Caserta – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma del Coordinamento difesa del Patrimonio Bufalino.
“L’Assessore Nicola Caputo fa sapere con un post su facebook che sarebbe in arrivo un Commissario Straordinario per “il superamento dell’emergenza connessa all’eradicazione delle malattie infettive della specie bovina e bufalina in regione Campania” e rende noto che ” Il Presidente De Luca formalizzerà la nomina a brevissimo individuando, con proprio decreto, un Commissario, tra soggetti dotati di elevata e comprovata competenza ed esperienza. Al Commissario Straordinario sarà attribuito il coordinamento dell’attuazione del Programma obbligatorio di eradicazione delle malattie infettive della specie bovina e bufalina in Regione Campania di cui alla DGR dell’8 marzo 2022, n. 104″.
In attesa di leggere la delibera, oltre gli annunci su Facebook, anche per evitare il ripetersi di altre situazioni simili, con l’Assessore che annuncia mirabolanti soluzioni per poi dover prendere atto che sono smentite dai fatti, il Coordinamento Unitario rende note le sue prime osservazioni e i suoi primi interrogativi.
La nomina di un Commissario ad acta è stata richiesta da mesi dal Coordinamento insieme al giudizio espresso in tutte le sedi istituzionali e pubbliche sul piano adottato; un piano che il Coordinamento giudica “contraddittorio, inapplicabile, incapace di risolvere i problemi della TBC e della Brucellosi oltre che punitivo per le aziende”. Un piano che cambiato. Il Coordinamento ha sempre chiesto l’applicazione rigorosa delle leggi (spesso “interpretate” in maniera sconcertante dalla Regione), ben venga, dunque, un Commissario per l’applicazione del Piano ma per applicare quali leggi?”.
Sostiene Gianni Fabbris: “Oggi, mentre attendiamo che venga modificata la delibera di nomina degli esperti sostituendo coloro che hanno fallito (vero banco di prova che chiama in causo non semplicemente chi deve applicare le norme e le procedure ma direttamente coloro che hanno fallito nell’ispirare e dirigere il vecchio piano e non possono continuare a farlo con il nuovo) prendiamo atto dell’annuncio della Regione di rispondere ancora una volta ad una nostra proposta con la nomina di un commissario straordinario per l’applicazione del Piano ma ci poniamo due domande. La prima: per fare cosa? Il Commissario (chiunque esso sia) non potrà che applicare il Piano ed, allora, serve consegnargli un sistema di regole chiare, efficaci e giuste. Questo piano, al contrario, è un pasticcio contraddittorio e propone norme ingiuste che non possono essere <<interpretate>> come con troppa faciloneria abbiamo sentito dire. I commissari non interpretano, applicano ed, allora, la politica scriva norme chiare e giuste”.
La seconda osservazione è in realtà un quesito: chi affiancherà il Commissario? Osserva Gianni Fabbris: “Siamo convinti che il Commissario sarà un esperto di massimo profilo ma, anche se fosse un componente di una delle Armi dello Stato di grande esperienza magari in pensione, non potrà conoscere la situazione concreta e dovrà essere affiancato nel suo lavoro da soggetti tecnici che conoscono la realtà sia dal punto di vista territoriale che di merito. Come saranno scelti? Non vorremmo che i <<collaboratori>> di cui dovrà servirsi inevitabilmente fossero indicati fra quanti hanno già avuto responsabilità. Non vorremmo, cioè, che la nomina del Commissario invece che essere una opportunità reale di trasparenza, come noi auspichiamo, sia occasione per continuare a garantire continuità col passato.”
Il Coordinamento, infine, invita la Regione ancora una volta ad aprire un confronto di merito contribuendo a costruire un clima di ascolto positivo: “A che serve continuare a minacciare rigore ad ogni dichiarazione? Sono gli allevatori che chiedono rigore le vittime del fallimento istituzionale ed è il Coordinamento che, anche nell’ultima conferenza stampa fatta, ha più volte segnalato la mancanza di rigore nella gestione del Piano e le molte zone d’ombra che continuano ad esserci. Altro che tavolo di trasparenza. Se la Regione ha a cuore l’obiettivo di ricostruire il clima di fiducia fra le istituzioni e gli allevatori non servono le minacce, servono le risposte”.