“Ormai da una decina di anni, sono state messe in campo una pluralità di azioni che hanno cercato di raggiungere gli obiettivi di risanamento ambientale e di tutela della salute dei cittadini” ma “ciò che è stato fatto non è sufficiente, ed è evidente che occorre dare un ulteriore slancio alle azioni di risanamento con maggiore rapidità come ci ricorda anche la sentenza della Corte europea”. Così il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto in audizione alla commissione Ecomafie nell’ambito del filone d’inchiesta riguardante il sistema di smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania, con particolare riguardo alla cosiddetta Terra dei fuochi.
“Queste azioni – ha spiegato il ministro – hanno visto il coinvolgimento sinergico di tutti i livelli istituzionali che, con grande senso di responsabilità, hanno cercato di portare sollievo ad una terra martoriata. Il contributo settoriale del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica è stato inquadrato nell’ambito di una strategia complessiva che comprende, oltre ai temi ambientali, temi sanitari, salubrità dei prodotti agricoli, sicurezza del territorio, prevenzione e repressione degli illeciti. La pluralità e la complessità degli interventi è ben riscontrabile da un esame veloce del Contratto istituzionale di sviluppo alla cui attuazione presiede il Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud”. Pichetto ha ricordato che “tra i motivi per cui la Corte ha condannato l’Italia per violazione dell’articolo 2 della Convenzione (diritto alla vita), vi è la mancata tempestività nell’adozione di misure risolutive prima dell’adozione del decreto-legge 136 del 2013, considerato come la prima risposta su scala nazionale al fenomeno dell’inquinamento del territorio della Terra dei fuochi. Solo con questo strumento, ha sottolineato la Corte, le autorità italiane hanno iniziato a parlare ‘per la prima volta’ di mappatura per rilevare della presenza di contaminanti esplicitamente legati allo scarico illegale, all’interramento e all’incenerimento di rifiuti, sia pur limitatamente ai terreni agricoli, ‘nonostante le autorità fossero a conoscenza di tutti gli aspetti significativi del problema da quasi due decenni'”.
“È un qualcosa che dura da 30-40 anni e traggo personalmente la conclusione di un necessario coordinamento più forte. Forse faremo venir meno alcune competenze, poi per caso sono quelle del ministero dell’Ambiente che vengono meno ma su questa realtà l’eccesso di coinvolgimento e di concertazione, ed è un giudizio personale, porta a non avere un coordinamento come dovrebbe essere necessario. Non è un giudizio negativo su nessuno di chi mi ha preceduto anche perché sono quarant’anni e non c’è una valutazione politica sulle parti di destra e sinistra”, ha continuato il ministro.
L’impegno del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica “è quello di addivenire rapidamente ad una positiva conclusione della perimetrazione del Sin dell’area vasta di Giugliano, al fine di dare un segnale immediato al territorio e anche alle richieste della stessa Corte europea”, ha detto Pichetto. In relazione alle operazioni di bonifica, Pichetto ha ricordato che “l’area della Terra dei Fuochi non è identificata quale Sito di Interesse Nazionale (Sin) e che, pertanto, la competenza per la procedura di bonifica non è attribuita al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ma alla Regione Campania”. A normativa vigente, ha detto Pichetto, “solo l’art.53 del decreto-legge n.76 del 2020, n.76 ha individuato ‘quale sito di interesse nazionale l’area interessata dalla presenza di discariche ed impianti di trattamento dei rifiuti, compresa nel sito dell’Area vasta di Giugliano (Napoli)’ precisando che ‘con successivo decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare debba provvedersi alla perimetrazione della predetta area’. Si precisa che, ad oggi, il procedimento di perimetrazione del Sin, come disciplinato dal Testo Unico Ambientale, è ancora in corso”. In merito ai finanziamenti relativi alle attività di bonifica, ha proseguito Pichetto “le strutture competenti del Ministero hanno gestito le procedure di trasferimento alla Regione Campania delle risorse residue presenti nella contabilità speciale del commissario delegato, dott. De Biase, incaricato nel 2010 di provvedere alla realizzazione degli interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica delle aree di Giugliano e dei Laghetti di Castelvolturno, dopo l’approvazione di uno specifico piano di interventi proposto dalla stessa regione avvenuta nel 2021″.
“E’ impressionante che ci siano ancora i fuochi, è quindi c’è una questione di sensibilizzazione della popolazione nel denunciare e delle autorità di intervenire in modo deciso su queste azioni che sono criminali”.
Il quadro delle attività compiute e le altre poste in essere “dalle autorità locali e nazionali” nella Terra dei Fuochi “non hanno evitato un giudizio negativo arrivato con la Sentenza Cedu dello scorso 30 gennaio” rispetto alla quale “è comunque in corso una valutazione con l’Avvocatura dello Stato circa la proponibilità di un ricorso alla Grande Camera”. Poi aggiunge che anche per “la tempistica prospettata” si impone “un’azione immediata da parte di tutte le istituzioni coinvolte”. Secondo la Corte europea, ha ricordato Pichetto, “la mancanza di organicità nell’azione delle autorità preposte, la lentezza e la parzialità di alcuni interventi sono elementi che lasciano supporre che le autorità italiane non abbiano agito con la diligenza richiesta dalla gravità della situazione e non abbiano dimostrato di aver fatto tutto ciò che poteva essere richiesto per proteggere le vite dei ricorrenti”.
“Le azioni che il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica porrà nei prossimi mesi – ha assicurato Pichetto – saranno improntate ad uno spiccato spirito di collaborazione istituzionale, fermo restando le specifiche competenze di ciascun attore istituzionale”. Inoltre il Mase intensificherà il “coordinamento e monitoraggio degli interventi di emergenza ambientale anche al fine di individuare ulteriori azioni e interventi di prevenzione del danno ambientale e dell’illecito ambientale nei terreni, nelle acque di falda e nei pozzi della regione Campania”. L’Italia, ha ricordato il ministro, “è stata condannata ad adottare, senza indugio e comunque entro due anni dalla data in cui la sentenza diventerà definitiva,misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento in questione, in linea con le raccomandazioni delineate dalla stessa sentenza, ossia: a) l’adozione di una strategia globale che unisca le misure esistenti e quelle prospettate; b) l’adozione di un meccanismo di monitoraggio indipendente; c) la creazione di una Piattaforma di informazione pubblica”.