25mila italiani e il resto stranieri regolari”.
Sui tanti figli di migranti arrivati a Castel Volturno negli anni ’90, ragazzi nati in Italia ma spesso senza cittadinanza visti i requisiti di legge piuttosto stringenti – ne sono un caso i ragazzi della Tam Tam Basket – Petrella ammette che come “Comune cerchiamo di concedere la cittadinanza nel più ampio numero di casi, legge permettendo“. Petrella poi respinge ogni ipotesi di realizzare un Cpr (Centri per il rimpatrio) a Castel Volturno.
“E’ una voce che si rincorre, ma credo che non si farà, e in ogni caso non siamo affatto d’accordo. Penso che Castel Volturno abbia dato fin troppo”.
Mimma D’Amico, del Centro Sociale Ex Canapificio, chiede “canali di ingresso regolari per i migranti, superando però il meccanismo ipocrita previsto dalla legge Bossi-Fini, che prevede i flussi, ma senza che il datore di lavoro italiano sia messo in grado di conoscere lo straniero che deve venire a lavorare nella sua azienda”.
“E’ un meccanismo criminogeno – aggiunge D’Amico – come dimostrano alcuni dati, tipo quello che a Caserta vi sono 500 nulla osta ma nessun contratto di lavoro; vuol dire che i migranti sono arrivati ufficialmente per lavorare, visti i nulla osta, ma poi sono probabilmente finiti nei canali del lavoro nero. Non sarebbe più efficace prevedere un permesso per ricerca di lavoro pur all’interno di una programmazione? Chiediamo inoltre che la protezione speciale possa essere convertita in permessi di soggiorno per motivi di lavoro”.
Agli studenti si è rivolto anche l’ex senatore Sandro Ruotolo.
“Siamo qui – ha detto – a raccontare una strage di innocenti per mano di cattivi e contemporaneamente ricordiamo una strage di innocenti per mano di buoni quella del Mediterraneo”.
Proprio Ruotolo ha chiesto, insieme alla rete di associazioni Castel Volturno solidale, che venga riavviato l’iter per l’approvazione del disegno di legge, da lui presentato ormai due anni fa e poi condiviso da altri 48 senatori, tra cui Liliana Segre, Emma Bonino e dai capigruppo di PD, M5S e Gruppo Misto – il Ddl non ha completato l’iter parlamentare – che faccia diventare il 18 settembre giornata nazionale della memoria di tutte le vittime del razzismo e dello sfruttamento in Italia.