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Spacciavano hashish e cocaina in modo itinerante, dopo essersi accordati con i clienti tramite noti social come Instagram o chat come whatsapp. E se qualcuno provava a vendere droga mettendosi contro, venivano minacciato e punito. E’ quanto emerso dall’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che ha portato all’emissione da parte del gip del locale tribunale di dodici misure cautelari per altrettanti presunti spacciatori, tutti giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni e tutti residenti proprio a Santa Maria e in particolare nel rione Iacp, dove esiste da sempre una fiorente attività di spaccio. Sono stati i carabinieri della Compagnia sammaritana a notificare agli indagati i provvedimenti del giudice per le indagini preliminari: in tre, tra cui il 23enne pusher più carismatico, con una lunga sequela di reati già alle spalle nonostante la giovane età, sono finiti in carcere, quattro ai domiciliari, mentre per un indagato è stato emesso il divieto di dimora nella Regione Campania e per altri quattro la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le indagini dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere sono iniziate dopo una serie di spedizioni punitive e fatti violenti avvenuti in città tra il 2022 e la prima metà del 2023: prima una rissa ad un fast food del vicino comune di San Prisco, poi l’esplosione di colpi di arma fuoco verso uno degli attuali indagati, quindi l’incendio di un bar sempre riconducibile ad uno spacciatore ma di un gruppo rivale, il pestaggio di un altro pusher e persino una stesa. Quando sono avvenuti questi fatti alcuni degli indagati era appena maggiorenni, ma già ben inseriti nel tessuto criminale cittadino e in grado di supportarsi nei momenti di difficoltà, anche ricorrendo a persone che potevano aiutarli a sostenere le spese legali in caso di arresto o di sottoposizione a procedimento penale. Gli episodi violenti erano ricollegati al controllo dello spaccio; gli investigatori dell’Arma hanno tirato le fila dei raid ricostruendo il contesto in cui erano maturati. Dalle indagini è emerso anche che qualcuno degli indagati ha iniziato a spacciare quando era minore, così come è emersa la vendita di droga a giovani di età inferiore ai 18 anni. Gli indagati si rifornivano nelle grosse piazze di spaccio di Caivano e Melito a Napoli e di Casal di Principe, cittadina in cui lo spaccio è tornato in modo esteso negli ultimi anni. La droga veniva poi portata a Palazzo Noviello, immobile di proprietà comunale fortemente degradato i cui locali sono stati più volte oggetto di occupazioni abusive, dove i pusher confezionavano le dosi e le davano agli addetti alla vendita.