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La Polizia Penitenziaria ha arrestato su ordine del gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere i fratelli Mario e Sara Borrata – il primo, già detenuto, colpito da misura carceraria, la seconda finita ai domiciliari – con l’accusa di corruzione, ricettazione e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.
La vicenda è quella che ha coinvolto nei mesi scorsi l’ex garante dei detenuti della provincia di Caserta Emanuela Belcuore, accusata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di aver fatto favori proprio a Borrata, detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per omicidio e ritenuto contiguo al clan dei Casalesi, in cambio di soldi e scarpe di lusso, che le sarebbero stati fornite da Sara Borrata, che a Casal di Principe gestisce un negozio di abbigliamento.
Per questi fatti la Belcuore ha già patteggiato un anno e dieci mesi (con pena sospesa) per i reati di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Le indagini coordinate dalla Procura sammaritana guidata da Pierpaolo Bruni e realizzate dagli investigatori del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, avrebbero confermato le accuse alla Belcuore, in particolare che quest’ultima, tra il 2022 e la prima parte del 2023, mentre era garante (si dimise nel luglio 2023 dopo aver subito una perquisizione), avrebbe intrattenuto conversazioni telefoniche con Borrata, che usava un cellulare illecitamente introdotto in carcere, avvisandolo delle perquisizioni in modo da consentirgli di nascondere il telefono.
Non solo: la garante si sarebbe adoperata per far avere al detenuto una relazione di servizio positiva, avvicinando – ma senza esito positivo – la direttrice del carcere e il magistrato di sorveglianza; avrebbe dunque cercato di favorire Borrata nel suo percorso carcerario.