Troppi detenuti psichiatrici di difficile gestione stanno mettendo in ginocchio il personale del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), già sotto organico da anni per l’alto numero di reclusi a fronte dei pochi poliziotti penitenziari. E’ questa la ragione principale per cui ieri sei sindacati della Polizia Penitenziaria hanno proclamato lo stato di agitazione degli agenti in servizio all’istituto sammaritano.
“I poliziotti – spiega il segretario dell’Uspp di Caserta Simone Sciarrillo, in servizio proprio al carcere casertano – non hanno gli strumenti, e la formazione necessaria per gestire questo tipo di detenuti che andrebbero gestiti altrove e con altri mezzi. Eppure continuano ad arrivare detenuti con tali problemi provenienti da altri istituti per motivi di ordine e sicurezza”. Tra poliziotti e detenuti vi è un rapporto di uno a tre.
“Attualmente a Santa Maria Capua Vetere, su una pianta organica di 470 agenti, ve ne sono in organico circa 390, ma tra agenti sospesi e personale distaccato in altre articolazioni, cui si aggiungono quello in congedo malattie o assente per altro motivo, a gestire quotidianamente il carcere siamo in 300, contro i 900 detenuti”. Un rapporto “squilibrato” che si è mantenuto costante negli anni, anche dopo le violenze ai danni dei reclusi avvenute nel 2020, vicenda che ha drasticamente ridotto il numero di agenti, molti dei quali sospesi dopo i fatti e tuttora non reintegrati; quei pochi agenti imputati per posizioni lievi e tornati in servizio, sono stati trasferiti in altre carceri pur essendo ancora inseriti nella pianta organica della struttura sammaritana, che dunque ha perso agenti senza che fossero sostituiti. Per il segretario regionale e il presidente nazionale Uspp Ciro Auricchio e Giuseppe Moretti “è prioritario trovare una soluzione alla gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, anche perchè, così gestiti, vanificano il percorso anche degli altri detenuti. Auspichiamo che il Dap trovi una rapida soluzione”. Altra criticità dell’istituto casertano sono le carenze strutturali, che non si possono superare proprio causa sovraffollamento.