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Caserta – E’ inquietante la gestione casertana delle acque reflue, con un carico di conseguenze gravissime a danno di corsi d’acqua e mare. E’ quanto emerge dalla relazione stilata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati. Un riflettore impietoso che dettaglia ogni passaggio e azione compiuta o ignorata sul fronte rifiuti e sui gestori o responsabili del ciclo di depurazione delle acque reflue in piena “Terra dei Fuochi”.

Sulla questione acque la relazione, firmata dalla Procuratrice Maria Antonietta Troncone, parte dai  controlli effettuati dall’ARPAC sugli scarichi delle acque reflue urbane, sulle acque reflue industriali e sulle acque reflue equiparabili alle domestiche, eseguiti su incarico della Procura della Repubblica, ma anche di propria iniziativa nel corso della normale attività istituzionale, ha evidenziato le lacune relative alla carenza di normativa regionale per gli scarichi provenienti da agglomerati urbani con meno di 2000 abitanti equivalenti e di normativa in materia di scarichi di acque reflue assimilabile. Va notato che il decreto legislativo 152/2006 demanda alla Regione, per quanto riguarda gli insediamenti abitativi con numero di abitanti inferiori a 2000, la normazione relativa alle modalità di trattamento dei rifiuti e alle previsioni autorizzative.

Di fatto, si legge nella relazione, mentre molte Regioni hanno ottemperato alla relativa normativa, la Regione Campania non risulta aver emanato normazione in materia e ne aver effettuato un piano. Da ciò derivano svariati effetti negativi, innanzitutto, in materia di controlli. Infatti  i verificatori non hanno un riferimento a una normativa di dettaglio, e gli insediamenti con numero di abitanti inferiore a 2000 sono lasciati liberi di autoregolarsi.  In molti casi, infatti, si è verificata l’apertura dell’impianto di depurazione per i quali poi nel prosieguo è mancata una adeguata manutenzione stante l’impossibilità del comune di piccole dimensioni si accollarsi i relativi costi.

Ciò ha comportato il deterioramento di tali opere e lo sperpero di denaro pubblico. Qualora invece vi fosse un piano regionale si potrebbe convogliare i reflui dei piccoli insediamenti in unità di grandi e avere gli impianti adeguati alle esigenze. Tale carenza causa oggettive difficoltà nella valutazione degli esiti dei controlli nonché per le aziende che devono decidere su come trattare i reflui generati dalle lavorazioni. Inoltre, tutte le aree della Provincia di Caserta che vengono definite aree ASI, nella maggior parte dei casi non offrono alle aziende insediate alcun servizio e non hanno impianti centralizzati di depurazione dei reflui, con relative conseguenze a carico delle aziende stesse.

Di fatto, affinché venga creata una zona ASI è necessario che lo stesso comparto offra una serie di servizi, nonché la rete fognaria e la depurazione. Si riscontra in molte aree ASI site nel territorio casertano la mancanza della rete di depurazione. Ciò comporta che le aziende anziché poter semplicemente collettare i propri reflui all’impianto di depurazione del comparto ASI e vedere così risolte le loro problematiche relative allo smaltimento dei reflui, di fatto, convogliano i reflui direttamente nel depuratore. In particolare, ciò avviene regolare nella zona di Marcianise ove vengono scaricate nel depuratore scarti industriali non previamente trattati né dall’azienda e né da un depuratore del comparto ASI.

Per quanto riguarda la trattazione delle acque reflue industriali – precisa la Procura – si può affermare che, ad oggi, i principali scarichi industriali della provincia di Caserta sono adeguatamente trattati, ciò dovuto anche al fatto che la Regione Campania ha finalmente attivato il sistema sanzionatorio amministrativo, circostanza che sollecita i titolari degli scarichi a trattare adeguatamente le acque prodotte, per evitare sanzioni“.

Per quanto attiene, invece, la trattazione delle acque reflue urbane, c’è da dire che il territorio della Provincia di Caserta è diviso sostanzialmente in due aree: la prima, costituita dai comuni più densamente popolati, ubicati nella pianura, a sud del fiume Voltumo, in cui le reti fognarie, tramite collettori, affluiscono ai tre impianti di depurazione regionali ubicati a Marcianise (Area Casertana), Villa Literno (Foce Regi Lagni) e Orta di Atella (Napoli Nord); la seconda, costituita dall’area dell’Alto Casertano, in cui i Comuni hanno provveduto autonomamente alla progettazione e realizzazione di impianti locali, con l’eccezione dei Comuni di Vitulazio, Pastorano, Bellona e Camigliano, che hanno costituito un consorzio per la realizzazione di un impianto centralizzato, ubicato a Vitulazio.

L’impianto di depurazione “Area Casertana” — Marcianise, di proprietà della Regione Campania e gestito della Giunta Regionale della Regione Campania, dalla società in house “SMA Campania S.p.A.”, subentrata alla precedente gestione commissariale, riceve le acque reflue urbane provenienti dai collettori dell’area Casertana: Capodrise, Capua, Casagiove, CasapuIIa, Caserta, Curti, Macerata Campania, Maddaloni, Marcianise, Portico di Caserta, Recale, San Marco Evangelista, Santa Maria Capua Vetere, San Nicola la Strada, San Prisco e San Tammaro.

E’ noto che gli impianti ASI dovrebbero avere dei propri impianti di trattamenti per gli scarichi industriali tali da trattarli prima che gli stessi siano destinati alla rete di depurazione. In alcuni casi, esiste un collettore che unisce al depuratore, ma manca il previo trattamento degli scarichi industriali; in altri, invece, manca del tutto il collettore, sicché lo scarico avviene direttamente nei Regi Lagni. Su questo punto la Procura sammaritana sta ponendo particolare attenzione coinvolgendo il Comando Carabinieri Nucleo Operativo Ecologico di Caserta e il Dipartimento ARPAC di Caserta.

L’impianto di depurazione “Foce Regi Lagni” – Villa Literno con diramazione anche a Castelvolturno, di proprietà della Regione Campania, riceve le acque reflue urbane provenienti dai collettori di Aversa, Cancello ed Arnone, Carinaro, Casaluce, Gasai di Principe, Casandrino, Casapesenna, Castel Volturno, Cesa, Frignano, Giugliano in Campania, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Grumo Nevano, Lusciano, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Santa Maria la Fossa, Sant’Antimo, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta,Villa di Briano, Villaricca e Villa Literno.

Per questi impianti, spiega la relazione, esiste una forte criticità, soprattutto nella stagione estiva, costituita dalle intense emissioni maleodoranti prodotte dai fanghi, che da diversi anni non sono più sottoposti a trattamento di digestione anaerobica prima della disidratazione.

“Com’è noto a codesta Commissione – scrive la Procuratrice Troncone –  tra le cause del degrado ambientale in cui versano il litorale e le acque prospicienti lo stesso, sicuramente un peso non indifferente hanno avuto i cosiddetti Regi Lagni con il proprio carico di rifiuti solidi, maggiormente trasportati in occasione degli eventi meteorici, che si riversa direttamente a mare, apportando un contributo consistente all’inquinamento di tutto il litorale domizio, a causa delle correnti marine e dagli apporti, anch’essi inquinanti, dei fiumi Volturno e Garigliano. Quest’Ufficio sta svolgendo numerose riunioni sulla questione coinvolgendo gli Enti interessati quali l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile presso la Regione Campania, PA.R.P.A.C – Dipartimento di Casetta, la Capitaneria di Porto di Napoli, il Comando Gruppo Carabinieri Forestale di Caserta ed il Comando Carabinieri Nucleo operativo Ecologico di Caserta, al fine di individuare gli obiettivi e ripartire l’attività investigativa da svolgere sull’attuale stato critico dell’impianto di grigliatura dei Regi Lagni”.

Si fa notare anche che nel mese di luglio scorso la Procura della Repubblica ha proceduto ad informare la Prefettura di Caserta a seguito della grave situazione ambientale creatasi presso l’impianto di grigliatura alla foce dei Regi Lagni di Castel Volturno, in tale periodo derivata dalla circostanza che la Regione Campania aveva dismesso la gestione dell’impianto di grigliatura.

In passato l’impianto era gestito dalla Provincia di Caserta e , successivamente, preso in carico di fatto dalla Regione Campania e, per il suo tramite, dalla Soc. SMA Campania S.p.A. che gestisce le attività relative agli impianti comprensoriali di competenza della Regione. La Regione, infatti, aveva rilevato che tale impianto non era collegato agli impianti comprensoriali di propria competenza, sicché aveva dichiarato di non essere tenuta ad assicurarne la gestione. La Procura fa notare che, a seguito di tale determinazione, dal 14 luglio scorso si era creata una totale carenza di titolarità della gestione dell’impianto di grigliatura, che poteva comportare gravissime conseguenze ambientali costituite dalla mancata rimozione dei rifiuti che vengono trattenuti dall’impianto di grigliatura, con conseguente travalicamento nei terreni laterali nonché nella parte successiva dei Regi Lagni e con conseguente deflusso verso il mare. Alla luce di ciò la Procuratrice aveva richiesto all’ARPAC di effettuare un sopralluogo al fine di verificare lo stato attuale dei luoghi e a tal proposito, PARPAC riferiva che le attività manutentive, da parte della SMA Campania, erano riprese.

Oltre ai suddetti impianti regionali, sono presenti nel territorio della provincia di Casetta 130 impianti di depurazione comunale e consortile (di cui 129 comunali e 1 consortile).

Gli impianti di depurazione Comunali della Provincia di Caserta sono: Aliano, Alife, Alvignano, Baia e Latina, Bellona, Caianello, Caiazzo, Calvi Risorta, Capriati al Volturno, Carinola, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Castel Morrone, Castel Volturno, Castello Matese, Ciorlano, Conca della Campania, Dragoni, Falciano del Massico, Fontegreca, Formicola, Francolise, Gallo Matese, Galluccio, Giano Vetusto, Gioia Sannitica, Letino, Liberi, Marzano Appio, Mignano Monte Lungo, Mondragone, Piana dì Monte Verna, Piedimonte Matese, Pietramelara, Pietravairano, Pignataro Maggiore, Pontelatone, Prata Sannita, Pretella, Presenzano, Raviscanina, Riardo, Rocca D’Evandro, Roccamonfina, Roccaromana, Rocchetta e Croce, Ruviano, S.Angelo d’A., S. Gregorio M., S. Pietro Infine, S. Potito S., Sessa Aurunca, Sparanise, Teano, Torà e Piccilli, Vairano Patenora, Valle Agricola, Valle di Maddaloni e Vitulazio.

Dei 130 impianti ad oggi risultano:

  • 41 funzionanti;
  • 28 non funzionanti;
  • 12 in bypass totale;
  • 49 parzialmente funzionanti.

Allo stato, sono oggetto di monitoraggio gli scarichi siti in parte nei Comuni di Castelvolturno, Cancello Arnone, Grazzanise e Santa Maria La Fossa che non risultano essere collegati agli impianti di depurazione. Inoltre, il cattivo funzionamento degli impianti di depurazione comunali, in particolare quelli di Cancello Arnone e di Santa Maria La Fossa con la conseguente immissione dei reflui negli affluenti Regi Lagni e da questi direttamente nei Regi Lagni medesimi, comporta un effetto inquinante. E’ stata inoltre riscontrata l’esistenza di impianti di depurazione delle acque la cui realizzazione è stata iniziata e mai conclusa.

Altra criticità, per quanto riguarda il sistema di depurazione delle acque, è costituita dal difetto di funzionamento del collettore di Caserta nella zona vicina al “Fugatore di Caserta”, nel percorso che va da Caserta al depuratore di Marcianise. Infatti il Fugatore, in caso di piogge eccessive, funge da “sfiatatoio” e il suo difetto di funzionamento comporta il riversamento delle acque all’esterno e/o direttamente a mare. Anche nel Comune di Santa Maria La Fossa si riscontra la mancanza di un impianto di depurazione, ragione per la quale le acque vengono sversate direttamente nel canale “Fiumarelle” e poi nei Regi Lagni. La situazione è resa ancor più grave dal fatto che le aziende zootecniche sversano le acque nei canali che poi defluiscono nei Regi Lagni e, in particolare, infrangendo il divieto di emissione nei mesi di novembre, dicembre e gennaio, quando le precipitazioni sono più intense. “Questa Procura della Repubblica – sottolinea la relazione – sta dando il massimo impulso a svolgere indagini aggiornate sullo stato dell’unico depuratore regionale ancora di competenza di quest’Ufficio nonché sui depuratori comunali. La questione potrà essere oggetto di successivi aggiornamenti”.

Capitolo a parte merita l’inquinamento Fiume del fiume Agnena determinato, fra le varie concause, dalle attività delle Distillerie Campane S.r.l. di Pastorano  e i cui responsabili, secondo le indagini,  hanno sversato nel fiume i reflui della loro attività aziendale. Dalle indagini, condotte dalla Procura, si è configurata l’ipotesi delittuosa d’inquinamento ambientale. Gli accertamenti, finalizzati a chiarire le cause dell’inquinamento, hanno richiesto l’effettuazione di numerosi servizi sul territorio nonché di campionamenti delle acque e di ispezioni delle aziende bufaline, al fine di risalire all’origine del fenomeno.

A seguito di appello del Pubblico Ministero avverso il rigetto della richiesta di applicazione della misura degli arresti domiciliari, il tribunale del riesame ha applicato nei confronti del legale rappresentante della società “Distillerie Campane S.r.l.” la misura degli arresti domiciliari. Detta ordinanza è stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione la quale ha confermato la sussistenza di gravi indizi per il reato di cui all’art. 452 bis c.p., confermando in tal modo l’impianto accusatorio della Procura, pur ritenendo non più sussistendo le esigenze cautelari. Il procedimento si è concluso con l’esercizio dell’azione penale a carico di cinque soggetti indagati in ordine ai reati commessi a Pastorano e Grazzanise, a carico del legale rappresentante della ditta e di quattro dipendenti, tutti operai specializzati nelle varie fasi di fermentazione e distillazione degli alcolici sorpresi all’atto degli sversamenti.