“Con la regia dell’opposizione, l’aiuto di un pezzo del Pd e la complicità del Presidente del Consiglio Comunale Roberto Romano si è consumata una follia politica in nome di interessi individuali a scapito della città di Aversa”. Il giorno dopo la fine anticipata della sua amministrazione, il sindaco di Aversa (Caserta) Alfonso Golia, mandato a casa per la bocciatura del bilancio, avvia la resa dei conti. Nel suo mirino il Pd, partito che in provincia di Caserta è commissariato, affidato alla ex segretario della Cgil Susanna Camusso, così come ad Aversa (retto da Eugenio Marino).
Golia era stato eletto nel 2019, e rappresentava in quel frangente un’assoluta novità che aveva intercettato specie grazie ai social l’entusiasmo dei giovani, ma per la sua maggioranza non c’è stata quasi mai pace, spesso e soprattutto per il fuoco amico, tra numeri risicati e cambi di casacca; “salvato” già nel 2020 dall’entrata in maggioranza dei Moderati guidati dal consigliere regionale Giovanni Zannini, circostanza che aveva diviso il Pd con alcuni consiglieri che erano usciti dalla sua coalizione, Golia non è mai riuscito a governare in serenità, quasi sempre costretto, specie quando si dovevano votare i bilanci, a “contare” i numeri.
Questa volta non ce l’ha fatta quasi sul traguardo, visto che la sua amministrazione sarebbe finita naturalmente la prossima primavera, quando è probabile che possa ripresentarsi, ma solo dopo un reale chiarimento.
“Mancano pochi mesi alle elezioni – sottolinea Golia – e i cittadini avrebbero deciso.
Che senso ha tutto questo? Da un lato c’è stata la paura di fare arrivare alle elezioni la nostra Amministrazione in carica, dall’altro il rincorrere di ambizioni personali, posizionamenti e candidature. Indegno che il teatro di tutto questo sia stato il Bilancio previsionale, documento fondamentale per lo sviluppo e il futuro della città. Ed è inaccettabile che un pezzo del Pd si presti a tutto questo da quattro anni”.
“Mi dispiace deludere i soliti noti – aggiunge Golia – ma io continuerò a essere Sindaco e punto di riferimento per la città nei prossimi mesi, quando troveranno compimento i nostri progetti e interventi. Mi avranno tolto la fascia, ma la credibilità e la fiducia che ho confermato in questi anni, la vicinanza e il rapporto diretto che ho costruito con i cittadini, non saranno certo i soliti noti e una politica che ha fatto il suo tempo a cancellare tutto questo”.
Atmosfera molto tesa in casa Pd dopo la fine anticipata dell’amministrazione comunale di Aversa (Caserta) guidata dal sindaco Alfonso Golia, costretto a lasciare a meno di un anno dalle elezioni dopo che nella seduta del Consiglio comunale di ieri non è stato approvato il bilancio di previsione 2023.
Determinante per la bocciatura del documento contabile, com’è ormai noto, l’astensione del presidente del Consiglio comunale Roberto Romano, ex esponente del Movimento Cinque Stelle che qualche anno fa passò nella maggioranza Golia: probabilmente già in quella occasione (insieme ad alcuni esponenti dei Moderati facenti capo al consigliere regionale Giovanni Zannini confluiti in maggioranza poco tempo prima) salvò il sindaco da una “fine” ancora più anticipata di quella attuale; da tempo infatti nel Pd aversano non tutti appoggiavano Golia, e ben tre consiglieri comunali del Pd, ritenuti vicini al presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero, votavano con l’opposizione, e anche ieri è successo, nel momento forse più decisivo.
A dar fuoco alle polveri interne ad un partito che nel Casertano è da anni commissariato, diviso tra fazioni, è il deputato casertano del Pd Stefano Graziano, che sottolinea come ad Aversa si sia “consumata una situazione politica altamente deplorevole. Se una parte del Pd (o presunto tale) con la copertura dei piani alti del consiglio regionale, nonostante l’invito all’unità del commissario cittadino di Aversa e la disponibilità data dall’altra parte del Pd a ragionare, si sottrae al confronto, votando contro un’amministrazione del Pd, congiuntamente all’ala destra dell’Assise, come se nulla li distinguesse, si determina la necessità di dire con chiarezza che, chi non ha il senso del Partito, chi non ne condivide intenzioni, discussioni e azioni, è fuori per ciò che mi riguarda”.
Molto polemico anche il neo commissario del Pd di Aversa Eugenio Marino, che evidenzia la gravità “di quanto avvenuto, con la dialettica interna al Partito Democratico che ha travalicato i limiti del normale dissenso, trasformandosi nella bocciatura di un fondamentale atto amministrativo come il bilancio, determinando la caduta della giunta guidata dallo stesso Pd e producendo un danno per tutta la città. Subito dopo la mia nomina a Commissario – continua Marino – ho convocato una riunione e mi sono recato ad Aversa per ascoltare le ragioni di tutti, soprattutto di chi contestava la giunta e per individuare delle soluzioni condivise a tutela della città”. “È inaccettabile – prosegue – che proprio i consiglieri che hanno votato con l’opposizione e la Destra siano stati gli unici assenti alla discussione di lunedì al Circolo PD, esplicitando la totale mancanza di volontà nel ricercare un dialogo e l’intenzione di far cadere la giunta”.
Il capogruppo Pd alla Provincia di Caserta Alessandro Landolfi e l’altro esponente democrat Alessandro Tartaglione (coordinatore uscente di Articolo Uno Caserta), parlano di “azioni spregiudicate realizzate ad Aversa per mano di consiglieri comunali ed esponenti del Partito Democratico o presunti tali, che sono lontane anni luce dalla linea politica della segreteria nazionale. Per questo motivo invitiamo la commissaria provinciale Susanna Camusso a porre in essere tutte le azioni necessarie a delimitare il perimetro d’azione politico dei democratici di Terra di Lavoro in modo da non consentire più a chi sta fuori da questa linea di affossare completamente il Partito Democratico”.
E sulla vicenda interviene anche il Movimento Cinque Stelle di Aversa, che dopo aver perso Romano, passato ad inizio 2021 in maggioranza, non aveva più nessun Consigliere comunale. In una nota i grillini parlano di “profonda amarezza”, aggiungendo che “questo momento non rappresenta una vittoria per il Movimento cittadino, ma una sconfitta per la città di Aversa, i suoi cittadini e la sua storia millenaria”.